Prologo.

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Ho scritto questa storia quando avevo quindici anni.
Abbiate pietà di me.
Ho voluto toglierla dalle bozze perché non aveva più senso farlo.

PROLOGO

"E m'accorsi di come le sue pupille erano rosse di pianto; non mi parlò, ma mi ammazzò con un'occhiata, quasi volesse dirmi: Tu mi hai ridotta così."

- Ugo Foscolo, Le Ultime Lettere di Jacopo Ortis.

Annabelle Jones, nata dall'incrocio di una strega e un vampiro, aprì improvvisamente gli occhi issandosi dal letto in cui era stata adagiata e prese un forte respiro.
Era tornata di nuovo in vita, sempre che qualcuno in realtà perlopiù morto si potesse definire tale.
Abbassò lo sguardo sul suo petto notando vestiti a lei estranei. Guardandosi intorno, notò che anche l'arredamento della camera in cui si trovava era diverso.
«Belle.»
Al suono di quella voce, così soave e dolce ma che al tempo stesso sapeva essere calcolatrice e maligna, Annabelle si voltò alla sua destra dove la figura alta del suo fratellastro, giaceva appoggiata all'enorme finestra.

«Lucas» il tono di voce della ragazza non era per nulla dolce o gentile, anzi, emanava disprezzo.

Lucas lo aveva fatto ancora, l'aveva pugnalata al cuore, nel vero senso della parola.
Aveva utilizzato il pugnale rubato a Belle ormai secoli prima, al quale la madre della ragazza aveva fatto un incantesimo contro i vampiri, facendola cadere in un sonno profondo.
Tutto, semplicemente perché si era innamorata e il biondo, che non conosceva altri sentimenti se non l'odio, la rabbia e il rancore, non poteva accettare che la sua sorellina si infatuasse, rendendosi debole.
"L'amore non fa altro che rendere tutti succubi e sottomessi. È causa di dolore e discordie. Non siamo fatti per amare, noi" aveva ripetuto spesso alla ragazza che invece, all'amore ci credeva e pensava che quest'ultimo fosse fonte di forti emozioni, gioia e, soprattutto, vita.

«Buon compleanno» sussurrò Lucas per poi guardare la sorellastra per la prima volta dopo duecento anni.
Questa, lo fissò stranita «Esattamente, Lucas, quanti anni hai fatto passare questa volta?» il sarcasmo era evidente.

Luke, ormai era così che si faceva chiamare, aveva sempre odiato quel lato così strafottente di Annabelle, il modo in cui continuava ostinatamente a sfidarlo, pur sapendo che lui era sempre stato più forte di lei e che avrebbe perso sempre e comunque, lo mandava in bestia.
Nessuno osava mai mettersi contro Luke, nessuno, tranne Annabelle, ovviamente.

«Duecento anni esatti, sorellina. Benvenuta nel ventunesimo secolo» sorrise cordialmente.

Belle scese come una furia dal letto e si posizionò innanzi al ragazzo bellissimo qual era sempre stato Lucas, con quei capelli biondi, la pelle simile alla porcellana e quegli occhi che a causa della natura di vampiro, nessuno era mai stato in grado di decifrare, tranne la ragazza, secondo la quale erano celesti, un celeste cupo, plumbeo, avrebbe osato dire.

«Da ciò dovrei constatare che mi hai rubato non uno, dieci, venti o cinquant'anni, Lucas, duecento anni! Hai lasciato marcire tua sorella per due secoli in una camera, da sola!»

Luke scrutò Annabelle, i capelli castani tendenti al nero erano folti e lunghi ormai sino ai fianchi, gli occhi dorati a causa della sua vera natura vampiresca, ma che lui sapeva fossero di un castano talmente scuro da ricordargli due pozzi senza fondo, erano adornati da lunghe ciglia e quel viso che sarebbe rimasto sempre perfetto, giovane e bello, con il nasino all'insù, le labbra piene e la pelle olivastra, era l'esatto opposto del ragazzo.

Bad Blood. [lrh]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora