Venticinque

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                                                                      Nettuno, provincia di Roma, molte ore prima.

Il treno era arrivato puntuale ad Anzio. La sua andatura pigra avrebbe potuto trarre in inganno. John prese quello che aveva con sé e si avviò verso l'uscita. Guardò fuori, fece per scendere, ma si bloccò. Con un piede già fuori dal vagone, rimase fermo a pensare, comprendendo che quella località non avrebbe dovuto essere quella da cui iniziare la sua ricerca.

Non era in quei luoghi che avrebbe ritrovato i primi segni lasciati dagli uomini che stava cercando. Non più ormai. Su quelle spiagge, decisamente desolate, non rimaneva nulla della guerra. Giusto qualche piccolo cimelio lasciato volutamente in loco da una poco attraente organizzazione che prometteva la visita delle spiagge e della fitta pineta adiacente, luoghi identificati come quelli originari dello sbarco degli alleati.

Sinceramente il tutto risultava davvero misero, perfino per i turisti, che infatti non si sognavano neppure di inoltrarsi da Roma fino ad Anzio.

John aveva letto quelle notizie sulle pagine Internet, davvero incapaci di sedurre il visitatore. Per una volta le notizie lette su un sito web erano perfettamente veritiere: promettevano poco, rimanendo aderenti alla realtà.

Così ritrasse il piede che stava già sul predellino del vagone e decise di proseguire rientrando in carrozza. E pochi minuti dopo, si ritrovò a Nettuno.

Sceso, stavolta sì, dal treno, non si concesse nessuna pausa e varcando il cancello della stazione si addentrò nella piccola cittadina diretto verso il cimitero americano della Seconda guerra mondiale.

È da lì che avrebbe iniziato la sua ricerca.

Perché i corpi di quegli uomini e gli elenchi dei dispersi erano da anni conservati proprio a Nettuno.

Arrivò presto, pochi minuti soltanto a piedi. L'ingresso del cimitero era proprio davanti a lui, dovette però constatare che, nonostante il breve tratto appena percorso, sentiva una strana stanchezza mentale.

Si concentrò allora sul grande portale in ferro battuto che faceva da barriera all'ingresso del cimitero. Nella parte più alta si ergeva una grande scritta anch'essa in ferro battuto: "Sicily Rome American Cemetery and Memorial".

Il cimitero di Nettuno è infatti il luogo dove riposano i caduti americani deceduti lungo il tratto che va dalla Sicilia ad Anzio. Sebbene non sia il solo sito cimiteriale dedicato ai soldati americani morti nella zona sud tirrenica, è forse il più rappresentativo.

Guardando la cancellata, John provò una strana sensazione: un misto di sofferenza e di passione.

Non seppe contenere quell'emozione, non poté farlo perché superiore alle sue forze. La sofferenza gli giunse per la vita spezzata di quei giovani soldati che lui avrebbe tra poco onorato. La passione invece si materializzò come essenza della vita stessa, pulsando dentro il suo corpo. Con un'intensità mai sperimentata prima, poteva essere percepita appena sotto la pelle. Come muscoli ben allenati che all'improvviso aumentano di volume assicurando maggior potenza e resistenza, quella passione si stava espandendo facendogli assaporare una grande soddisfazione. Si sentiva pienamente vivo nella totale contraddizione di essere alla ricerca di corpi e di vite spezzate da decenni. Una stridente incoerenza.

Così non comprese appieno la portata di quell'emozione, troppo complessa da codificare e da separare nelle due entità coesistenti, ma apparentemente opposte. E non comprendendola, ne fu sopraffatto. Così, all'improvviso, si sentì sfinito. Si voltò cercando un luogo dove potersi fermare prima di varcare la soglia del cimitero. E voltandosi, rimase incredulo. Chi mai avrebbe pensato di trovare un McDonald's proprio di fronte ad un cimitero commemorativo?!

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