La Neve ~ Parte 2

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Appena arrivò la primavera decisi di partire.

Mi sentivo male al pensiero di lasciare Agatha, ma sapevo che se non fossi partito allora, non sarei partito mai più. Era il momento giusto. Quel viaggio poteva farmi aprire gli occhi e farmi capire chi ero e chi volevo diventare. 

Arrivò la sera in cui lo dissi ad Agatha. 

Restò a bocca aperta, anche perché non le avevo mai detto che avevo intenzione di andare all'estero. 

"Ma quanto ci resterai?" mi chiese con gli occhi sgranati. 

"Non lo so. Potrei restarci un anno, cinque, dieci o anche di più. Dipende". 

La vidi sgranare gli occhi ancora di più. 

"Oh". 

"Mi dispiace, Agatha…".

E mi dispiaceva davvero. Volevo trovare un modo per non spezzarle il cuore, ma sapevo che non c'era.

Non potevo restare solo per lei. Per me partire era troppo importante. Forse sarebbe stata la cosa più importante della mia vita. 

"Non fa niente… cioè, voglio che tu sia felice" sussurrò.

Capii che si stava sforzando di non scoppiare a piangere. 

La presi per mano e la guardai a lungo, nonostante lei non riuscisse a sostenere il mio sguardo per più di pochi secondi. 

"Agatha, ascolta. Anche se non ci conosciamo da tanto, sento che nei tuoi confronti provo sentimenti che non ho mai provato per nessun'altra". 

Lei annuì, piegando però gli angoli della bocca verso il basso.  

Sospirai e continuai: "Sento che se rimanessi qui potrei costruire un bellissimo futuro insieme a te. Però devi capire che il mio momento, il momento che aspetto da tutta la vita, è arrivato e io non posso far finta di niente. Non posso lasciarmelo scappare". 

"Allora è giusto che sia così" mi disse, sforzandosi di sorridere. 

La baciai e lei ricambiò, anche se calde lacrime avevano iniziato a rigarle le guance. 

"È giusto così" ripeté prima che me ne andassi. 

Chissà se l'avrei mai più rivista…

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Il treno sfrecciava attraverso lande brulle e desolate. Quei paesaggi freddi e inospitali mi incupivano, ma al tempo stesso mi davano una grande sensazione di libertà. 

"È libero?" mi chiese una ragazza con gli occhiali e i capelli biondi legati in una coda di cavallo.

Indicava il posto di fronte al mio. 

Annuii. Poi tornai a guardare fuori dal finestrino, mentre lei si sedeva. 

"È sua questa?". 

Spostai di nuovo lo sguardo su quella ragazza. Mi stava porgendo una delle mie fotografie. 

"Oh, sì!" esclamai, affrettandomi a riprendermela. Poi sorrisi alla biondina. "Deve essermi caduta prima. Grazie, comunque". 

"Non c'è di che".

Quindi accavallò le gambe e si mise anche lei a guardare fuori dal finestrino. 

Mi ero quasi assopito, quando parlò di nuovo. 

"È di queste parti?". 

"No" mi limitai a dire.

Non avevo molta voglia di fare conversazione in quel momento. 

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