1. Maiden's Blush

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Tredici anni dopo


Il feretro di Cygnus Black attraversava la soglia del maniero con un'andatura lenta e solenne, l'opposto di quella che il suo corpo aveva avuto quando ancora era in vita. Oltrepassati i pesanti battenti in ebano spalancati per lasciar passare il corteo, la bara di alabastro fu avvolta dai caldi raggi del sole di mezzogiorno. Sembrava quasi che cielo e terra non appartenessero allo stesso pianeta: se infatti tra i presenti riuniti al maniero aleggiava un cupo silenzio gravido di pensieri, un cielo limpido e terso si srotolava al di sopra delle loro teste, l'aria fredda di fine gennaio addolcita dal canto spensierato di un usignolo solitario.

Narcissa si trovava all'inizio del corteo, immediatamente dopo il feretro, il volto oscurato da un velo nero calato come un lugubre sipario e il corpo fasciato da un abito di velluto che le arrivava fino al collo – rigorosamente della stessa tonalità. Si trattava di un vecchio abito, comprato almeno quattro anni prima, quando il suo corpo ancora non conosceva la morbida primavera della pubertà. Di conseguenza, il corpetto le andava stretto, tanto che Narcissa era costretta a dei respiri brevi e strozzati. E tuttavia, non un lamento uscì dalle sue labbra rosee; provava anzi un certo sollievo nel sentire finalmente un dolore diverso da quello che le straziava il petto, familiare perché fisico. Un eccellente diversivo. I lunghi capelli dorati erano tirati su in un'acconciatura semplice che lasciava cadere qualche boccolo sulla schiena serpentina; attraverso la trama nera del velo, gli occhi brillavano di una cupa intensità.

Accanto a lei, Bellatrix incedeva con passo sicuro e cadenzato, l'imitazione perfetta di una marcia militare. Il volto dai lineamenti marcati, in un contrasto quasi beffardo con quelli decisamente più gentili di Narcissa, era contratto in un'espressione seria; la postura, come di consueto, spavalda. Sotto il velo nero, più corto di quello della sorella minore, le labbra formavano una curva sinuosa color cremisi, mentre gli occhi erano tinti di un nero profondo, il più intenso tra tutti quelli indossati dai presenti. A guardarla da fuori sembrava che non stesse presenziando al funerale del proprio padre, bensì a quello di qualcun altro, e per questo, in un angolo remoto del suo cuore, là dove dimoravano i sentimenti più oscuri, Narcissa la invidiava. Crescendo aveva imparato a trattenere le sue emozioni: se da bambina le saltavano subito alle labbra come un boccone indigesto, ora, a ventun anni, era ormai in grado – non proprio di digerirle, questo no – ma almeno di masticarle e rispedirle in una zona grigia situata a metà tra il cuore e lo sterno.

Eppure, nonostante tutti i suoi sforzi, in confronto a Bellatrix lei non era nient'altro che una dilettante. Certo, dalla sua aveva la fortuna di possedere una bellezza innata che le faceva da maschera contro le occhiaie e i segni lasciati dall'insonnia, ma nemmeno il fascino di una Veela avrebbe potuto nascondere le incrinature nel suo sguardo.

Entrarono in giardino, e Narcissa avvertì le carezze del sole scaldarle la pelle assottigliata dal freddo. Per essere fine gennaio, il clima si stava mostrando insolitamente misericordioso: perfino il sole desiderava porgere l'ultimo saluto a Cygnus Black. Il rumore dei passi che calpestavano prima il sentiero in mattonato e poi i fili d'erba, diffondendo un morbido fruscio, finalmente infransero il tetto di silenzio che aveva accompagnato il corteo fino a quel momento. Il giardino era stato da sempre la parte della casa che suo padre aveva amato di più; lì vi trascorreva tutti i suoi pomeriggi liberi, perfino durante l'inverno.

Il motivo era ignoto a tutti, dal momento che i Black avevano uno stuolo di giardinieri al loro servizio, ma negli ultimi anni Narcissa aveva intuito, senza bisogno di ricevere alcuna conferma da parte sua, che il giardino era per il padre come una seconda casa, collegata alla prima ma anche distinta, dove recarsi quando aveva bisogno di un po' di solitudine. Una solitudine che reclamava e difendeva con fermezza: fintanto che rimaneva fuori in giardino a curare i suoi fiori, Cygnus Black non esisteva per nessuno, moglie e figlie comprese.

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