XVI. Destinata

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Circe, i capelli ramati che le oscillavano sulle spalle scoperte dal chitone bianco, si voltò verso Odisseo e lo guardò dall'alto.
"Avete fame, principe?" domandò.
Lui le sorrise affabilmente.
"Siete molto gentile" rispose.
La maga si rivolse a Daisy.
"Dorothea, per favore, porta un vassoio di frutta ai signori" le disse.
Lei chinò la testa e prese il vassoio che l'altra le indicava, mentre ella preparava un altro calice di vino.
Odisseo stava parlando con Stephen, che si era presentato come Alexandros, e quindi non sentì Circe sussurrare le parole magiche prima di prendere il calice e porgerglielo.
Daisy si avvicinò al tavolo e posò il vassoio ricolmo di uva violetta e verde chiaro, pesche e fichi sul tavolo.
Si voltò, in modo che Odisseo e Circe non potessero vederla in viso.
"Non bere" sillabò, svelta.
Stephen la guardò come a dire "Ma davvero? So benissimo con chi stiamo avendo a che fare!", ma comunque annuì impercettibilmente.
In realtà dentro Portalia i cibi non avevano sapore, ma Daisy non sapeva se questo avrebbe salvato Stephen dall'avverarsi dell'incantesimo e comunque, se non si fosse trasformato in un animale, avrebbe insospettito Circe.
Non potevano rischiare.
"Non ci uniamo a loro?" domandò Daisy, all'improvviso.
Circe le lanciò un'occhiata ammonitrice.
"Pensavo fossi venuta qui per migliorare il tuo comportamento, ragazza" disse "imparerai ad essere obbediente, perciò non vedo perché non iniziare ora"
"No, vi prego, mia signora" intervenne Odisseo, con voce calma "unitevi a me e Alexandros"
Un'ombra passò sul viso di Circe per un solo istante.
In quanto ospite, Odisseo doveva essere ascoltato e anche se lei stava programmando di trasformarlo in un suino, comunque Zeus non vedeva di buon occhio chi non rispettava le leggi dell'ospitalità.
"Come desiderate" disse alla fine, con un sorriso freddo.
Fece un cenno a Daisy, che si sedette sulla panca accanto a Stephen, e poi si voltò per versare del vino in altri due calici.
Quando Daisy vide Odisseo portarsi il calice alle labbra, le venne un'idea.
Sapeva che il dio Ermes gli aveva dato il moly, una pianta magica che proteggeva da qualsiasi incantesimo, e quindi che avrebbe potuto bere il vino corretto senza correre alcun rischio.
Perciò le bastava che anche Circe se ne rendesse conto.
Si disse che probabilmente Stephen l'avrebbe presa in giro a vita per quello che stava per fare, ma non aveva molta scelta.
Immaginò Kelly Shein, la cheerleader, e i suoi modi lascivi, un po' civettuoli e cercò di imitarla il più possibile, ricordando il suo comportamento in mensa con i giocatori della squadra di football.
Gettò la testa all'indietro e iniziò a ridacchiare scioccamente, allacciando un braccio intorno al collo di Stephen.
"Posso?" domandò, in tono civettuolo.
Lui la stava guardando perplesso.
Gli prese il calice dalle mani e fece per portarselo alle labbra, sperando, pregando che Circe avrebbe fatto quello che pensava.
Ebbe fortuna.
"Ferma!" esclamò infatti la maga, lasciando cadere i due calici ricolmi di vino immacolato.
"Perché?" domandò Daisy, con la sua migliore voce da ingenua "Il signore sta bevendo il vino senza problemi e ad Alexandros va bene che io beva dal suo calice, non è vero?"
"Certamente" rispose Stephen che, perspicace come sempre, probabilmente aveva capito il piano di Daisy.
Circe si voltò verso Odisseo, che alzò il calice come in segno di brindisi.
Odisseo, ancora umano.
Un lampo di sorpresa passò sul volto di Circe ma lei non fu abbastanza svelta a nasconderlo.
"Qualcosa vi turba, mia signora?" fece Odisseo, a cui non sfuggiva nulla "Vi aspettavate qualcosa di diverso? Sono molto belli i maiali che avete nel recinto dietro casa"
Qualsiasi parvenza di gentilezza scomparve dal viso della maga, come una maschera che cadeva, ed esso si dipinse di freddezza.
"Come hai fatto?" domandò solo.
"Possiamo dire che sto simpatico ad alcuni dei"
Odisseo si alzò e sguainò la spada, puntandogliela contro.
Daisy e Stephen scattarono in piedi e lei realizzò che entrambi avevano allungato il braccio che l'uno aveva vicino all'altra per protezione dell'altra persona, come uno scudo.
Ma non era quello il momento di pensarci.
"Credi che un dio dell'Olimpo ti proteggerà da un'altra dea, più antica, se deciderai di attaccarmi?" ribattè Circe.
Era assolutamente calma, come la superficie immobile di un lago.
"Ho buoni motivi per crederlo" rispose Odisseo, con uno scatto afferrò il braccio di Daisy e l'attirò a sè, puntandole la lama della spada alla gola.
La pietra fu scagliata e il lago vibrò.
L'espressione di Circe cambiò completamente: non avrebbe mai permesso che facesse del male a Daisy.
Sebbene la conoscesse appena, non l'avrebbe fatto: aveva sofferto troppo per colpa degli uomini per permettere che succedesse anche ad un'altra giovane ragazza.
Stephen era pallidissimo, come se fosse sul punto di svenire.
"Non fatelo, signore" disse "siete migliore di così. Lei non c'entra nulla"
"Non la conosci nemmeno, ragazzo" ribattè Odisseo.
"Nemmeno voi"
Gli occhi dorati di Circe sembravano bruciare come fuoco.
"Lasciala subito, mortale" ordinò "lasciala andare e trasformerò di nuovo in umani i tuoi compagni"
"Giuralo"
"Questa è una mancanza di rispetto imperdonabile, come ti permetti-"
Odisseo sorrise.
"Sapeva che l'avresti detto" disse "ma sapeva anche che ti piacciono le sfide"
"Non giocare con il fuoco"
Lui avvicinò la lama alla gola di Daisy, che rimase immobile come una statua.
"Giuralo" ripetè, con la voce dura.
Stephen si voltò a guardarla, quasi come una supplica.
Il fuoco divampò negli occhi di Circe.
"Lo giuro sul fiume Stige" disse.
Si udì un tuono.
Odisseo la lasciò andare, togliendole la lama della spada dalla gola.
Stephen le fu accanto in un istante e la strinse a sè.
Daisy ricambiò la stretta, sebbene fosse imprudente perchè per quanto ne sapevano Circe ed Odisseo, loro due non si conoscevano affatto.
Ma aveva rischiato di morire fin troppe volte negli ultimi mesi per lasciar andare Stephen così in fretta.
E poi gli altri due erano troppo intenti a studiarsi a vicenda, come due duellanti che si osservano per capire quale sarà la mossa dell'avversario, per fare caso a loro due.
"La prossima volta spero di essere io quello con una lama alla gola" sussurrò Stephen, scogliendo la stretta "tu a che quota sei, due?"
"Non essere stupido" ribattè lei, con lo stesso tono di voce "io so mantenere il sangue freddo molto meglio di te"
"È il momento di onorare il nostro patto, mia signora" disse Odisseo, alla fine.
Era strano come continuasse a rivolgersi a lei con quell'appellativo quando in realtà sembrava essere lui quello che aveva la situazione in pugno.
Ma Daisy sapeva quanto Circe fosse un avversario temibile, sebbene alla fine si sarebbe innamorata di quell'astuto principe di Itaca.
La maga raddrizzò la schiena, assumendo una postura autorevole.
"Benissimo" disse "un patto è un patto"
Uscirono dalla casa, diretti verso il recinto dietro di essa, dove dei maiali sudici stavano scorrazzando, grugnendo e pungolandosi a vicenda.
"Questa è la nostra occasione" disse Daisy "cerchiamo qualsiasi oggetto sembri strano prima che rientrino"
Stephen annuì.
Setacciarono l'intera cucina, senza alcun risultato, e quando tentarono di raggiunere la camera padronale furono bloccati da una maestosa leonessa dal pelo dorato.
"Tra i tuoi tanti talenti c'è anche ammansire le bestie feroci?" domandò lui.
Lei alzò gli occhi al cielo.
"Solo quelle con i capelli spettinati e gli occhi grigi"
Stephen si portò una mano al cuore, come se fosse stato ferito mortalmente.
"Tu mi uccidi" disse.
Daisy stava per ribattere quando sentì i passi di Circe e Odisseo fare ritorno.
Afferrò Stephen per il braccio e tornarono in cucina, sedendosi al tavolo come se non si fossero mai mossi di lì.
"Alexandros, raggiungi il principe nel giardino" disse la maga, sulla soglia "dice che ha una proposta per te"
Stephen lanciò un'impercettibile occhiata a Daisy e poi si alzò, facendo un breve inchino alla dea.
Circe entrò e chiuse la porta alle sue spalle, come se non volesse che gli uomini sentissero ciò che loro due avevano da dirsi.
"Penserai che le voci che girano su di me siano vere, dopo quello che è successo" disse alla fine.
Si sedette sulla panca di fronte a lei, con il tavolo a separarle.
"La grande e crudele maga Circe" contiuò "la megera che trasformava gli uomini in animali"
"Penso che quelle voci siano solo una parte della verità" rispose Daisy "la verità è molto più sfaccettata di quanto si tenda a pensare"
"Io non sono sempre stata così. Ho dovuto diventarlo, per difendermi"
Sembrava che parlare di se stessa in quel modo fosse strano per Circe, come se non fosse sua abitudine mostrare quella parte di sè.
Probabilmente l'episodio della lama alla gola di una fanciulla innocente e disarmata l'aveva colpita a tal punto.
Daisy si chiese quando fosse stata l'ultima volta in cui la maga avesse potuto confidarsi con qualcuno.
"Dicono che gli uomini siano più forti, ma sono le donne che resistono" disse allora lei.
Circe la guardò e per un istante sul suo viso imperurbabile e antico passò un lampo di meraviglia.
"È un pensiero singolare per una ragazza come te" disse.
Daisy scrollò le spalle.
"Io sono una ragazza singolare" rispose.
C'era l'ombra di un sorriso sul viso di Circe.
"Mi dispiace per quello che ti è successo prima" fece alla fine "nessuna ragazza dovrebbe mai essere trattata così da un uomo"
"Dovrei ringraziarvi, mia signora. Voi mi avete salvata"
"Non ce ne sarebbe dovuto essere bisogno"
L'altra scosse la testa.
"Non sono io a trasformare gli uomini in maiali" spiegò poi "i pharmaka che io metto nel loro vino rendono nota e visibile la loro vera natura. Tutti gli uomini che giungono su quest'isola e alla mia porta diventano ciò che sono sempre stati, ma che era nascosto da vesti lussuose e atteggiamenti regali"
Si alzò e si avvicinò al bancone della cucina, dove armeggiò per un po' voltata di spalle.
Era impossibile capire cosa stesse facendo, perciò Daisy si limitò ad aspettare chiedendosi quale fosse la proposta che Odisseo aveva intenzione di fare a Stephen.
"Questo è per te, Dorothea" disse alla fine Circe.
Tornò da lei con qualcosa in mano e gliela porse.
Era una collana con un medaglione come ciondolo e quando la maga lo aprì, Daisy vide che al suo interno vi era il petalo di un fiore.
"Indossalo sempre e quando un uomo vorrà farti del male, fai in modo che lo ingerisca e ti lascerà stare per sempre" disse.
Fu quando Daisy chiuse il palmo della mano sul medaglione che sentì l'anello, nascosto sotto il chitone, bruciare.
Era quello l'oggetto che stavano cercando.
"Vi ringrazio" disse.
Doveva trovare Stephen e andare via.
Eppure non le piaceva l'idea di lasciare Circe così, scomparendo nel nulla dopo un regalo.
Se le avesse fatto capire che provava un certo interesse per Stephen, forse la maga avrebbe pensato fossero scappati insieme quando entrambi fossero spariti.
"Alexandros mi sembra diverso dagli altri uomini" disse alla fine, all'improvviso "non credete? Forse lui non sarebbe stato trasformato in un suino"
"Forse" ammise Circe, socchiudendo gli occhi dorati da sparviero.
Poi fece volare lo sguardo oltre le finestre, come se riuscisse a vederlo anche ora.
Probabilmente era così, pensò Daisy.
"Il modo in cui mi ha guardato, supplicandomi di aiutarti, era... era qualcosa che non vedevo da tanto tempo" continuò "era qualcosa che pensavo non avrei mai più visto negli occhi di nessuno su quest'isola lontana da tutto e tutti"
"Cos'era?"
Circe tornò a posare il suo sguardo dorato su Daisy.
"Amore" rispose.

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