C'erano dei giorni in cui Francesco Motta sbagliava tutte le previsioni: sul tempo, sulla fortuna, sui risultati delle partite, sull'esito delle indagini. E sbagliare sull'esito delle indagini era decisamente il più umiliante degli errori. Capitò anche quel giorno. L'ennesimo.
Mentre i genitori della piccola Elisabetta erano in una sala riunioni a ripetere per la terza volta inutilmente l'intera storia, arrivò la notizia.
Diversamente da quanto prospettato poche ore prima dal vicequestore, la Scientifica, grazie a un clima più secco rispetto alle previsioni e con un colpo di fortuna insperato, trovò una traccia che avrebbe potuto anche risultare decisiva o che almeno avrebbe sicuramente fornito un primo e importante elemento per le indagini.
"Motta? Sono Alberetti, Scientifica."
"Ciao, dimmi."
"Disturbo ora? Guarda che forse è niente."
"Tranquillo Mauro, non li sto interrogando io, dimmi pure." e mentre lo diceva il vicequestore già aveva messo in circolo cattivi pensieri circa l'esito errato delle sue previsioni.
"Senti, qualcosa secondo me l'abbiamo trovato." e poiché dall'altra parte del telefono non percepì alcun suono, Alberetti aggiunse: "Pronto?"
"Ti sento, parla Mauro, non mi tenere in sospeso."
"Scusa sai, ma conosco quello sguardo che mi hai riservato prima alla villa. Quello con cui intendi che tanto avremmo perso soltanto il nostro prezioso tempo."
Mauro Alberetti era forse tra i più preparati del reparto della Scientifica di Milano. Aveva dalla sua la pazienza, la linearità dei suoi pensieri e la passione per i dettagli. Con Motta faceva squadra da alcuni anni senza interruzione di continuità. A volte, anche dopo il lavoro, si concedevano un aperitivo da qualche parte a Milano per parlare appassionatamente di libri e di cinema.
"Mauro..." era un chiaro invito a continuare.
"Abbiamo trovato dove devono aver parcheggiato l'auto durante l'operazione. L'abbiamo capito perché si deve essere fermata per metà sulla strada e per metà vicino al muro di cinta appoggiandosi sull'erba e schiacciandola. I segni lasciati, non sono però utili a identificare la marca degli pneumatici."
"Mauro, riesci a dirmi cosa avete trovato?"
"Non ci crederai, ma uno dei rapitori secondo me si deve essere tagliato con qualcosa. Un piccolo taglio che ha lasciato una goccia di sangue sull'erba e probabilmente la persona non se n'è accorta."
"Se è così, in quanto tempo avremo il DNA?"
"Devo sentire il laboratorio, ma vista la gravità del reato, direi dopodomani o fra tre giorni al massimo."
"Mauro?"
"Sì?" era arrivato il momento di prendersi un bel complimento per il lavoro fatto.
"Vedi di non cambiare mai mestiere."
Mauro Alberetti rimase senza parole, non aveva mai ricevuto un complimento più bello. Non da uno restio a farli come il vicequestore Motta.
Intanto, in una stanza del piano inferiore, andava in onda l'interrogatorio numero quattro. Ma era una rappresentazione blanda, poco convinta. Una messa in scena necessaria che nessuno però credeva degna della minima partecipazione. Un sovrintendente, richiedendo da capo le generalità e la successione dei fatti, aveva l'ingrato compito di verificare se il racconto di Emma Dutti e di Edoardo Baldi fosse veritiero, non contradditorio e senza omissioni. Inventarsi un rapimento sarebbe un'azione al limite della pazzia, ma alla Questura di Milano si poteva raccontare di fatti così assurdi da passare per pura invenzione, quando in realtà risultavano chiaramente negli atti ufficiali depositati.

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Il Buio Del Mattino
Bí ẩn / Giật gânPoco lontano da Milano Elisabetta, un bambina, viene rapita. La Polizia interviene poco dopo, ma è già molto tardi e di Elisabetta si sono perse le tracce. Motta, Vicequestore di Milano, è incaricato delle indagini e i suoi uomini compiono ogni sfor...