XXVIII. L'altra parte della storia

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New York, 1920.

Grace Dickens era tutto ciò che si potesse desiderare.
Il modo in cui la sua risata cristallina era in grado di inondare una sala piena di gente, il modo in cui i suoi occhi verdi come due smeraldi brillavano quando il sole li colpiva, il modo in cui i suoi capelli biondi così chiari da parere argentati le si arricciavano intorno al bellissimo viso e Cyrus Blake non voleva nemmeno iniziare a pensare alle sue curve sotto l'abito color avorio come la sua pelle.
"Ti ricordi che dovresti sbattere le ciglia?" fece una voce, accanto a lui "Dio, Cyrus, la vedi tutti i giorni, devi per forza fare quella faccia tutte le volte che Grace entra in una stanza?"
Cyrus distolse lo sguardo a fatica da quella visione celestiale e posò i suoi occhi di ghiaccio su quelli azzurro cielo di suo fratello minore.
Thaddeus lo guardava scocciato.
"A te cosa interessa se la guardo?" ribattè "L'alternativa da guardare sei tu quindi scusa la mia preferenza verso un soggetto femminile"
Lui sbuffò.
"Sei ridicolo" continuò Thaddeus "la guardi sempre ma non le parli mai"
"Non è vero, io le parlo eccome" ribattè Cyrus.
L'altro inarcò un sopracciglio.
Sebbene avesse diciotto anni non era molto alto per la sua età, mentre Cyrus, all'alba del suo ventunesimo compleanno di lì a qualche settimana, era piuttosto alto.
"Abbiamo i turni uno dopo l'altra in biblioteca" si affrettò a spiegare, come per provare la sua tesi "e quando lei va via io le chiedo sempre come sia andata la mattina e lei mi racconta dei clienti più divertenti. Poi mi saluta con un sorriso e va via per incontrarsi con le sue amiche a Manhattan"
A dir la verità, pensò Cyrus, Grace parlava con lui solo perchè capitava fosse proprio lui ad avere il turno dopo di lei nella biblioteca gestita dalle loro famiglie, i Blake e i Dickens – anche se il più delle volte l'unico ad occuparsene davvero era lui –, ma temeva che se anche fosse stato chiunque altro, lei avrebbe conversato con quella persona.
La realtà era che Grace amava parlare con chiunque, indipendentemente dalla persona che si ritrovava davanti.
Comunque, non c'era alcun bisogno che Thaddeus lo sapesse.
"Allora perchè non vai a chiederle di ballare ora?" domandò suo fratello.
"Non c'è musica"
"Possiamo chiedere all'orchestra di iniziare a suonare"
"Non siamo i padroni di casa"
Thaddeus lo guardò con i suoi occhi celesti, sbattendo le palpebre.
"Stai cercando scuse" gli fece notare.
Non era vero, pensò Cyrus, si trovavano ad un ballo a casa dei Dickens, non a casa loro, dunque non avevano alcun diritto di ordinare all'orchestra di iniziare a suonare.
Forse, sotto sotto, la verità era che aveva paura di chiedere a Grace di ballare.
Solitamente, Cyrus era un ragazzo spigliato e sicuro di sè: era ben presto diventato direttore della biblioteca che la sua famiglia condivideva con i Dickens a Brooklyn, era un investitore capace a Wall Street e un grande giocatore di poker nelle bische clandestine del Bronx.
In quanto primogenito dei Blake l'anello d'inchiostro della sua famiglia, che permetteva di entrare in Portalia e nei libri a scelta, era suo e una volta, nell'Iliade, era perfino riuscito a tenere testa a lungo in un tète-a-tète con Odisseo.
Eppure, quando si trattava di Grace, gli sembrava di essere un ragazzino spaventato che aveva voglia di correre a rifugiarsi sotto le sottane della madre.
A dirla tutta, da piccoli loro due giocavano sempre insieme data l'età che condividevano: si rincorrevano a Montauk sulla spiaggia, tra gli scaffali della biblioteca e leggevano insieme.
Con gli anni, però, si erano allontanati come succede spesso nelle amicizie sbocciate in tenera età e ora, le rare volte in cui parlavano davvero faccia a faccia, Cyrus era tentato di darsela a gambe.
Era che Grace era davvero perfetta.
Amabile, divertente, incatevole e tremendamente irraggiungibile.
Non essendo la primogenita della sua famiglia, non aveva alcuna responsabilità sulle sue esili spalle.
Era libera, per il momento, di essere chiunque volesse: poteva fare gli occhi dolci agli scapoli ai balli di società – come stava facendo ora con Adam Stewart – e non preoccuparsi di ballare più di due volte con lo stesso scapolo.
Un giorno si sarebbe dovuta sposare, ma lei faceva sembrare quel giorno così lontano che perfino i suoi genitori probabilmente avevano smesso di farle pressioni.
O almeno così pensavano tutti.
All'improvviso, la sala fu inondata da una scoppiettante e frizzante musica jazz.
Cyrus si voltò di scatto verso Thaddeus che si stava avvicinando di nuovo a lui e realizzò che, mentre era perso nei suoi pensieri, il fratello doveva essere andato dall'orchestra.
"Scommetto venti dollari che non riuscirai a chiedere a Grace di ballare" lo sfidò, con un sorrisetto.
"Benissimo" replicò seccamente Cyrus.
Ne aveva abbastanza del tono di sufficienza di suo fratello.
Si voltò e camminò spedito verso Grace che ora stava sorseggiando un calice di champagne, il rossetto rosso che le dipingeva le labbra come una fragola.
"Signorina Dickens vorrebbe-" iniziò, ma vide gli occhi verdi di Grace illuminarsi così all'improvviso che si interruppe di colpo.
Non poteva essere così fortunato, non è vero?
Lei posò il calice sul vassoio di un cameriere che passava proprio in quel momento e il volto le si aprì in un sorriso.
Cyrus pensò che sarebbe morto.
Grace mosse un passo in avanti, poi un altro – lui la fissava senza parole, incredulo della propria fortuna –, un altro ancora e... lo superò.
Cyrus sbattè le palpebre, rimanendo immobile un istante.
Come aveva potuto illudersi così facilmente?
Non era un ragazzino.
Si voltò e vide che Grace stava stringendo tra le braccia un ragazzo con i suoi stessi capelli biondi.
"Sei tornato!" esclamò, togliendogli il berretto militare dal capo e scompigliandgli i capelli "Quanto sei cresciuto, John?"
John Dicknes era il fratello minore di Grace che si era arruolato nell'esercito l'anno precedente e doveva essere appena tornato a casa per il congedo natalizio.
Aveva scelto la vita dell'esercito dopo che il fratello maggiore era morto combattendo nella grande guerra, che si era conclusa solo due anni prima.
Cyrus sapeva per esperienza che Grace non avrebbe più avuto occhi per nessun altro se non John, quella sera.
Sospirò.
Come un fantasma, Thaddeus comparve al suo fianco.
Allungò la mano, con un sorrisetto.
"Sgancia" ordinò.
"Non vale, Thaddeus" ribattè Cyrus, con severità "io le ho chiesto di ballare, ma John è arrivato e ha rovinato tutto"
L'altro scrollò le spalle.
"Una scommessa è una scommessa" disse.
Cyrus guardò il fratello per un istante, studiandolo.
"Tu sapevi che John sarebbe arrivato a momenti, vero?" fece.
Il sorriso di Thaddeus di fece ancora più sornione.
"Sgancia" cinguettò.
Cyrus a momenti ringhiò quando gli mise una banconota da venti dollari in mano.

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