Milano, lo stesso giorno.
L'appuntamento era stato fissato ancora in zona Brera. Non molto distante dall'abitazione di Sergio Accorsi. La ragione di quell'incontro era relativa al lavoro: Stefano Toscani aveva un conto in sospeso con un prete che lavorava presso la chiesa Santa Maria Del Carmine in una zona pedonale, per cui lasciò l'auto poco distante in un parcheggio privato e procedette a piedi.
Camminando, non ancora focalizzato su quanto avrebbe dovuto regolare, provò a fare un confronto tra quella zona di Milano e il centro di Roma, che lui amava maggiormente.
Un esercizio inutile: non si possono confrontare due città così diverse tra loro. Per questo gli risultarono non paragonabili ed entrambe bellissime.
D'improvviso gli parve chiaro un aspetto mancante nel quadro d'insieme milanese che stava osservando. Un piccolo dettaglio che sentiva sfuggente dentro di sé mentre stava camminando.
Sebbene di poco conto, quella mancanza gli generava un certo disagio. Un vuoto inspiegabile. Eppure, quel vuoto, c'era, lo percepiva. Poi comprese: era l'assenza dell'aria e della luce. Un'ossigenazione completamente diversa, per i polmoni e per gli occhi che dava alla sua percezione una spazialità diversa, meno ampia e per questo meno gradevole. E non erano gli edifici, più severi rispetto a quelli romani, e neppure i negozi, più forniti e formali. Entrambi questi elementi gli risultavano interessanti a Roma come a Milano. Era proprio l'aria, pensò tra sé. Diversa, tanto da apparire più rarefatta, perfino sintetica, sebbene non potesse esserlo. Mentre Roma era piena di gioia e di vita, Milano invece sembrava soltanto frenetica e un po' malinconica.
Sergio gli si parò davanti proprio all'ingresso della piazza che ospita la bella e ricca chiesa.
Il sorriso di Stefano Toscani rivelò l'amicizia che li legava e Sergio Accorsi ne fu piacevolmente colpito.
Il capitano Toscani prese tra le sue mani la testa dell'amico che si fece coccolare quasi fosse uno zio, un parente, e lui un bambino.
Strani gli uomini, anche quelli forti, anche quelli che sanno uccidere. Sergio Accorsi si liberò da quella presa e arretrando pronunciò le sue prime parole: "Ora però mi dici che dovremmo ottenere da 'sto prete."
Accorsi sapeva come farsi detestare da Toscani: conoscendo l'ego dell'amico, che si considerava un letterato imprestato alle forze dell'ordine, non mancava di farcire le sue frasi con parole mozzate e modi di dire piuttosto popolari, solo per prendersi gioco di lui.
E ne pagò immediatamente le conseguenze: il destro di Toscani gli arrivò forte e diretto sulla spalla e siccome non fece in tempo a mettersi in posizione di difesa, Sergio Accorsi accusò il colpo.
"Poi vedrai." rispose un soddisfatto Stefano Toscani.
Ridendo, i due si avviarono verso la chiesa.
Non fu necessario entrare, perché il malcapitato prete, Don Giuseppe Gutina, in quel momento stava uscendo per prendersi una pausa in uno dei bar proprio di fronte, come un comune impiegato.
Don Gutina aveva trentaquattro anni, era alto con un fisico magro e privo di muscoli. Aveva studiato in seminario a Lecco per poi essere trasferito in diverse parrocchie senza mai trovare una collocazione definiva. Appena si sistemava, veniva nuovamente trasferito, perché aveva un vizio incurabile nonostante i ripetuti tentativi di disintossicarsi.
Giocava e perdeva. E perdendo accumulava debiti, e accumulando debiti, accumulava guai.
Così, uscendo da quella chiesa, Don Gutina dovette per forza pensare a un regolamento di conti, perché le facce di quei due non promettevano nulla di buono e la vista della pistola, volutamente lasciata sporgere dalla cintura di Toscani, confermava quell'errato pensiero.

STAI LEGGENDO
Il Buio Del Mattino
Mystery / ThrillerPoco lontano da Milano Elisabetta, un bambina, viene rapita. La Polizia interviene poco dopo, ma è già molto tardi e di Elisabetta si sono perse le tracce. Motta, Vicequestore di Milano, è incaricato delle indagini e i suoi uomini compiono ogni sfor...