Prendemmo un autobus. Non avevo ancora detto ad Ash dove fossimo diretti semplicemente perché volevo fargli una sorpresa.
Ero sicura che sarebbe stato felicissimo di andare nel luogo che avevo scelto.
Sull'autobus ci sedemmo vicini.
Provai una strana sensazione a trovarmi a distanza ravvicinata con Ash. Ogni volta che giravo la testa mi ritrovavo il suo viso a pochi centimetri dal mio e avrei potuto contargli i pori sulla pelle.
Passammo i venti minuti di viaggio a chiacchierare come se non ci fossimo mai persi di vista in quelle ultime settimane.
Parlare con Ash mi faceva stare bene. Con lui mi sentivo a mio agio e sapevo che ero libera di dire qualsiasi cosa.
In quell'autobus si stava piacevolmente al calduccio. Non c'erano molte persone a bordo, solo qualche studente e qualche lavoratore.
Quando scendemmo, fummo travolti dal gelo. Ridemmo e ci coprimmo per bene con i nostri cappotti e le nostre sciarpe. Poi ci guardammo intorno.
Ci trovavamo al limitare di un bosco innevato.
“Andiamo nel bosco?” chiese Ash.
Sembrava confuso, ma anche elettrizzato all'idea di immergersi nella natura.
Io annuii sorridendo. Non poteva ancora immaginare quale fosse esattamente la nostra meta.
Ci incamminammo per uno stretto sentiero.
I rami degli alberi e il terreno erano ricoperti di neve. A ogni passo la sentivamo scricchiolare sotto ai nostri piedi.
“E' meraviglioso” sussurrò Ash con il naso per aria e gli occhi spalancati.
Poi tirò fuori dallo zaino la sua immancabile macchina fotografica. Io scoppiai a ridere.
“Che c'è?” fece lui, aggrottando le sopracciglia e stringendo tra le mani la sua amica.
“Niente, Ash. Sono semplicemente felice” ammisi.
Lui abbassò lo sguardo e non riuscì a trattenere un adorabile sorriso.
Camminammo a lungo nel bosco. Ash scattò molte fotografie e io pensai a come sarebbe stato bello dipingere quel paradiso.
“Mi piacerebbe avere qui con me colori e pennelli” confessai ad alta voce. “Tu sei fortunato ad avere la possibilità di scattare foto ovunque ti trovi. Io invece devo essere quasi sempre a casa per lasciarmi andare alla creatività”.
“Lo so. Però tu hai la possibilità di deformare la realtà” rifletté Ash.
“Deformare la realtà?” ripetei, anche se sapevo benissimo che cosa intendesse dire.
Volevo semplicemente sentire la sua spiegazione.
“Beh, con il disegno si riesce a dare vita a paesaggi interiori e a concetti astratti. La fotografia invece raffigura fedelmente la realtà. Anche se ovviamente la si può leggere sotto molti punti di vista, prospettive diverse e scorci unici” mi spiegò.
Sospirai.
“Che c'è?” mi domandò ridacchiando.
“Devo assolutamente farti conoscere Esther. Anche se per lei la fotografia è un semplice hobby, mentre per te è una passione, potreste comunque trovarla un ottimo spunto di conversazione”.
“Hai ragione” ammise lui.
Dopo qualche minuto arrivammo finalmente nel posto dove volevo portarlo fin da quando ci eravamo conosciuti.
Tuttavia avevo aspettato che ci fosse la neve perché sapevo che così sarebbe stato ancora più magico.
Davanti a noi il bosco si aprì e ci permise di vedere il laghetto. Era più uno stagno che un lago, in realtà, e in quel momento era completamente ghiacciato.
“Ma questo è...” mormorò Ash incredulo.
Sorrisi e fissai intensamente il viso del giovane uomo in piedi accanto a me.
“È il laghetto con il salice piangente che Esther ha fotografato e postato su Instagram. La foto che ritrae questo posto, anche se adesso è inverno mentre allora era primavera... beh, te la ricordi, no? È stata quella foto a far nascere tutto”.
Ash mi guardò. Aveva gli occhi lucidi.
Mi sorrise in un modo che non dimenticherò mai, come se mi volesse ringraziare, ma non trovasse le parole giuste.
“Come sapevi che avrei amato venire in questo posto?” mi chiese.
“So che significato ha avuto per te quella foto. E, in realtà, ha avuto significato anche per me”.
Prima che me ne rendessi conto, Ash mi abbracciò. Non ci eravamo mai abbracciati prima.
Mi strinse forte a sé e poggiò la testa sulla mia spalla.
Sentivo che stava tremando leggermente e non sapevo se per il freddo o per l'emozione.
Nessuno dei due disse niente. Personalmente non mi ricordavo più come si facesse a parlare.
Sapevo che gli sarebbe piaciuto moltissimo vedere quel posto dal vivo, ma non mi immaginavo così tanto.
Dopo un po' Ash si sciolse dall'abbraccio, ma restò comunque vicino a me, lontano giusto qualche centimetro.
Il mio cuore prese a battere velocemente.
Guardai Ash direttamente negli occhi, ammirandone l'espressività e perdendomi nel suo sguardo così puro e rassicurante.
Ero capace di sentire sia il mio respiro che il suo, così come le nuvolette di vapore che si mischiavano l'una nell'altra.
All'improvviso Ash abbassò lo sguardo e vide le mie mani lungo il corpo.
“Non hai i guanti” constatò.
Io scossi la testa, temendo ciò che quel ragazzo potesse fare e allo stesso tempo desiderandolo con tutta me stessa.
Indovinai.
Ash si tolse i guanti e prese le mie mani nelle sue. Le sue erano calde, le mie fredde.
Il contatto con la sua pelle era così piacevole che mi chiesi perché non l'avessimo provato prima.
“Ora va meglio?” mi chiese, tornando a guardarmi negli occhi.
Io annuii.
Poi Ash si avvicinò ancora di più, tanto che mi sembrò di sentire il battito del suo cuore, e mi baciò.
Le sue labbra erano morbide e calde, nonostante l'aria fredda che ci circondava.
Non mi sembrava vero. Mi sembrava che fosse tutto quanto un sogno.
Non avevo voluto illudermi e non avevo voluto ammetterlo nemmeno a me stessa, ma in quel luogo magico non avevo intenzione di nascondere ancora i miei veri sentimenti.
Mi ero innamorata di Ash e lui mi aveva appena baciata.
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Yourself
Romansa• Completa • Ash è un giovane uomo che lavora in un bar, ha una ragazza da sette anni e si sente piuttosto felice e soddisfatto. Dentro di lui, però, è sepolta da tempo la sua più grande passione: la fotografia. Saranno alcune foto su Instagram, po...