Capitolo 5 - Aoshima

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Sentii dapprima la pelle bruciare, poi un dolore persistente su tutto il corpo, ma la cosa che mi dava più fastidio in quel momento, era la luce penetrante del sole negli occhi.

Mi sentivo viva, e questo era decisamente un problema... Volevo aprire gli occhi per vedere dove fossi, ma avevo paura che al mio risveglio avrei trovato mio padre in piedi davanti al letto in attesa di prendersi di nuovo il mio corpo, quindi decisi di rimanere con gli occhi serrati.

Poi sentii un qualcosa di ruvido e viscido allo stesso tempo sulla mia guancia sinistra, quindi decisi finalmente di aprire gli occhi e notai un piccolo animaletto completamente nero che mi leccava il viso. Un gatto? Perchè c'è un gatto nella mia camera?

Mi alzai di getto con il corpo completamente dolorante e mi guardai intorno... Non ero a casa mia... Le pareti in mattoni ed il soffitto il legno, non assomigliavano minimamente alle pareti candide della mia camera da letto. E se mio padre mi avesse trovata e nascosta in un qualche scantinato logoro?

«Buongiorno» Disse una vecchietta entrando nella stanza. «Vedo che hai deciso di svegliarti» Perchè una vecchietta doveva trovarsi in un posto del genere?

Avrei voluto chiedere dove fossimo e che volesse da me, perchè ero ricoperta di bende e perchè c'era un gatto nero che mi faceva le fusa, ma quando aprii la bocca, la mia voce sembrava ancora bloccata.

«Si è svegliata tesoro, o parli da sola?» Questa volta fu un uomo anziano ad entrare nella stanza e sembrava prendersi il gioco della vecchietta.

«Credi davvero che mi metta a parlare da sola?» Domandò l'anziana signora incrociando le braccia.

«Sincero?»

«Ah, stai zitto e vai a preparare qualcosa di caldo alla ragazza... Sarà affamata, non mangia da mesi»

Da mesi? Spalancai gli occhi preoccupata e l'anziano signore sembrò accorgersene. «Tranquilla, sei a letto solo da due giorni, a mia moglie piace esagerare» Disse burlandosi nuovamente di lei.

«Finiscila e valle a preparare della zuppa» Gli ordinò prima di girarsi verso di me. «Ti piace la zuppa tesoro?» Annuii incapace di fare altro, poi mi guardai intorno. «Tranquilla, sei a casa nostra... Come ti chiami?» Abbassai lo sguardo affranta, ancora incapace di emettere suoni. «Ah già... Il dottore ha detto qualcosa a proposito delle tue corde vocali danneggiate... Hai carta e penna sul comodino se preferisci»

Girai lo sguardo ed afferrai subito carta e penna come mi aveva detto e scrissi il mio primo messaggio: "Dove mi trovo?"

«Aoshima, una piccola isola sul mare di Seto» Ok, ora si spiega perchè non sentivo acqua quella notte... Il mio aereo era atterrato su un'isola.

"Qualcuno sa che sono qui?"

«Non credo, ma se vuoi cerco di avvertire qualcuno...»

"No!" Scrissi e la signora sorrise. "Scusi, è che se possibile, vorrei che nessuno sappia dove mi trovo"

«Non preoccuparti, sei al sicuro qui»

"Grazie"

«E come ti chiami?» Il mio nome... Cos'è un nome se non delle lettere messe a caso su un pezzo di carta? Perchè le persone volevano sapere il mio nome? Io d'altronde non sono nessuno... «Se non vuoi dirmelo, non preoccuparti, qui sull'isola è come se ricominciassimo tutto da zero...»

"Che intende?"

«Poi vedrai...» Disse sempre con il sorriso stampato in volto. Non sembrava uno di quei sorrisi falsi che le persone erano solite rifilarmi, sembrava un sorriso sincero e senza secondi fini. «In ogni caso, puoi anche sceglierti un nome se vuoi, ma vedi di farlo in fretta, o sarò costretta a dartene uno io... E ti dico solo che una delle mie figlie si chiama Prosmana»

Fumo E Cenere - AoshimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora