18 aprile, Roma, ore 15.
Il Questore di Roma, il dottor Ferraioli, era in debito di una telefonata con Motta. Lo aveva fatto capire durante il loro incontro, ma non aveva ancora ottemperato a quella promessa.
Non pensava di coglierlo tanto di sorpresa, così lo chiamò direttamente sul suo numero di cellulare.
"Motta."
"Buongiorno Motta, sono Ferraioli. Questore di Roma. Le dovevo una telefonata." disse con un tono come a giustificarsi.
"Sì, avevo inteso, grazie per avermi chiamato."
"Sarebbe opportuno vedersi, ma il tempo a disposizione non è molto per entrambi."
"Credo che potremmo contare sul fatto di non essere intercettati. Almeno noi."
"Lei crede?" lo disse come un intercalare, poi Ferraioli riprese a parlare: "La chiamavo per quel rapimento, questo credo le sia chiaro. Non è che abbia molto da dirle, piuttosto le vorrei riportare una voce."
Disse proprio così "una voce", per poter comunicare implicitamente che ne avrebbe omesso la fonte.
"Capisco. Allo stato attuale, tutto può essermi utile."
"Immagino potrà sembrarle strano, e per quanto mi riguarda fino a ieri lo pensavo anche io."
Motta rimase in silenzio, così il Questore di Roma prosegui: "Nel rapimento si dice che possano essere coinvolti anche i Servizi, e in questo caso intendo non i nostri Servizi, ma quelli statunitensi. So di essere ascoltato da una persona che non si stupirà delle mie affermazioni. Anche se può sembrare strano, viste le origini di Elisabetta Dutti."
Poi si interruppe, lasciando spazio a Motta e per comprendere l'effetto che quella prima informazione aveva generato in lui.
"La CIA? No, anche a me non torna. La famiglia della Dutti ha una vita normale; non abbiamo riscontrato niente di particolare. A prima vista le direi che mi pare impossibile."
Ferraioli si sentì sollevato nell'osservare l'assenza di conferme, e aggiunse un'ulteriore informazione: "Ieri ci è piombato in ufficio uno studente americano che ci ha comunicato di essere a Roma da pochi giorni. Aveva con sé una documentazione che sembrava essere veritiera. Parla di un suo nonno che si presume appartenga alla CIA e che al momento, se vivo, avrebbe novantaquattro anni."
Francesco Motta non tendeva mai a sottovalutare i discorsi di altri poliziotti: se uno "sbirro" aveva qualcosa in mente, bisognava assecondarlo.
"Immagino ci sia un motivo per dirmelo", rispose allora Motta.
"Direi due. La Voce mi ha svelato dei Servizi legati a questo rapimento e già questa mi è parsa una nota stonata, poi un giovane americano si precipita da noi e ci parla ancora dei Servizi degli Stati Uniti. E sentire parlare della CIA due volte consecutive nello stesso giorno mi è sembrato davvero troppo anche per la Questura di Roma. Ma non è questo il punto."
Francesco Motta era davvero spiazzato, non aveva ancora capito infatti quale fosse il legame e se ve ne fosse uno, dopo tutto. Così chiese spiegazioni.
"La testimone che ha interrogato qui a Roma le ha parlato di una bambina, probabilmente tedesca, e di un vecchio che la teneva con sé."
"La seguo."
"A lei ha detto che età avrebbe potuto avere quell'uomo?"
"Sì, gliel'ho chiesto e ha risposto che sembrava molto vecchio, ma non ha specificato un'età."

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Il Buio Del Mattino
Mystery / ThrillerPoco lontano da Milano Elisabetta, un bambina, viene rapita. La Polizia interviene poco dopo, ma è già molto tardi e di Elisabetta si sono perse le tracce. Motta, Vicequestore di Milano, è incaricato delle indagini e i suoi uomini compiono ogni sfor...