Find Yourself ~ 3

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Aprii gli occhi prima che la sveglia suonasse. Rimasi disteso sul letto ad ascoltare gli uccellini e a sentire la città rinascere dopo le tenebre: i camion dell'immondizia, i cani portati a spasso dai padroni, il furgone con il pane fresco per il negozio di fronte e il rumore del traffico lontano, quello che non smetteva mai.

Spensi la sveglia e mi rimisi a guardare le foto di quella Esther Won. Le trovavo sempre più belle.

Mi alzai prima di Kiera e decisi di scendere a fare una passeggiata prima di andare al lavoro.

Non avevo una meta. Volevo soltanto camminare, pensare e scrivere qualcosa a quella ragazza di nome Esther.

Feci colazione al bar all'angolo con il solito caffè, immaginandomi di avere di fronte a me quella ragazza e poter parlare con lei delle sue foto. Avrei voluto chiederle come le erano venute in mente, dove le aveva scattate e quali più di altre avevano un significato per lei.

Non avevo visto delle foto che la ritraevano, quindi la mia mente poteva immaginarla come preferiva: con i capelli rossi dalle punte verdi, le lentiggini e gli occhiali rotondi; oppure con i capelli biondi, gli orecchini a cerchio e uno sguardo di cristallo; o ancora, con un caschetto nero, un cerchietto e il rossetto. Poteva essere chiunque.

Pagai il conto al mio amico e mi diressi verso il fiume. A quell'ora c'era già gente che faceva jogging o portava a passeggio il cane.

Nessuno sembrava più sprovvisto di una meta di me.

Guardai le foglie che si tingevano di
rosso e di arancione e mi immaginai l'acqua del fiume cristallina e non color sabbia. Dall'altra parte del
fiume c'era il resto della città, con i grattacieli, la nebbia e milioni di anime perennemente affaccendate.

Io ero piccolo e inutile, eppure la mia mente viaggiava più velocemente di tutte le macchine della metropoli messe assieme.

Pensavo ad una ragazza che non avevo mai visto, ma a cui mi sentivo legato.

Dovevo scriverle. Infatti lo feci. Poche parole:

Sono un giovane uomo che ha trovato nelle tue foto ciò che aveva sempre cercato, pur senza saperlo.

Mi sembrava un buon inizio di
conversazione. Ora dovevo solo aspettare una sua risposta.

Ero davvero emozionato. Il cuore mi batteva velocemente e il sorriso non lasciava mai il mio viso, rendendomi forse ridicolo ai passanti. Ma
non me ne poteva fregare di meno.

"Che hai oggi, Ash?" mi chiese infatti il mio amico e collega preferito una volta arrivato al lavoro.

"Niente di importante" risposi, abbassando lo sguardo per nascondere il mio sorriso.

"Se tu non avessi una ragazza da sette anni direi che sei innamorato" disse, con un gomito appoggiato al bancone, guardandomi mentre sistemavo delle tazzine sul vassoio.

Mi lasciai sfuggire una risatina nervosa. Se solo avesse saputo che in realtà io la mia ragazza non ero più sicuro di amarla.

"Aspetta, forse ti sei innamorato di un'altra!" esclamò, tanto forte che lo supplicai di non attirare le occhiate dei clienti, sempre curiosi.

"Ash, Ash, cosa combini?" mi sussurrò con un sorriso malizioso.

Io non ci badai e preparai due caffè macchiati.

Ero risentito con lui per la sua sfacciataggine, ma decisi di non rovinarmi il buon umore e continuai il mio lavoro.

La parte del mio mestiere che preferivo era portare le bevande e il cibo ai clienti. Vedevo le loro facce accendersi, cercavo di indovinare che vita facessero e notavo le loro stranezze. Ognuno di loro era unico.

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