XXI La sostanza di cui sono fatti i sogni

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"Daisy! Che cosa ti è successo?"
Daisy si chiuse il portone di casa alle spalle, con un sospiro, preparandosi psicologicamente a sentire la sfuriata di sua madre perchè era rimasta fuori con la pioggia e ora era tornata completamente fradicia.
Visto che pioveva ancora quando avevano lasciato il parcheggio, Daisy aveva proposto a Stephen di andare da lei in attesa che l'acquazzone passasse, ma lui aveva delinato l'offerta.
"Non voglio disturbare" aveva detto, scuotendo la testa "e poi devo andare in un posto per mia madre"
"Sei sicuro?" aveva domandato lei.
Dentro di sè, avrebbe voluto che Stehen cambiasse idea e rimanesse con lei, ma allo stesso aveva paura di cosa sarebbe successo se lui l'avesse fatto.
Stephen aveva inarcato un sopracciglio.
"Hai paura che ti mancherò troppo?" aveva ribattutto.
Per tutta risposta, Daisy gli aveva chiuso la porta del palazzo in faccia.
Ora, Rebecca la guardava dall'alto in basso con le mani posate sui fianchi.
"Allora? Hai fatto un tuffo nell'East River?" domandò ancora.
Daisy si staccò dall'ingresso e si diresse verso camera sua, per togliersi i vestiti bagnati.
"Ha iniziato a piovere mentre tornavamo da scuola" rispose.
Afferrò una maglietta e dei leggings asciutti e si cambiò.
"Tornavamo?" le fece notare Rebecca, appoggiata allo stipite della porta "Eri con Chris?"
Con la coda dell'occhio, Daisy vide che sua madre stava nascondendo un sorriso.
"No" borbottò "Stephen doveva fare una commissione qui a Brooklyn"
"Sicura? Non credi volesse accompagnarti a casa?"
"Mamma"
Daisy le lanciò un'occhiata determinata.
Rebecca alzò le mani in segno di resa, porgendole un asciugamano con cui tamponarsi i capelli.
Mentre lei si asciugava, la donna entrò completamente nella stanza e si diresse verso la scrivania.
"Yale ti manderà una risposta fra qualche giorno" disse "sono sicura che sei entrata. Le poesie che mi hai fatto leggere sono bellissime, tesoro"
Sfiorò con le dita la copertina celeste del quaderno.
Daisy sapeva che stava pensando a Jesse.
"Grazie" rispose, a bassa voce.
Rebecca prese tra le mani il quadretto che Daisy teneva sempre sulla scrivania, accanto alla finestra.
Era una foto che ritraeva lei e Jesse da piccoli: Daisy si era messa a cavalcioni sulle spalle del fratello, abbastanza grande da sostenerla, e gli tirava i capelli castani facendoglieli sparare in tutte le direzioni.
Jesse, dal canto suo, sorrideva divertito all'obbiettivo, come se il comportamento della sorella non lo disturbasse affatto.
Daisy sentì sua madre fare un respiro tremante.
"La vita è troppo breve" disse Rebecca, con gli occhi nocciola fissi sulla foto "la nostra famiglia lo sa bene, tu lo sai bene"
Daisy annuì mestamente.
Lasciò cadere l'asciugamano a terra, con le mani che le tremavano.
Sentiva ancora le mani di Stephen che la facevano volteggiare e la riprendevano, il suono della sua risata nell'aria.
La foto era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Cosa stava facendo della sua vita?
Se Jesse fosse stato lì con lei, le avrebbe detto di smetterla di scappare.
Jesse non scappava mai.
In tutti i modi in cui la sorella era introversa e chiusa, lui era estroverso e aperto.
Perchè Daisy non accettava di provare quello che provava e la faceva finita?
Non credeva più nell'amore da tanto tempo: era arrivata alla conclusione fosse possibile solo nei libri e la vita non era un libro.
Ma se invece si fosse sempre sbagliata?
Solo perchè Cory l'aveva ferita, perchè Jesse l'aveva ferita – anche se involontariamente –, doveva davvero smettere di sperare?
Doveva davvero diventare un soldato di pietra, immobile e impassibile?
"Cosa si fa quando si desidera così tanto qualcosa ma si ha paura di perderla e questa paura ti blocca?" bisbigliò alla fine, con un filo di voce "La vita è troppo breve, ma come puoi essere sicura di star facendo la scelta giusta?"
Rebecca si voltò e la guardò.
Daisy sapeva cosa vedeva: una ragazza di diciotto anni spaventata da qualcosa che per la prima volta in vita sua non poteva controllare, tremante e bisognosa di aprirsi, sfogarsi, parlarne con qualcuno.
"Oh tesoro"
Rebecca la raggiunse e la strinse tra le braccia, come aveva fatto tantissime volte quando di notte si svegliava con un incubo in cui gridava il nome di Jesse.
"Non lo sai" rispose, tra i suoi capelli "è proprio questo il bello"
Daisy rimase a lungo in silenzio, lasciandosi stringere da sua madre.
Sentiva le lacrime impigliate nelle sue ciglia.
"Credo di essermi innamorata, mamma" disse alla fine, in un sussurro.
Rebecca sorrise, con il viso nascosto nei capelli biondi della figlia.
"Non vedevo l'ora arrivassi alla mia stessa conclusione" disse "ci hai messo meno tempo del previsto"
Daisy si scostò di scatto.
"Mamma!" esclamò.
"Che c'è? È dalla prima volta che Stephen ha messo piede in biblioteca chiedendo di te che so che alla fine ti saresti innamorata di lui"
"Non ho mai detto si trattasse di Stephen"
Rebecca le mise le mani sulle spalle, scostandole una ciocca bagnata dalla guancia.
"E di chi altro potrebbe trattarsi?"

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