XXIII. Labirinto

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"Ce l'ho fatta!" esclamò Daisy.
Stephen, Chris e Lucas si voltarono a guardarla aggrottando la fronte.
Il primo chiuse l'anta dell'armadietto e si voltò completamente verso di lei, mentre gli altri due sciolsero l'intreccio delle loro mani di scatto e lo imitarono.
In realtà, Chris non le aveva mai detto se lui e Lucas stessero ufficialmente insieme, ma Daisy sospettava che nel caso non lo sarebbero stati solo per poco.
Da quando avevano deciso di andare al ballo insieme, Lucas aveva iniziato a passare un sacco di tempo con Chris e occasionalmente a pranzo si univa a loro.
In più, aveva scoperto di avere un passione in comune con Stephen: i libri gialli; dunque, i due non perdevano occasione di parlare delle nuove uscite.
Daisy pensava sempre che Jesse sarebbe stato felice del gruppo di amici che piano piano si era creata.
E soprattutto, pensò, sarebbe stato felice per la notizia che le era giunta quella mattina.
Stava facendo colazione – Stephen se n'era andato non appena spuntata l'alba, assicurandole che stava bene e che se la sarebbe cavata – quando Rebecca era rientrata in casa con gli occhi sgranati.
Daisy era sicura che fino ad un secondo prima stesse saltellando.
"Abbiamo Ben Barnes fuori dalla porta?" aveva domandato, guardandola con espressione interrogativa "Altrimenti non mi spiego la gioia dipinta sul tuo viso"
"Meglio!" aveva esclamato Rebecca.
La figlia aveva inarcato un sopracciglio.
"Meglio del principe Caspian?" aveva replicato "La vedo dura"
Per tutta risposta, la madre aveva sbattuto la posta sul tavolo proprio sotto gli occhi di Daisy.
In cima alle buste svettava una lettera con lo stemma di Yale.
La gola di Daisy si era seccata.
"È arrivata" aveva detto solo, con voce roca, poi aveva alzato lo sguardo verso Rebecca "l'hai aperta?"
Lei aveva scosso la testa.
"Spetta a te" aveva detto, poi aveva fatto un gesto con le mani "cosa aspetti? Sto morendo di curiosità!"
Daisy aveva appoggiato la forchetta sul piatto e si era pulita le mani.
Le tremavano.
O la va o la spacca, aveva pensato.
Aveva preso la busta tra le mani e aveva rischiato di strapparne il contenuto mentre l'apriva in tutta fretta.
Per un istante il suo cervello era sembrato farle uno scherzo: le parole non creavano frasi compiute, l'inchiostro nero sembrava comporre solo scarabocchi.
E poi aveva letto ciò che c'era scritto.
"A fare cosa?" domandò ora Chris, schiarendosi la gola.
Aveva le guance un po' arrossate, come se fosse imbarazzato.
Lucas, dal canto suo, era un peperone.
"Sono entrata a Yale!" quasi gridò Daisy.
Tutti spalancarono la bocca, ma Stephen fu il primo a riprendersi.
In men che non si dica la stava stringendo tra le braccia, ridendo di gusto.
"Lo sapevo!" continuava a dire "Sapevo ce l'avresti fatta!"
Daisy sorrise e quando si staccò da lui, rimasero un istante di troppo vicini.
Si guardarono negli occhi e lei scordò completamente di Yale, della lettera, di chiunque altro non fosse Stephen.
Ricordò la promessa del bacio della notte prima come se fosse appena successo.
Senza nemmeno bisogno di impegnarsi, riusciva a rievocare perfettamente la leggera pressione delle sue labbra sulle proprie.
Stephen si schiarì la voce e fece un passo indietro, mentre Chris si faceva avanti e abbracciava Daisy, dandole pacche sulla schiena.
Era come se ci fosse un comune accordo tra Daisy e Stephen: quel bacio che non poteva chiamarsi tale era qualcosa che non era successo e di cui non avrebbero fatto parola.
O comunque nessuno dei due sembrava intenzionato a parlarne, almeno per ora.
Daisy era arrivata a chiedersi se forse non avesse semplicemente sognato quel momento.
"Complimenti!" si congratulò Lucas, troppo timido per fare altro.
Lei gli sorrise riconoscente.
"Cos'è, hai trovato un accompagnatore per il ballo anche se non ci speravi più?" domandò una voce divertita dietro di loro "Sicura di non essertelo solo sognata, Daisy?"
Kelly Shein, perfetta nella sua divisa da cheerleader con una gonna fin troppo corta la guardava con superiorità.
Era incredibile quanto la sua sicurezza di sè la facesse sembrare più alta, così tanto da far sembrare che guardasse dall'alto al basso anche persone più alte di lei, come Daisy.
Dal canto suo, Daisy si limitò a incrociare le braccia sotto il seno e a ricambiare lo sguardo smeraldo dell'altra.
"Da quando ti interessi alla mia vita, Kelly?" domandò "Credevo fossi troppo popolare per una come me"
"E comunque le divise così sono passate di moda da mesi" precisò Chris, accanto all'amica.
Kelly lo ignorò, puntando il suo sguardo affilato su Stephen.
"Avevo cercato di salvarti, a settembre" gli disse, con un sospiro "ma tu non hai voluto ascoltare"
"Sono contento della mia scelta, te l'assicuro" rispose Stephen, con un sorriso cordiale.
Daisy non lo vedeva in faccia, ma sapeva che i suoi occhi grigi erano diventati una maschera di gentilezza che in realtà non provava.
Forse se lo stava immaginando, ma le parve che lui le si fosse fatto più vicino.
"Peccato" continuò Kelly "se l'avessi fatto, ora verresti al ballo con me"
Daisy aspettò che se ne andasse.
Cos'era venuta a fare lì?
Kelly stava sempre e solo con le cheerleader o i membri della squadra di football, quindi perchè era andata da loro?
"Ma forse è meglio così" cambiò idea alla fine, facendo oscillare la lucente coda nera dietro di sè "dopotutto così io posso andarci con un ragazzo più grande"
"Ma davvero?" fece Chris, scettico "È nato il giorno dopo di te?"
"Oh no, va al college"
Daisy ebbe una stretta allo stomaco.
Quante possibilità c'erano che...
"Non ci credo" continuò Chris "e come l'avresti conosciuto?"
"Non sono affari tuoi, Gomez" ribattè Kelly "sappiate solo che è bellissimo, terribilmente affascinante. Nick, si chiama. Va a Yale"
Daisy sentì Stephen irrigidirsi accanto a lei.
"Dice di conoscerti, Daisy, ma sono sicura si sbagli" concluse Kelly lanciandole un ultimo sguardo perfido "dopotutto come avresti fatto ad attirare l'attenzione di uno come lui?"
E se ne andò, sparendo alla vista oltre un corridoio.
La campanella suonò.
Stephen aspettò che gli altri due – Chris stava ancora discutendo dlla divisa di Kelly con Lucas che lo ascoltava educatamente, anche se era chiaro come il sole non capisse una parola di pizzi e merletti – li distanziassero di qualche metro mentre si dirigevano in classe prima di parlare.
"È impossibile" disse.
"È improbabile" lo corresse Daisy e nonostate tutto non riuscì a reprimere un sorriso.
Lui la guardò.
"Perché sorridi?" fece "Perchè è appena accaduto?"
Lei scosse la mano come per cacciare una mosca.
"Ma no, ho pensato al personaggio di un libro" disse "comunque, questo cambia tutto"
Stephen si passò una mano tra i capelli castani, scompigliandoli.
"Non riesce proprio a stare lontano da New York eh?" fece, a mezza voce "È più forte di lui. Non si arrenderà mai"
"In qualche modo è arrivato a Kelly, perciò no, non si arrenderà. Vuole l'anello davvero a tutti i costi"
Daisy sospirò.
Inizialmente la sua idea era di non andare al ballo, ma la notizia che Nick ci sarebbe andato cambiava tutto.
Avrebbero dovuto affrontarlo, prima o poi, e sembrava che l'occasione sarebbe stata molto più vicina di quanto avesse sperato.
"Dobbiamo andare al ballo" concluse.
Stephen la guardò, inarcando un sopracciglio.
"Intendi insieme? Non dovrei essere io a chiedertelo?" replicò "Oppure è un ballo alla Sadie Hawkins?"
Lei sbattè le palpebre.
"Intendevo per tenere d'occhio Nick" precisò "io contavo di non andarci affatto al ballo"
Se quella risposta aveva deluso Stephen, lui non lo mostrò.
"D'accordo" rispose "ma prima abbiamo una misisone più importante: uscire vivi dai venti giri di corsa di Landon"
Daisy abbozzò un sorriso.

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