XI. Impara ad amarmi

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Lilly

Me ne restavo in silenzio a guardare con la testa inclinata fuori dal finestrino, tutto il paesaggio che passava più veloce della luce.
Quando posai piede per terra intravedendo il portone di casa, non esitai a chiudere lo sportello e alzare il passo.
Dopo tutto quello che era successo, non avevo più voglia di parlare.
《Lilith entra in macchina》mi guardai le spalle e lui era ancora con le mani sul volante, negai con la testa e lui sbraitò il suo ordine; rientrai tremando.
《Promettimi di non avere paura di me》
《Io..s-si, va bene, te lo prometto》sorrise poggiando delicatamente la mano sul cambio marcia fermo. L'accarezzò con il pollice ed io tentai di non pensare.
《Siamo tutti diversi a modo nostro. Guarda me..buio totale》
《E la tua famiglia?》silenzio, riformulai la domanda e lui strinse il volante mordendosi le labbra in maniera violenta.
《Non deve interessarti》
《È così Jake? Rimarrai nascosto nell'ombra perseguitandomi a vita, sfruttando le mie paure e raccontando quei tuoi maledetti consigli di merda a mo' di poeti del '900? Non è giusto!》mi alzai sbattendo la portella senza badare al suo richiamo.

𑁍

Non chiusi occhio questa notte, ho potuto ammirare l'alba tranquillamente con una tazza di caffè e la schiuma bagnarmi le labbra, il rumore piacevole del latte scricchiolante mi fece calmare il cuore.

Mi ero lasciata andare con lui come se fosse un amico fidato, comportandomi come una impulsiva senza tener conto delle conseguenze, e quel bacio, quel sfiorarsi, mi erano rimasti impressi come tatuaggi. E ancora oggi, davanti ai raggi del sole, sentivo il piacere delle nostre risate notturne.

Eppure, neanche una oretta, abbiamo litigato come al solito; non penso di meritarmi una persona caotica.

In doccia tutto si fece costantemente ambiguo, mi nascondevo dallo specchio e tenevo la musica alta dal telefono per zittire le voci che avevo in testa.
Se solo mi fossi guardata, avrei intravisto le sue dita percorrere ogni millimetro del mio corpo, e le nostre bocche che si univano in uno stato di amore puro.

Anche lui si sentiva così disperso ora?

Persino uscire di casa gli era complicato, come lo era per me?

Ma io non avevo paura di lui, ma dei miei pensieri.

Come ci comporteremo ora?

《Perché lo hai baciato?》mi ripetevo costantemente contro voglia.

Il mio cervello era fuso.

Sospirai entrando in doccia aspettando l'acqua calda, il vapore si spargeva e i vetri si oscurarono, chiusi gli occhi immergendo la testa tra gli strati sottili di acqua, toccandomi delicatamente per bagnarmi; il respiro aumentò e la mente si immerse in un mondo del tutto irreale, il tocco diventò più presente su tutte le parti più delicate provocandomi brividi.
Non riuscivo a dimenticare le sue mani, quella presa dolce e possessiva allo stesso tempo..non erano cose che potevo lasciare andare.

Ingoiai un groppo di saliva, non riuscivo a tenere il controllo, stavo immaginando troppo e Jake era macchiato nel mio cervello.

Mai dimenticai i miei sentimenti, di come bramavo la sua delicatezza, della sua lingua contro la mia, di una scia di baci caldi.
Le mie dita passarono verso l'intimità spingendo pesantemente all'entrata, gemetti leggermente tirando la testa all'indietro, immaginando la sua presa stretta contro le ciocche di capelli, sotto un respiro costante e un bacio rovente; aumentai percependo sulla pelle ciò che volevo realmente.
La testa era concentrata nel suo mondo immaginario, se aprissi gli occhi non vedrei altro che un desiderio lussurrioso, le gambe tremanti e un urlo in gola con il fiato corto.
Le sue dita agire in maniera violenta per poi farmi supplicare, chiedere sempre di più, ad ogni bacio fremente desiderare di essere sotto dominio.
Soffocai in un urlo il suo nome, con l'altra mano esploravo tutti i miei punti sensibili stuzzicandomi.
L'altra mano passò poi intorno al seno, scendendo verso i fianchi e massaggiando le punte dei capelli, cercavo di non far sentire il mio respiro aumentare a farsi profondo, poggiai la testa contro il muro e l'acqua bollente stimolarmi ancora di più; ogni goccia cadeva sulle palpebre chiuse, scendeva lenta sulla punta del naso e sull'incavo del collo, cercai di reggermi ancora in piedi scambiando la scia umida del collo come labbra sue, sentivo la pelle aggrenzirsi.
Cominciai lì a godere e farmi scappare tutto da due semplici labbra, quel fuoco ardere da dentro e sentire ogni goccia di acqua bollente scottare la pelle baciata in una maniera surreale.
Sfoggiai un piccolo urletto stridulo cercando di bloccare in gola l'ultimo gemito arrivata all'apice.

Lilly's silenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora