Questo racconto è la diretta continuazione dell'epilogo di Wonderland.
Mentre infilava la chiave nella toppa, le mani di Daisy Dickens tremavano.
Sentiva la presenza di Stephen dietro di lei, calda e forte.
Ed era come se quella sensazione desse continue scariche elettriche al suo corpo, impedendole di vedere chiaramente la serratura davanti a sè e impedendole di ricordare se la chiave andasse girata a destra o a sinistra.
Prese un respiro profodno, mentre sentiva l'ingranaggio della porta di casa scattare.
Era stata troppo audace nel chiedere a Stephen di salire da lei?
C'era da dire che lei stessa si era sorpresa nel sentire quelle parole uscire dalla sua bocca.
Ma il modo in cui gli occhi grigi di Stephen si erano illuminati non poteva esserselo immaginato.
"Shakespeare" la sua voce le arrivò da dietro "entriamo?"
Daisy alzò lo sguardo finchè non incontrò quello di lui che la guardava con dolcezza.
Intrecciò le sue dita con le proprie e improvvisamente tutto il nervosismo che lei stava provando svanì.
Era sempre stata una delle caratteristiche che più amava di Stephen, pensò, il modo in cui con un semplice tocco riuscisse a calmarla, a farla sentire al sicuro.
Entrarono in casa e Daisy si concesse di osservarla come non aveva fatto ore prima, troppo occupata a cambiarsi di fretta prima della rimpatriata scolastica.
Quando stava guidando di ritorno di Yale, non avrebbe mai pensato che si sarebbe ritrovata di nuovo lì con Stephen al suo fianco.
Il salotto era come lo aveva lasciato a Natale, quando era tornata per le vacanze invernali, solo che le braci nel camino ardevano al tempo mentre ora erano solo cenere.
Il divano rosso scuro era al centro della stanza che confinava su una cucina a vista, sul cui bancone vi era la posta dei Dickens.
E vi era anche una foto incorniciata che ritraeva Daisy con indosso la toga blu della Clarence, il giorno del suo diploma, abbracciata dai suoi genitori.
Rebecca era raggiante, con alcune ciocche di capelli biondo scuro che le ricadevano sul viso e accanto a lei c'era Cory che baciava Daisy sulla guancia, sorridente, con indosso il tocco della figlia.
"Ho sempre pensato di essere un grande fotografo" disse Stephen all'improvviso, seguendo lo sguardo di lei "ma quello è stato il mio capolavoro"
Daisy gli sorrise.
"Secondo me è tutto merito dei soggetti" replicò.
Lui rise e le lasciò la mano, resosi conto che ora fosse tornato tutto a posto, avvicinandosi alla zona accanto al televisore.
Un tempo, in quella zona, non vi era nulla, ma quando Cory era tornato dal suo sfortunato esilio nel Paese delle Meraviglie aveva rimesso la sua collezione di vinili, aggiungendoci accanto un piccolo giradischi che Rebecca gli aveva regalato per il loro primo anniversario.
Quei vinili erano stati rinchiusi nella camera di Jesse, perchè nè Rebecca nè Daisy riuscivano a tollerare la loro vista.
Certe cose facevano troppo male.
"Tuo padre ha davvero una bella collezione" commentò Stephen.
Daisy gli si avvicinò.
"Come fai a sapere che sono di mio padre?" domandò.
"Ho tirato a indovinare" rispose, scrollando le spalle, e poi inarcò un sopracciglio "e poi non c'è nemmeno un vinile di Taylor Swift, quindi non può essere tua"
"Spero davvero che in questi anni tu ti sia fatto una buona cultura musicale, Quarterback, recuperando le tue mancanze"
"Ho fatto del mio meglio"
Stephen si spostò verso la libreria dall'altro lato, facendo scorrere gli occhi grigi sui titoli.
"So cosa stai pensando" lo anticipò Daisy "se abbiamo una biblioteca, perchè abbiamo anche libri in casa?"
"Perchè i libri non bastano mai" rispose Stephen per lei, lanciandole un sorriso storto.
Il cuore di Daisy saltò un battito.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, mentre lui continuava ad esaminare i titoli presenti sugli scaffali.
Quando si voltò di nuovo verso di lei, Daisy si rese conto di non essersi mossa di un millimetro.
"So a chi chiedere se avrò bisogno di una nuova lettura allora" disse Stephen.
"Sempre che non sia la mia corrente lettura" ribattè lei.
Lui le si avvicinò e i suoi occhi grigi erano così scuri che era quasi impossibile scorgerne il colore.
"Non me lo sognerei mai" disse, a bassa voce.
Improvvisamente, la gola di Daisy si seccò.
"Scrivi ancora, vero?" le domandò all'improvviso.
La sincera curiosità di quella domanda la colpì dritta al cuore.
"Scrivo ancora" rispose, gli occhi incatenati nei suoi "vuoi sapere chi è la mia ispirazione, la maggior parte delle volte?"
Stephen si limitò annuire, mentre le scostava una ciocca bionda dalla guancia.
Era come se ci fosse elettricità nello spazio che separava i loro corpi.
Daisy non voleva più aspettare.
Mosse una mano e la sua magia fece il resto, spegnendo le luci della stanza.
"Sei tu" rispose.
In un istante, sentì le labbra di Stephen premere sulle sue e le sue braccia avvolgerla, mentre continuavano a baciarsi.
Anche ritornando indietro a quel momento con la mente, Daisy non sarebbe riuscita a ricordare in che modo fossero saliti fino alla sua camera.
Sapeva solo che ad un certo punto aveva sentito il letto contro le sue gambe e si era fermata, recuperando l'equilibrio.
Si era allontanata di poco da Stephen e l'aveva guardato: i suoi capelli castani erano più scompigliati del solito, perchè lei stessa ci aveva passato dentro le sue dita.
Avevano entrambi iI respiro affannato.
"Posso leggere le tue poesie?" domandò lui, il suo respiro che le carezzava la pelle.
Daisy si lasciò sfuggire una risata.
"Ora?" riuscì a rispondere.
"Sempre"
Si sporse in avanti e le diede un altro bacio.
"Anche se adesso mi piacerebbe fare qualcos'altro" mormorò "se per te va bene"
Ti amo perché quando sono con te mi sento felice, mi sento accettato, mi sento compreso e mi sento... mi sento come se avessi trovato il mio posto, come se fossi nel punto in cui ero destinato ad essere, le aveva detto al ballo scolastico del loro ultimo anno di liceo, tra gli armadietti della Clarence High School, Ti sembra abbastanza?.
Certo che era abbastanza.
Era abbastanza allora e lo sarebbe sempre stato, perchè Daisy si sentiva esattamente allo stesso modo ogni volta che Stephen la guardava.
Un sorriso iniziò a giocherellare sulle sue labbra prima che lei potesse fermarlo.
Stephen lo notò e aggrottò la fronte.
"Perchè sorridi?" domandò.
Daisy si alzò sulle punte e lo baciò di nuovo.
"Perchè ho pensato ad una cosa che mi hai detto anni fa" rispose.
Stephen rimase in silenzio un istante, poi, con estrema gentilezza, fece girare Daisy.
Lei rabbrividì quando le sue dita sfiorarono la sua pelle mentre tirava giù la zip dell'abito che indossava.
L'abito scivolò a terra, lasciando in biancheria intima.
Daisy si voltò di nuovo e allungò le mani verso Stephen, disfacendo i bottoni della sua camicia con le mani che le tremavano.
Per tutto il tempo, lui rimase con gli occhi incollati sul viso di lei.
Era come se non volesse guardarla prima di lei, come se volesse che entrambi si guardassero per com'erano senza armature, barriere o protezioni nello stesso momento, da pari.
"L'hai mai fatto?" bisbigliò Daisy.
Sentiva i brividi scorrere lungo tutto il corpo.
Stephen continuò a guardarla.
"No" rispose "e tu?"
"No"
"Sei sicura di volerlo fare, Daisy? Sei sicura che vuoi che sia io?"
Daisy gli prese la mano e se la posò sul cuore, continuando a guardarlo negli occhi.
Batteva all'impazzata.
"Lo senti?" domandò a bassa voce "Questo è la mia risposta"
Era lui la sua persona.
La persona con cui avrebbe voluto passare il resto del suo tempo, il ragazzo che le aveva permesso di amare se stessa prima di chiunque altro, il suo primo amore e l'amore della sua vita.
Stephen la baciò di nuovo, come se non ne potesse mai avere abbastanza, e la prese in braccio.
Daisy si lasciò sfuggire una risata per la pomposità del gesto e sentì Stephen ridere a sua volta, il petto che vibrava a contatto con lei.
La posò delicatamente sul letto, finché tra loro non ci furono più vestiti ma solo pelle contro pelle, e si scostò per guardarla.
"Sei bellissima, Shakespeare" bisbigliò.
Ed era vero.
Daisy sentiva trasudare la verità da quelle parole ad ogni battito del suo cuore, sentiva che Stephen le pensava davvero.
Tutto quello che Stephen le aveva mai detto da quando si erano conosciuti la prima volta, quando lei gli aveva retto il gioco mentre la cheerleader Kelly Shein cercava di farsi inviatre fuori da lui, quando Stephen si era presentato alla biblioteca dei Dickens a Brooklyn nel pomeriggio per chiederle di fargli da guida turistica di New York, era sempre stato solo ed esclusivamente la verità.
"Ti amo" disse Daisy.
Stephen sfiorò il suo naso con quello di lei.
"Ti amo anche io" disse.
Poi si chinò a baciarla, mentre copriva il suo corpo con il proprio.
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Wonderland
Fantasy"Ci proteggiamo a vicenda, ricordi?" Daisy Dickens potrebbe sembrare una ragazza come le altre: certo, è particolarmente solitaria, il più delle volte quando apre bocca è per dare una risposta tagliente e ha costruito intorno a sè un'armatura inscal...