Il giorno dopo andai a giocare a basket al campetto. Ero sicura che non vi avrei trovato nessuno, invece scorsi subito Jack e Wallace seduti a bordo campo, sull'erba, a ridere e scherzare.
Mi meravigliai di come azioni così comuni potessero sembrarmi tanto estranee.
Sospirai e per un po' li osservai da lontano. Mi continuai a ripetere che io non ero come loro e che non ero fatta per quei momenti di allegria. Eppure il cuore mi doleva in petto e non capivo il perché.
Quando si accorse della mia presenza, Wallace mi venne incontro sorridendo ed io ebbi una forte sensazione di déjà vu.
Giocammo come se non fosse successo niente.
A ben vedere non era successo niente, almeno a loro e al mondo intero.
Il sole continuava a scottarci le braccia, l'aria calda ci avvolgeva e ci faceva sudare e le auto non smettevano di sfrecciare con il loro perenne mormorio infernale.
In fin dei conti il mondo non cambia al cambiare del nostro animo.
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Una sera, tornando a casa tutta sudata dopo una lunga corsa, mi fermai a prendere un cono gelato. La luna splendeva e i lampioni e le luci delle vetrine dei negozi illuminavano la mia città.
Ero sola, ma non davvero. Il mondo era vivo attorno a me. Era insieme a me, anche se non mi conosceva.
Quando rincasai, chiamai Wallace. Avevo bisogno di confidarmi con il mio amico e di sentire che a qualcuno dopotutto importasse davvero di me.
Ero ancora arrabbiata con lui, ma per un po' volevo mettere da parte la mia rabbia.
"Hey, Esther!".
Wallace era sempre felice e allegro. Come facesse non lo sapevo.
Mi sentii improvvisamente in colpa per come lo avevo trattato certe volte in passato, con freddezza, come per tenerlo lontano da me. Chissà cosa aveva pensato in quei giorni.
Rifletterci mi faceva sprofondare in un abisso di vergogna e di rimorso.
"Ciao Wallace".
"Dimmi tutto".
Non risposi, perché non sapevo che cosa dire.
"Ti sentivi sola?".
Dannazione, come faceva a saperlo?
"Ma no!".
"Oh, okay". Ci furono alcuni attimi di silenzio, poi lui sussurrò: "Sicura?".
Rabbrividii.
"Hai notato che i giorni scorsi sono stata per un po' senza venire al campetto?".
"Credi che sia così scemo? Ovvio che l'ho notato!".
Strinsi a pugno la mano che non teneva il cellulare, maledicendo la mia stupidità.
"Beh, è tutto per colpa di Fiona. E tua".
Silenzio dall'altra parte della linea.
"Colpa mia?" chiese.
"Sì. È complicato".
"Ho tempo".
Quasi avrei sperato che non ne avesse.
"Beh, abbiamo litigato".
"Questo lo immaginavo. E perché, se posso?".
Avrei quasi voluto rispondergli che no, non poteva, per poi buttare giù il telefono e non vederlo mai più. Ma non lo feci.
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Yourself
Romance• Completa • Ash è un giovane uomo che lavora in un bar, ha una ragazza da sette anni e si sente piuttosto felice e soddisfatto. Dentro di lui, però, è sepolta da tempo la sua più grande passione: la fotografia. Saranno alcune foto su Instagram, po...