La Fantasia ~ Parte 1

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Wallace

In un'altra vita so che avrei amato profondamente Esther Won. 

Io, lei e Fiona siamo stati amici fin dai primi anni di vita. Abbiamo trascorso l'infanzia insieme, praticamente, perché i nostri genitori si conoscevano già. 

Tra noi tre la più sciocca è sempre stata senz'ombra di dubbio Fiona. Io e Esther eravamo ad un altro livello e infatti parlavamo di cose che la nostra amica non riusciva neanche lontanamente a comprendere. 

Ancora ripenso a quei giorni, in cui per essere felici era sufficiente giocare insieme e sorridersi.

Esther ed io ci facevamo scherzi a vicenda di continuo e Fiona non faceva altro che frignare perché la ignoravamo. In realtà era tutta colpa sua, poiché non sapeva stare al gioco.

“Wallace, Esther, aspettatemi!”.

Mi sembra ancora di sentire la sua vocina che ci grida di rallentare. 

“Lumaca, sbrigati! Sennò il venditore di gelati se ne va” le dicevo e lei metteva il broncio.

Ricordo che aveva le trecce che le incorniciavano il viso paffuto. 

“Non prendertela con lei. Non è colpa sua se è nata con le gambe corte” diceva invece Esther, fingendo di difenderla, ma in realtà prendendola sempre in giro.

Allora Fiona, stupidamente, diceva qualcosa come: “Ma solo le bugie hanno le gambe corte”.

Allora Esther mi stupiva sempre, perché si fermava, tornava indietro e abbracciava la sua amica.

La pace era ristabilita e noi tre continuavamo a giocare insieme e a vivere di dolci illusioni. Ero grato per quei momenti di pura felicità, sebbene ancora non fossi consapevole di ciò che significavano per me.

Tre anni dopo iniziammo le elementari. Io ero in una sezione, Fiona e Esther in un'altra. Per la prima volta nella nostra vita eravamo stati separati. 

Quella che inizialmente era sembrata una tragedia in realtà si rivelò per me un'incredibile fortuna, dato che in tal modo riuscii a farmi molti nuovi amici. 

In tanti giocavano a basket, così pensai di iniziare anch'io. Dopo alcuni pomeriggi di prova, condivisi quella meraviglia con Esther, che, nonostante l'iniziale incertezza, si dimostrò di gran lunga più appassionata di me.

Anche molti anni dopo, nonostante tutto ciò che intanto era successo, mi sentivo orgoglioso di essere stato io a far conoscere il basket a Esther.

Le avevo servito su un piatto d'argento la sua ragione di vita. Cosa potevo desiderare di più per sentirmi soddisfatto? 

Io e Esther passavamo ore e ore insieme, dopo scuola, a passarci il pallone, correre, ridere e sudare.

Mi sembra ancora di vedere i suoi capelli svolazzare mentre lei salta per fare canestro, le sue guance rosse e gli occhi che le brillano. 

Sono sicuro che se avessi continuato ad apprezzare Esther per chi era, me ne sarei innamorato. Chissà, magari lei avrebbe ricambiato e forse oggi saremmo marito e moglie. 

Lo so che la nostra storia non si costruisce sui 'se', però io proprio non ce la faccio a non pensare a ciò che avrei potuto avere. 

Ogni tanto mi sogno i suoi sorrisi innocenti e la sua voce cristallina, l'espressione intelligente e l'infinita dolcezza. La Esther che sogno e che conservo nella mia mente è come un fiore raro e prezioso.

Non importa se odio la Esther di oggi. Ho pur sempre la mia fantasia per immaginarmela come sarebbe se avesse avuto la vita che si meritava.

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