Quando Stephen riaprì gli occhi, si ritrovò nel labrinto davanti al palazzo reale nel paese delle meraviglie.
Pensò che Daisy avesse avuto ragione: gli era bastato pensare ad un posto ed ecco che si era ritrovato lì.
Vedeva le guardie nelle loro uniformi scarlatte che proseguivano i loro giri di ronda ma era troppo lontano per poter riconoscere Cory tra esse.
Infilò una mano in tasca e fu rassicurato nel sentire la presenza dell'anello di piuma, mentre quello d'inchiostro che aveva usato per giungere lì era al suo anulare.
Quando si era chinato per sfilarlo dal dito di Nick ancora svenuto, aveva notato delle bruciature sulle sue mani.
"Sono stata io" aveva detto Daisy, all'improvviso.
Stephen si era voltato e l'aveva vista ancora seduta sul pavimento, con gli occhi fermi nei suoi.
Non le aveva ancora chiesto nulla di quello che era successo nel Vuoto, perché sapeva che lei si sarebbe aperta con i suoi tempi.
"Come?" aveva domandato piano lui.
Daisy aveva scrollato le spalle.
"Ti ricordi quando mio padre ha detto che giravano voci sui poteri di Cyrus, su ciò che era capace di fare?" aveva detto "Penso di essere la prima Dickens ad avere in me la stessa magia. Dopo essere riuscita a mettere l'amuleto dei cristalli al collo di Cyrus, Nick è arrivato nel Vuoto e io non sapevo cosa fare. Non avevo modo di vincere senza assi nella manica. E poi ho sentito come una scintilla dentro di me, come qualcosa che mi chiamava e mi chiedeva di aprirmi a lei. È stata la cosa più semplice del mondo: mi sono lasciata completamente andare e la magia ha pervaso le mie vene, permettendomi di far svenire Nick. Mi sono sentita invincibile"
Stephen la stava guardando senza dire una parola.
Non sapeva cosa dire, a dir la verità.
Daisy si era immobilizzata.
"Hai paura di me?"
"No" aveva risposto lui, senza esitazione "certo che no. Hai fatto ciò che era giusto"
Lei si era stretta le braccia introno al busto, come per impedirsi di cadere a pezzi.
"E se usando questa magia avessi mosso il primo passo verso il mostro che c'è dentro di me? Se fossi sempre più vicina a diventare come Cyrus? Forse questa magia è una maledizione"
Stephen aveva scosso la testa.
Si era mosso finché non erano stati l'uno davanti all'altra, gli occhi alla stessa altezza.
"Guardami" aveva detto "non è così. Ne sono sicuro, capito? Imparerai ad averne il controllo e se anche dovessero essere una maledizione, li renderai una benedizione. Sai come lo so? Perchè è quello che fai sempre"
Aveva indicato con un gesto del braccio la sala circolare, Portalia e il Vuoto.
"Sei stata un eroe, Shakespeare"
"Non sono un eroe" aveva ribattuto Daisy, gli occhi azzurri stanchi e velati di tristezza "sono solo una ragazza"
Stephen era tornato ad incatenare i loro sguardi.
"E qual è la differenza?"
Daisy lo aveva guardato a lungo, senza dire una parola.
Poi si era sporta in avanti e aveva sfiorato le sue labbra con quelle di lui.
"Come ho fatto ad andare avanti prima di conoscerti, Quarterback?" aveva mormorato.
Stephen aveva abbozzato un sorriso.
"Di sicuro da quando mi conosci le tue giornate sono molto più divertenti" aveva replicato.
Daisy era riuscita a ridere e lui aveva pensato che avrebbe fatto di tutto per sentirla ridere di nuovo.
L'aveva aiutata ad alzarsi e avevano concordato che Daisy avrebbe subito chiamato Rebecca, rassicurandola di stare bene e del buon esito della sua missione nel Vuoto.
Stephen invece sarebbe andato in Alice del Paese delle Meraviglie e avrebbe ritrovato Cory: quest'ultimo sarebbe così potuto tornare indietro con l'anello dei Dickens, mentre Stephen usava quello dei Blake.
Non sopportava doversi separare ancora da Daisy, ma avrebbe fatto di tutto per riportarle indietro il padre che aveva perduto tanti anni prima.
"Cosa facciamo con Nick?" aveva domandato Stephen, all'improvviso, con lo sguardo che gli cadeva sul ragazzo svenuto ai loro piedi.
"Lo terremo privo di coscienza finché non distruggeremo gli anelli" aveva risposto Daisy, tirando fuori dalla borsetta che aveva con sé una boccetta di vetro cobalto, con un tappo di sughero, che aveva preso dalla tasca del mantello di Cyrus nella colluttazione che avevano avuto "poi non sarà più alcuna minaccia. Senza anelli non ha senso la sua presenza nelle nostre vite. È solo un ragazzo che ha fatto scelte sbagliate"
Stephen aveva avvolto un braccio intorno alla vita di lei e l'aveva stretta a sé.
"Stai bene, Shakespeare?" aveva chiesto a bassa voce "Non è successo nient'altro laggiù?"
Daisy aveva scosso la testa, appoggiandosi di più a lui.
"Voglio solo che questa notte giunga al termine" aveva ammesso.
"Non vedi l'ora di vederle l'alba?"
Lei gli aveva dato un pizzicotto e lui aveva fatto una mezza risata.
"Per tutta la vita ho pensato di essere destinata a qualcosa di grande e perfino nel Vuoto, mentre fronteggiavo Nick, ho pensato fosse così" aveva continuato poi Daisy, senza guardarlo "ma forse aveva ragione Cyrus ed è solo un caso che io abbia questa magia dentro di me. Magari sarebbe potuto capitare a Jesse se solo fosse stato ancora qui"
"O forse è capitata a te perché sei speciale" aveva ribattuto Stephen "lo eri già prima e questa scoperta ha solo confermato ciò che sapevamo già. Che io sapevo già, dal primo momento che ti ho vista quel giorno agli armadietti quando mi hai retto il gioco con Kelly"
"Mi hai incastrata da quel momento, lo sai?"
Si era voltata e aveva alzato lo sguardo incontrando i suoi occhi grigi.
Stephen aveva pensato che Daisy fosse sul punto di dirgli che lo amava, ma alla fine tutto ciò che aveva fatto era stato alzarsi sulle punte e dargli un bacio sulle labbra.
"Torna, capito?" aveva bisbigliato, togliendosi la collana con l'anello e porgendogliela "Ne ho abbastanza di separazioni per missioni impossibili"
"Agli ordini"
Malvolentieri l'aveva lasciata andare e Daisy era uscita dal cerchio di gesso, trascinando fuori anche Nick.
"Mancano i simboli del libro" aveva realizzato Stephen, ad un tratto.
Daisy si era immobilizzata un attimo, aveva preso il gesso da un armadietto lì accanto e si era inginocchiata.
"Credo che la magia mi abbia concesso una conoscenza superiore di Portalia" aveva spiegato, mentre iniziava a disegnare "è come se ora i simboli mi venissero in mente man mano che li disegno"
"Se tua madre lo dovesse scoprire darebbe di matto"
Lei aveva abbozzato un sorriso.
"Se dà di matto significa che sta bene" aveva risposto "spero dia sempre di matto"
Stephen l'aveva guardata un istante, stringendo l'anello d'inchiostro in una mano e quello di piuma nell'altro.
"Torno presto" aveva promesso "e non sarò solo"
Daisy lo aveva guardato e aveva sorriso per davvero.
"Lo so" aveva risposto.
Il suono di una tromba riportò Stephen alla realtà.
Le guardie iniziarono a correre verso l'ingresso del palazzo, come se fosse successo qualcosa.
Avendo conosciuto la regina, probabilmente aveva perso il suo rossetto preferito.
Fu allora che Stephen scorse una figura familiare che correva più svogliatamente delle altre.
Non c'erano altre guardie dietro di lui e fu questo a spingere Stephen a correre nella sua direzione.
"Signor Dickens!" esclamò "Cory!"
La figura di fermò di botto e si immobilizzò.
"Stephen?" fece Cory, quando furono faccia a faccia "È successo qualcosa a Daisy?"
Per qualche strano motivo, a Stephen venne una voglia matta di scoppiare a ridere.
L'ultima volta che aveva incontrato l'uomo che si trovava ora davanti era stata una vera e propria montagna russa di emozioni: il racconto della sua vera storia, la reazione di Daisy, la ricerca disperata dell'anello d'inchiostro, il tuffo nell'ignoto.
Ora tutto si era sistemato.
Realizzò forse per la prima volta che il peso che si era sentito sulle spalle per mesi interi era scomparso e si chiese come dovesse essere per Daisy che era stata da sempre il fulcro dell'impresa.
Cory era davanti a lui, gli occhi nocciola ancora sorpresi, i capelli neri nascosti dal cappello dell'uniforme, reale, vicino, e Stephen avrebbe fatto di tutto perchè Daisy potesse ricongiungersi con lui.
La sua famiglia poteva sembrare perfetta all'esterno, ma lui sapeva che niente è come appare e c'erano molte più crepe di quante volesse ammettere.
Ora aveva la possibilità di aiutare un'altra famiglia a rimettere a posto le proprie crepe e non si sarebbe fatto sfuggire l'occasione.
"Daisy sta bene" rispose alla fine "ha sconfitto Cyrus e Nick"
"È per questo che hai tutti quei lividi in faccia?"
Stephen quasi sorrise.
"Ci sono stati alcuni effetti collaterali" fece "ma Daisy non ha neanche un graffio, gliel'assicuro"
Infilò la mano in tasca e poi gli porse il palmo aperto, con l'anello di piuma al centro.
Cory chinò gli occhi e trattenne bruscamente il fiato.
"Sono venuto per ripotarla a casa dalla sua famiglia" annunciò Stephen.
L'altro alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi grigi.
La comprensione li rese più vivi, ma la cosa che li illuminò sul serio fu la consapevolezza di ciò che la frase di Stephen comportava.
Sarebbe tornato a casa per davvero, dopo così tanti anni.
"Non abbiamo molto tempo" insistè Stephen, dopo un istante "Cyrus è sotto l'effetto dell'amuleto dei cristalli ma non sappiamo quanto durerà. Dobbiamo distruggere gli anelli il prima possibile"
Cory lo studiò per un istante, con i suoi occhi nocciola che parevano incredibilmente antichi.
Rimase immobile come se fosse una statua.
"Tu l'ami, vero?" domandò "È per questo che sei qui. Per lei"
Non c'era bisogno di sottolineare a chi si stesse riferendo.
Un solo nome era venuto in mente a Stephen, così come i suoi occhi azzurri la prima volta che era riuscito a leggere al loro interno, i suoi capelli biondi che erano incredibilmente morbidi, il suo sorriso così bello e così raro.
Certo che amava Daisy.
Nonostante tutte le volte in cui l'aveva respinto, nonostante le parole dure o difficili da accettare, Daisy era arrivata a fidarsi completamente di Stephen e alla fine a lasciarsi essere vulnerabile quand'era con lui.
E quello gli bastava.
"Sì" rispose Stephen, lo sguardo fisso negli occhi nocciola dell'uomo che aveva davanti "l'amo"
Dopo quello che sembrò un tempo interminabile, Cory fece un sorriso sincero.
"Sono davvero contento" disse "ho visto il modo in cui ti guarda e il modo in cui tu guardi lei. Come se foste l'uno la persona giusta per l'altra"
Stephen buttò fuori il fiato che non si era accorto di star trattenendo.
Poi Cory, senza nemmeno guardare per l'ultima volta il labirinto di siepi verdi che li circondava, il palazzo che aveva protetto con innumerevoli ronde oppure le guardie compagne di missioni in nome della regina di cuori, Cory s'infilò l'anello all'anulare e chiuse gli occhi.
C'era un sorriso indescrivibile dipinto sul suo viso.
"Domum me fer" disse e scomparve.
Stephen lo imitò dopo un istante, ritrovandosi di nuovo in biblioteca.
Non c'era più traccia di Nick svenuto ed erano soli.
Cory sembrava sul punto di svenire, mentre si guardava intorno freneticamente, tornando più volte sullo stesso punto, come assoporando ogni istante, cogliendo ogni volta dettagli nuovi.
Fu allora che Daisy entrò nella sua visuale.
"Papà" esalò lei, bloccandosi sulla soglia dell'entrata della sala circolare.
"Amore mio" bisbigliò Cory.
Per un istante Daisy incontrò gli occhi di Stephen, poi le si dipinse sul viso il sorriso più bello che lui avesse mai visto fare a qualcuno e iniziò a correre verso il padre.
Gli lanciò le braccia al collo, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo e, dai sobbalzi delle loro spalle, Stephen capì che stavano entrambi piangendo.
Sentì Daisy dire che le dispiaceva e così Cory.
"Cory?" disse una voce all'improvviso "Sei davvero tu?"
Rebecca aveva seguito la figlia e ora era diventata pallida come un fantasma, gli occhi che le si riempivano di lacrime.
Stephen pensò che Daisy dovesse averle già spiegato la verità su Cory e il loro primo incontro nel paese delle meraviglie.
"Becky" disse Cory.
Padre e figlia si voltarono, sciogliendosi dal loro abbraccio ma rimanendo vicini, le braccia intrecciate.
Rebecca lasciò andare un solo, terribile gemito di dolore da spezzare il cuore.
Poi corse verso la sua famiglia e strinse il marito a lungo perduto a sé, insieme alla figlia che non aveva mai abbandonato.
Sarebbero potuti essere il soggetto di una statua o di un dipinto.
Stephen si sentì improvvisamente di troppo, ma nonostante tutto si rese conto di aver le labbra curvate all'in su.
Quelle persone così gentili, coraggiose e speciali si meritavano di essere di nuovo insieme dopo così tanto tempo.
Silenziosamente, sgusciò fuori dalla sala circolare e si diresse verso l'uscita della biblioteca.
Mentre allungava la mano verso il pomello della porta, sentì dei passi leggeri dietro di sé.
"Stephen!"
Stephen si voltò e si ritrovò di fronte a Daisy.
"Non vuoi stare con tuo padre?" fece lui "Avrete tantissime cose da dirvi"
Lei non gli rispose.
Si fece avanti finché tra loro non vi era che una minima distanza e poi lo abbracciò.
Lo strinse a sé, mentre Stephen ricambiava la stretta all'inizio con un po' di stupore ma poi con forza.
"Grazie, Quarterback" bisbigliò al suo orecchio "e non parlo solo di mio padre. Parlo del fatto che per tutto l'anno sei rimasto al mio fianco nonostante ti abbia dato un sacco di motivi per andartene. Tu sei rimasto"
Stephen le posò un bacio sui capelli biondi.
"Sarà che sono davvero testardo" rispose.
"Oh lo so"
Daisy si allontanò e gli sorrise.
"Ci vediamo domani al diploma?" fece.
Per un istante pensò che dopo il diploma sarebbe dvouto andare in Inghilterra con i suoi genitori e che la sua strada si sarebe inesorabilmente divisa da quella di Daisy.
Ma dalla limpidezza negli occhi di lei capì che il pensiero non l'aveva ancora sfiorata, probabilmente perché la sua mente era fin troppo affollata dai pensieri di quell'interminabile notte.
Non le avrebbe dato quel fardello da sopportare, non in quel momento.
Alla fine si limitò ad annuire.
"Certo" rispose.
Daisy sorrise ancora di più e gli diede un bacio sulla guancia, come saluto.
"A domani" disse.
Poi si voltò e tornò dalla sua famiglia appena ritrovata, mentre Stephen rimaneva a fissare il vuoto davanti a sé.
"A domani, Shakespeare" disse a se stesso.
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Wonderland
Fantasy"Ci proteggiamo a vicenda, ricordi?" Daisy Dickens potrebbe sembrare una ragazza come le altre: certo, è particolarmente solitaria, il più delle volte quando apre bocca è per dare una risposta tagliente e ha costruito intorno a sè un'armatura inscal...