I. La tana del Bianconiglio

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Per tutte le persone che credono nel potere delle parole e nella magia che esse contengono.

***

Era il tempo migliore e il tempo peggiore, la stagione della saggezza e la stagione della follia, l'epoca della fede e l'epoca dell'incredulità, il periodo della luce e il periodo delle tenebre, la primavera della speranza e l'inverno della disperazione, diceva Charles Dickens.
Probabilmente un qualasiasi ragazzo del ventunesimo secolo avrebbe detto che il poeta inglese aveva trovato il modo perfetto per descrivere il liceo.
Daisy Dickens non poteva che concordare pienamente con la definizione.
Dopotutto era al suo ultimo anno di superiori, l'anno fatidico delle domande d'iscrizione ai college, le pazze corse per ottenere una media migliore e passare gli ultimi giorni tra quei corriodoi che avevano caratterizzato la sua vita per gli scorsi tre anni.
Ma in realtà tutte queste cose non le interessavano.
Non è che Daisy fosse una seconda Rachel Berry che ogni giorno venva colpita da una granita in pieno viso o fosse una seconda Blair Waldorf, l'ape regina della scuola.
Daisy era solamente invisibile e le stava benissimo così.
Non le piaceva essere messa al centro dell'attenzione e di sicuro non desiderava uscire con il ragazzo più bello della scuola – non solo perchè Liam Bell usciva solamente con le cheerleader e quindi non l'avrebbe nemmeno considerata – nè assicurarsi un accompagnatore per il ballo di fine anno.
A detta di Daisy c'erano cose molto più importanti.
Era proprio così, pensò prendendo tra le dita l'anello che aveva al collo e iniziando a giocarci, c'erano decisamente cose più importanti.
All'improvviso il suono acuto di un armadietto che sbatteva le fece fare un balzo e lei si voltò di scatto.
"Chris!" esclamò "Mi hai fatto prendere un colpo!"
"Scusa, Daisy, non volevo distrarti dai tuoi profondi pensieri" replicò il suo migliore amico in tono sarcastico e con gli occhi scuri che luccicavano "ma se non ti sbrighi arriveremo tardi a letteratura"
Daisy inarcò un sopracciglio e chinò lo sguardo sul suo orologio al polso.
"Mancano ancora cinque minuti" ribattè "perchè mai... oh non dirmelo"
Si voltò per fronteggiarlo, chiudendo il proprio armadietto con molta più calma rispetto al modo con cui Chris l'aveva fatto prima.
"Christopher Gomez, non dirmi che Liam Bell ha letteratura e tu vuoi arrivare in classe prima solo per vederlo!" disse.
Lui fece la sua migliore espressione innocente.
"Non sapevo avesse letteratura" si giustificò.
"No certo, hai solo imparato tutto il suo orario a memoria calcolando anche le volte in cui esce dalla classe per andare al bagno" lo torchiò lei "a parte il fatto che oltre ad una bella faccia quel ragazzo è solo un idiota, perchè non ti prendi una cotta per qualcun altro?"
"Come se fosse una cosa che si fa a comando" borbottò Chris "e lo hai fatto di nuovo. Sei stata troppo diretta"
Daisy arrossì.
"Scusa" disse, in tono più dolce "è solo che non voglio tu soffra. Sei il mio più caro amico qui a scuola"
"Io sono il tuo unico amico, Daisy. Ma apprezzo la tua preoccupazione"
"Sai che Liam non ti ricambierà mai. Penso dovresti spostare la tua attenzione su qualcuno che potrebbe renderti felice, perchè te lo meriti"
Chris fece per ribattere, ma ad un certo punto i suoi occhi furono catturati da qualcosa alle spalle di Daisy.
"Tipo lui" disse "deve essere nuovo, non l'ho mai visto prima"
Daisy aggrottò la fronte.
"Se uno nuovo arriva una settimana dopo l'inizio dell'anno è perchè vuole fare un'entrata trionfale" disse, girandosi "e perchè pensa di possedere già la scuola"
Nel momento in cui si girò, incontrò gli occhi del nuovo studente.
Era un ragazzo alto, con le spalle larghe e i capelli castani con il ciuffo.
Le passò accanto e Daisy si sorprese nel constatare che i suoi occhi erano grigi come delle pietre: non ne aveva mai visti di così.
"Lui sì che potrebbe diventare il mio nuovo interesse amoroso" continuò Chris, che stava continuando a guardarlo mentre il nuovo arrivato procedeva accanto ad un professore che probabilmente lo stava portando alla classe che avrebbe avuto quell'ora.
"Meno male che al cuore non si comanda" borbottò Daisy, facendo scattare il lucchetto dell'armadietto rosso.
"Questa sarà l'eccezione che conferma la regola" ribattè lui, poi diede un colpetto sulla spalla di lei "pensi che ti avrà sentita?"
"Non mi interessa"
"Oh andiamo, ammetti che è proprio bello. Hai visto che occhi?"
"È carino, niente di particolare. Ma io li conosco i ragazzi come lui"
Chris rise.
"Ora fai la donna vissuta?" la prese in giro.
Daisy scrollò le spalle, stringendosi i libri di letteratura al petto mentre iniziavano a camminare verso l'aula.
"Dico solo che è il classico ragazzo nuovo arrivato che diventerà subito popolare e il quarterback della squadra di football" spiegò.
"Ti ricordi che non siamo in un film?"
"Ti ricordi che i film prendono esempio dalla vita vera? Poi siamo a New York, queste cose succedono continuamente"
"Tranne a noi due"
"Per questo ci troviamo così bene insieme, Watson"
Chris le diede una spintarella, ridendo.
Quando entrarono nell'aula di letteratura, Daisy fece per prendere posto ma il professor Gilbert la fermò.
"Signorina Dickens puoi venire un attimo?" le chiese.
Lei annuì e gli si piazzò davanti.
Il professore alzò lo sguardo e i suoi occhiali gli ricaddero sulla punta del naso adunco.
Era un uomo sulla cinquantina, probabilmente prossimo alla pensione, ma era stato l'unico professore che avesse mai capito davvero Daisy.
Fin dal suo primo anno alla Clarence High School era stato il suo punto di riferimento e di sicuro il fatto che lei amasse la letteratura aveva aiutato.
"Guarda qui"
Con la mano le spinse sotto gli occhi un volantino e Daisy iniziò subito a scuotere a testa.
"Yale? Sarebbe un sogno, ma sa che non posso" replicò, a bassa voce.
"Ma hai tutte le potenzialità per essere ammessa" ribattè Gilbert, tenacemente "sei una studentessa brillante, la migliore del mio corso. Perchè non vuoi provare ad iscriverti?"
"Perchè mia madre non può permettersela"
"Offrono delle borse di studio per merito. Posso fare io la domanda per te"
"Non vincerò mai"
"Daisy, per favore. Perchè devi sempre sottovalutarti così? Non puoi arrenderti prima ancora di provare"
Picchiettò il dito su una sezione in particolare del volantino.
"C'è un corso di scrittura" continuò lui, in tono persuasivo "so quanto ti piaccia scrivere poesie. Quel corso potrebbe permetterti di conoscere editori e altre persome brave quanto te con cui puoi confrontarti"
"D'accordo" acconsentì Daisy, mettendosi una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio "faccia quell'iscrizione"
Gilbert le sorrise, annuendo.
Lei si voltò e si rese conto che ormai la classe era piena.
Tutti i posti vicino a Chris erano occupati da altri ragazzi e lui scrollò le spalle, con aria dispiaciuta.
Daisy fece volare lo sguardo per tutta l'aula e alla fine individuò un posto libero in prima fila – ovviamente – accanto a quello vicino alla finestra.
Con un sospiro si sedette e posò i libri.
Fu in quel momento che vide il ragazzo nuovo che aveva visto poco prima con Chris, seduto al banco vicino alla finestra.
Daisy spalancò gli occhi, perchè non si aspettava di vederlo proprio lì.
Lui si accorse che lei lo stava guardando e le fece un cenno con la testa.
Daisy si voltò di scatto verso il professor Gilbert che si era alzato in piedi, davanti alla cattedra.
Sentì le proprie guance arrossarsi e quindi chiuse la mano destra a pugno, conficcandosi le unghie nel palmo.
Non aveva alcuna intenzione di attirare l'attenzione di nessuno e di sicuro farsi beccare a fissare qualcuno non era un buon inizio.
Fece un respiro profondo e scosse leggermente la testa.
Incrociò lo sguardo di Chris, qualche fila indietro, che la guardava interrogativo.
Lei lo ignorò e si concentrò sulle parole di Gilbert.
"Prima di iniziare la lezione di oggi, ragazzi, voglio presentarvi il nuovo arrivato qui alla Clarence. Date il benvenuto a Stephen Stewart" lui lo indicò e Stephen sorrise alla classe, facedo un cenno con la mano.
Daisy non si mosse di un centimetro, anche quando il resto della classe di voltò per guardare il nuovo arrivato.
Ti prego inizia a spiegare, pensò, mi andrebbe bene perfino leggere in originale Beowulf.
"Bene e ora iniziamo con la lezione di oggi" continuò Gilbert, avvicinandosi alla lavagna "chi ha mai sentito parlare di Louisa May Alcott?"

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