capitolo 3 morire è facile, vivere è difficile

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"Sicura che li fuori va tutto bene?"

Cosa vuole dire?
Kim la guarda confusa, cercando di capire cosa intende e dove voglia arrivare.
Ma Martina ha sempre preferito i fatti alle parole.

Con un sorriso provocante sulle labbra, schiocca le dita riportandola nella camera d'ospedale.

Non c'è più Carter seduto vicino al letto e il sole fuori dalla finestra indica che è già un giorno nuovo, un giorno in più.

"Vediamo la verità, che ne dici?"

Ridacchia Martina, seduta tranquilla sulla macchinetta dell'elettrocardiogramma, con i piedi a dondolare in modo infantile e ingiusto nella situazione in cui si trovano.

La terra sotto ai piedi inizia a tremare,  la stanza a girare mentre la mobilia viene sostituita da un vortice di luci e ombre che costringono gli occhi a chiudersi.
Cosa sta succedendo, si chiede Kim, con una stretta allo stomaco che le dà la nausea.

"Mi manchi Kim.
Mi manchi terribilmente."

Il respiro che si blocca in gola, aprendo gli occhi alla ricerca della provenienza della voce, che conosce bene.
La cerca intorno a se, continuando a sentire le sue parole di quanto le manca, spezzate dai singhiozzi, ma kessie è solo un ombra che vive e si muove fuori dall'uragano in cui kim si è rinchiusa.

"Abbiamo bisogno di te kim, non puoi lasciarci, ti prego.
Non abbandonarmi anche tu."

Continua kessie, ma kim può solo sentire le sue lacrime senza poterle vedere.
Prova a correre verso di lei, ma è come camminare contro corrente e per quanti passi faccia in avanti, sono molto di più quelli indietro.

E la sente piangere, la sente parlare della madre, di come l'abbia perduta troppo presto.
Di come in kim abbia ritrovato il valore di un affetto materno ed ora si sente di nuovo sola, senza una guida.

La stanchezza delle gambe che non la stanno portando da nessuno parte, la costringono a fermare la sua corsa, cadendo in ginocchio.
La figura di kessie pian piano sfuma fino a scomparire, lasciandole l'amaro in bocca.

"Ei the Queen, non pensi sia ora di tornare a casa?"

Scatta con la testa alle sue spalle, sovente vede l'ombra di Alex porgerle una mano, mentre la sua voce rimbomba nella mente.
E ci riprovo kim, ritorna in piedi e corre verso di lui, ma ancora una volta è inutile fuggire da questa gabbia.

"Vofrei dirti che va tutto bene, fingere come abbiamo fatto noi tutti fino ad ora.
Ma non ce la faccio più kim, non posso dirti che va tutto bene."

E ce la quasi fatta, nonostante stia lottando contro la corrente si sente sempre più vicino a lui, sta quasi per sfiorargli la mano...

"Qui sta cadendo tutto a pezzi kim, la nostra famiglia, la tua famiglia, si sta consumando e crollando ed io non so salvarli."

Le sue parole sono lame nell'anima di kim, le gambe diventano deboli e prima che possa sfiorare la mano dell'amico cade giù nell'oscurità e nelle lacrime che mai ha visto versare ad Alex.

"Abbiamo bisogno di te."

Tutto buio, le immagini, il vortice, la luce scompare rimanendo solitudine e angoscia.
Non li ha mai sentiti parlare così, pensava che tutto andasse bene, che lei non servisse più.
Ed ora un macigno nel petto le fa mettere in discussione ogni cosa.

" Ciao Kim.
Non so se puoi sentirmi ma io ci
provo lo stesso. "

Spalanca gli occhi, con il respiro corto e il cuore in tumulto.
Guardandosi intorno, si ritrova seduta sul cornicione della finestra, il suo corpo come sempre immobile sul lettino e un biondino a tenergli la mano seduto sulla sedia vicino al letto.

The Queen 3 (i nobili del bronx)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora