Love Yourself ~ 3

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Shaun era perfino più piccolo e magro di quanto avessi immaginato. Sembrava uno stecchino.

Stava sventolando la mano forsennatamente e intanto correva dinoccolato verso di noi, lasciando dietro di sé un uomo che riconobbi essere il padre di Wallace ed evidentemente anche di Shaun.

Il bimbo si gettò fra le braccia del suo adorato fratellastro. 

Era una scena molto bella e commovente e anche Jack e Troye stavano sorridendo. 

Però forse soltanto io vedevo in Shaun il fratellino che avevo sempre sognato invano di avere. Quell'abbraccio così caloroso mi inteneriva, ma mi stringeva anche il cuore. 

"Ma sei diventato un gigante, Shaun!" gridò Wallace, sciogliendosi dall'abbraccio. 

Il bambino ridacchiò, coprendosi la bocca con una mano. 

Poi il ragazzo si ricordò di noi e ci presentò a suo fratello. Quando gli occhi del piccolo Shaun si posarono su di me, vidi in essi il lato migliore del mondo, un lato che pensavo di non conoscere più.

Wallace mi presentò come Esther, la loro migliore cestista femmina. Io gli lanciai un'occhiataccia, pur continuando a sorridere. 

Infatti ero l'unica ragazza della squadra, quindi non ci voleva molto ad essere la migliore. 

"Hey" mi salutò Shaun. 

Ben presto mi resi conto che ero invidiosa degli stessi trattamenti che Shaun riservava agli altri. Volevo che guardasse solo me e parlasse solo a me. 

Un po' mi vergognavo di ciò che provavo. Mi stavo comportando in modo assurdo.

Così mi girai e mi diressi verso uno dei due canestri, lasciando gli altri a chiacchierare e scambiarsi baci e abbracci. 

Io non ero fatta per quel genere di cose. Io ero una persona che con gli altri voleva avere il meno possibile a che fare.

Avevo imparato a stare con me stessa e con il basket e a lottare con me stessa e con il basket. Quella era la mia unica realtà. Quella doveva essere la mia unica realtà.

Gli amici per me erano come una suppellettile, niente di più. L'unica che faceva eccezione, semmai, era la mia migliore amica Fiona. 

Questi erano i pensieri che mi frullavano per la testa mentre fissavo la rete del canestro e il tabellone scrostato. 

"Hey, Esther! Shaun gioca con noi". 

Organizzammo una breve partita ed io mi ritrovai più volte a rubare la palla al fratellino di Wallace. Era bravo, ma si guardava troppo attorno, così che gli era praticamente impossibile concentrarsi sul pallone. Glielo sottrassi con facilità.

Mi sentii un po' in colpa, però sperai anche che lui avesse notato quanto fossi brava. 

Giocammo per un'oretta. Poi ognuno di noi tornò a casa. 

Salutai Shaun con una stretta di mano e un sorriso impacciato e gli promisi che ci saremmo rivisti presto.

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Verso le cinque, mentre ero seduta su una panchina del campo sportivo a leggere un fumetto, vidi con la coda dell'occhio Fiona. Stava passeggiando da sola e appena mi vide si diresse verso di me. 

"Come va?" mi chiese, evitando il mio sguardo.

Entrambe pensavamo a come ci eravamo lasciate il giorno prima, a scuola. Non ci eravamo più sentite da allora e, anche se ero consapevole del fatto che lei si aspettasse le mie scuse, ero restia a fare il primo passo. 

Sentivo ancora un certo malessere al pensiero di come lei si era espressa a scuola. Aveva presupposto che io dovessi cambiare il mio carattere. 

Nel corso degli anni mi ero lamentata innumerevoli volte del mio caratteraccio e lei mi aveva quasi sempre contraddetta. Sentire ora parole del genere da parte sua mi faceva un effetto completamente diverso. 

"Bene, e tu?" risposi, mantenendo lo sguardo vacuo. 

"Non c'è male" affermò. 

Il silenzio calò su di noi, perciò mi rimisi a leggere. 

Tuttavia percepivo ancora la sua presenza accanto a me, così come la sua indecisione su che passo fare. 

Dentro di me la pregai di sbrigarsi, dato che il fumetto si stava facendo sempre più intrigante. 

"Che vuoi?" chiesi alla fine, dato che lei non sembrava voler spiccicare parola. 

"Non serve essere scortesi!" ribatté con rabbia.

Risi, cosa che la fece arrabbiare ancora di più. 

Poi se ne andò, pensando forse che la sua fosse un'uscita teatrale. La compativo. 

"Buona cena" le urlai dietro.

Fiona non rispose ed io mi divertii ancora di più pensando alla pessima figura che aveva appena fatto. 

Ripresi a leggere e a vivere in un mondo migliore.

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Una volta uscita dal campo sportivo, pensai di chiamare Wallace per sapere come se la stesse passando con Shaun. Forse sbagliavo ad intromettermi, ma ero troppo curiosa. 

"Hey, come va con Shaun?" gli chiesi quando rispose. 

"Alla grande, Esther! Te lo passo, così te lo dice lui direttamente".

Non poteva immaginare che tali semplici parole avessero il potere di illuminare il mio viso. 

"Hey, ciao Esther!" mi disse una vocina dolcissima. 

"Ciao Shaun, come ti trovi da Wallace?" gli chiesi, con una tenerezza che non pensavo di possedere. 

"E' bello!" rispose semplicemente.

Poi rise, forse per qualcosa che gli aveva appena detto il suo fratellone. 

"Beh, vi lascio a divertirvi" conclusi, capendo che al momento non ero di certo io al centro della sua attenzione. 

"Okay, ciao ciao!" fece. Poi buttò giù. 

Chiusi gli occhi e abbracciai il fumetto, dopo essermi assicurata che nessuno mi stesse guardando.

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