Fu il suono acuto del suo smartphone a svegliare Sergio Accorsi. L'ex ufficiale dei paracadutisti prese a muovere un braccio alla ricerca del telefono, mentre la sua mente avrebbe voluto continuare il sogno, seppur terribile, che lo aveva accompagnato fino a quel momento.
Quel sogno era riccorente e lo proiettava indietro nel tempo nelle azioni di combattimento in Mozambico a cui aveva partecipato e che lo avevano segnato profondamente. Un ricordo che si riproponeva inesorabilmente tutte le notti e a volte anche tutti i pomeriggi e le mattine assonnate. Un giorno avrebbe dimenticato per sempre.
"Sì?"
In quel momento, ebbe solo quella parola a disposizione, visto che pronunciare "pronto" sarebbe stato davvero troppo, preso com'era dai suoi incubi.
"Sergio? Sono Toscani, dormi? Sono le undici del mattino, scusami."
Non ancora pienamente in sé, Sergio Accorsi fu in grado soltanto di ripetersi.
"Sì?"
Toscani si rese conto allora di aver scelto un momento sbagliato.
"Ti richiamo?"
"No, Stefano, ora ci sono, che vuoi?"
Sergio Accorsi aveva cinquantuno anni appena compiuti ma il suo fisico poteva far pensare a una persona più giovane. A differenza del suo viso e del suo sguardo, fiero ma stanco.
Viveva a Milano in una zona centrale nel quartiere di Brera. Costoso, ma utile perché a lui, appena uscito da casa, piaceva confondersi subito tra la gente di Milano. E Brera era sempre colma di persone. La sua era una necessità vitale, un bene di consumo primario. Detestava infatti la solitudine fuori dalle mura del suo appartamento, perché nell'intimità di quest'ultimo aveva circoscritto quel sentimento. Forzatamente, era destinato a vivere da solo essendo per il momento totalmente inadeguato a condividere la propria vita con qualcuno. Magari per sempre.
Erano trascorsi più di vent'anni dalla guerra in Mozambico, ma i suoi incubi lo tormentavano ancora. Si sarebbe mai ripreso da quell'orrore?
La voce di Stefano Toscani tradì una certa tensione: "Dobbiamo parlare, ma non al telefono. Possiamo vederci? Subito, se puoi. Sono quasi a Milano, sto ripartendo ora dopo una sosta a Novara."
"Stefano, se è ancora per quelle cose, non le faccio più, mi arrendo. Non ci riesco e non voglio. Se continuo a farlo, credo che non riuscirò più a guarire. Basta armi, basta morti. Basta tutto."
Il silenzio dall'altra parte del telefono indicò chiaramente che non era questo il momento di sdrammatizzare, semmai invece era necessario prendere in seria considerazione quelle parole: lo stato psicologico di Sergio Accorsi non era da sottovalutare, e Toscani lo sapeva perfettamente.
"Ne parliamo dopo, se vuoi" e dicendolo Toscani chiuse quella conversazione.
Poi fece altre due telefonate: una a Roma e una ad Arezzo, persone fidate che Toscani, e Accorsi, conoscevano bene: un nucleo operativo dei Servizi Segreti dello Stato, quello del capitano Stefano Toscani.
Arrivò nei pressi di Via Chiari e subito parcheggiò per l'operarsi di un piccolo miracolo: un'auto di eguale dimensione stava lasciando il lato della strada per avviarsi nel traffico proprio in quel momento.
Grazie ai sensori di parcheggio, con una precisione quasi millimetrica, mise l'auto tra un vecchio furgone e una fiammante utilitaria. Quello che restava tra i tre veicoli era uno spazio di due centimetri esatti.
Il capitano Stefano Toscani, in abiti civili, scese dall'auto socchiudendo la portiera senza farla sbattere. Dalla tasca di uno zainetto prese un cellulare. Un telefono privo di connessione dati che operava sulla rete privata dei Servizi.

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Il Buio Del Mattino
Mystery / ThrillerPoco lontano da Milano Elisabetta, un bambina, viene rapita. La Polizia interviene poco dopo, ma è già molto tardi e di Elisabetta si sono perse le tracce. Motta, Vicequestore di Milano, è incaricato delle indagini e i suoi uomini compiono ogni sfor...