Capitolo 1

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Distolgo lo sguardo dallo schermo della lavagna elettronica dove viene proiettato il film "chocolat".
Guardo fuori dalla finestra della classe e rifletto sulla scena che ho appena visto.

Il conte cerca in tutti i modi di non mostrare i lati negativi e i problemi del suo piccolo paesino, mostrandosi sempre sorridente e mettendo in secondo piano tutto ciò che per lui non va bene.

Ecco, questo è ciò che succede a me. Si proprio a me, Sophia Mazzini ragazzina diciassettenne dai capelli lunghi e scuri e dagli occhi azzurri che di solito la fanno apparire come una persona fredda.
Cerco di superare gli ostacoli stampandomi un finto sorriso, tenendomi per me tutti i miei problemi e cercando di non far entrare nessuno nella mia testolina in subbuglio.

-"Sophi, è appena suonata la campanella, dobbiamo andare nell'altra aula". Non me ne ero accorta della fine della lezione e del film.

-"oh.. Ok Ramona" sorrido alla mia vicina di banco, mi alzo e prendo il mio zaino ormai quasi nero, quando lo avevo acquistato era di un bel azzurro chiaro.

L'ultima ora di lezione passa velocemente, esco dalla scuola e mi dirigo verso la stazione con Ramona.

Arrivata a casa capisco che non c'è nessuno, i miei sono a lavoro e mio fratello molto probabilmente sarà uscito con qualche suo amico stolto. Salgo le scale per andare in camera mia, mi sistemo sul letto con i miei libri e comincio a darmi da fare con i compiti.
Dopo un'ora di studio e aver spremuto le meningi, decido di farmi uno spuntino , intanto sento entrare dalla porta di ingresso mia madre con la stanchezza dipinta sul volto. La saluto con un bacio sulla guancia e lei si unisce a me per mangiare un panino.

-"Sophi ora vado in camera a riposarmi un po' e se hai bisogno di qualcosa dimmi pure" la sento salire le scale con passi pesanti per la stanchezza dopo una lunga giornata di lavoro. In diciassette anni della mia esistenza mi avrà ripetuto quella frase un centinaio di volte, ma avevo imparato ad essere autonoma e ormai mi gestivo da sola, svolgendo anche le faccende di casa o quanto altro.

-"okay". Comincio a lavare i piatti e i bicchieri utilizzati da me e mia madre, ad un tratto sento vibrare il telefono nella tasca della mia felpa grigia, lo tiro fuori e c'è un messaggio da parte di Giada

Giada: hey cucciola! Chiamata tattica?

Sorrido e penso che sia l'unica persona che non mi irriti con quei nomignoli.

Io: Si, aspetta che finisco di lavare i piatti e poi ti chiamo

Giada è una mia amica d'infanzia. Quando ero piccola eravamo vicine di casa e passavamo le giornate insieme, finché un giorno mio padre annunciò quella notizia che per me risultò abbastanza stomachevole.
-"tra un mese ci trasferiremo, per via del mio lavoro e quello di vostra madre" ci disse con voce tranquilla a me e mio fratello Jacopo.
In poche parole il mio mondo mi stava crollando addosso, visto che dovevo abbandonare l'unica amica che avevo e trasferirmi in un paesino dove vivo tutt'oggi.
Nonostante tutto lei la rivedo una o due volte al mese.

Cerco nella rubrica telefonica il numero di Giada e la chiamo.
Passiamo quasi un'ora a raccontarci tutto e di più. A fine chiamata si erano fatte le sette di sera quindi mi unisco alla mia famiglia per cenare.
Aiuto a sparecchiare e vado in camera mia, il mio piccolo rifugio tappezzato di foto, immagini, disegni e cartoline. Decido di accendere il pc ed entro sul mio profilo di fb, dopo tanto tempo.
Mi ritrovo tre richieste d'amicizia: due sono di persone sconosciute con nessun amico in comune e non le accetto come mio solito fare, il terzo è un ragazzo, Alex Perri, tre amici in comune e uno di questi è Giada.
Incuriosita guardo la foto di profilo ed è un ragazzo con gli occhi color nocciola e un sorriso perfetto, rimango ipnotizzata da quello sguardo, il mio subconscio mi spinge ad accettare l'amicizia di un tipetto così carino, ma poi penso che una ragazza come me non avrebbe molte opportunità forse nemmeno per una semplice amicizia.

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