Bite

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Lasciò la pista correndo, facendosi spazio tra i corpi. Cercava disperatamente di raggiungere un posto appartato ma non sembrava esistere in quel posto. Seguì la corrente che gli veniva imposta dagli spostamenti della folla e, tra i cambi repentini di direzione, si trovò davanti alla porta del locale. La spalancò velocemente, uscendo nel freddo della sera.  Il contrasto tra l'aria calda e asfissiante del locale e l'aria fresca serale lo fece rabbrividire.
Il dolore persisteva ancora sul suo collo. La sua mano, ancora avvolta suo punto dolente, poteva sentire anche la fluidità del sangue che scorreva e Louis temeva di spostarla per sapere se fosse vero o meno.
Si appoggiò al muro cercando di recuperare fiato e tranquillizzarsi.
Cercava di dare una spiegazione razionale alle sensazioni provate ma la testa pesante e il dolore costante non aiutavano.
Il primo pensiero che si palesò nella sua testa fu che qualcuno gli avesse drogato il drink.
Avrebbe spiegato quelle sensazioni di calore doloroso e quelle fitte alla testa. Forse era stato proprio Drake a drogarlo, dopotutto quel ragazzo non gli aveva trasmesso onde positive. Il suo piano probabilmente era fargli perdere razionalità per violentarlo,  come si sentiva su tutti i telegiornali. E lui era stato così stupido da accettare le sue advances, dopo che si era ritrovato disperso in un bosco senza sapere il motivo. Era uno sprovveduto.
Il dolore al collo tornò forte con una fitta. Il morso.... Come faceva ad avere un morso sul collo? Drake lo aveva forse morso e lui lo ignorava? Il dolore era esagerato dall'effetto della droga?
Non sapeva rispondere.
La sua vita ultimamente era confusa, troppo confusa. Troppi tasselli mancavano nella sua memoria. Tutte le domande che lo assillavano non avevano risposta.
Si trovava in un vicolo, di notte, di fianco ad uno squallido locale con la testa in fiamme e il collo sanguinante. Cosa lo aveva portato lì? E cosa lo avevo portato nel bosco pochi giorni prima? Cosa gli era successo? Le lacrime riempirono i suoi occhi scivolando silenziose sul suo viso. Non si meritava tutto quel tumulto, non dopo quello che aveva già dovuto sopportare nella vita. Era stufo di porsi domande, voleva risposte, almeno una volta. Il dolore lo innondò in una volta sola, incitato dagli eventi di quei giorni e di quella stessa sera. Gli tornarono alla mente le parole di suo padre e per un istante iniziò a crederci.
"Non voglio uno sgorbio come figlio! Voglio vedere in lui potenza, forza e determinazione. Invece guardalo....è un debole"
Non potrà mai dimenticare il disgusto con cui pronunciava quelle parole, ma se per anni non le aveva mai assecondate ora si sentiva esattamente così: debole.
Inizia a capire che tutti gli sforzi fatti dalla madre difenderlo da quegli attacchi erano inutili. Era indifendibile perché era tutto vero. Ha sempre e solo portato dolore nella vita di tutti. Di suo padre, nella sua ma soprattutto in quella di sua madre, costretta alle violenze del padre scatenate dalla sua persona, perdere la sua famiglia vedendosi abbandonata dal marito che non poteva più vivere con uno "sgorbio". Ha cercato di allontanarsi da lei per darle la possibilità di rifarsi una vita migliore, senza di lui a distruggerla. Niall si era rivelato il coinquilino perfetto nonché un grande amico sempre pronto a farlo sorridere. Ma ben presto avrebbe fatto soffrire anche lui, perché era l'unica cosa che sapeva fare.
Ormai era un fiume di lacrime e il dolore emotivo superava di gran lunga quello fisico.
Si accasciò a terra prendendosi le ginocchia vicino al petto e poggiandovi sopra la testa. Non riusciva a fermare i singhiozzi.
Improvvisamente sentì una mano posarsi sopra la sua testa e una voce chiamarlo, ma sembrava lontana, attutita dal suo pianto e dal dolore che provava. Quando riuscì a mettere a fuoco la figura riconobbe gli occhi scuri di Drake. Il panico prese il sopravvento.
"LASCIAMI!! LASCIAMI SUBITO!!" Iniziò ad agitare convulsamente le braccia cercando allontanarlo, l'altro fu costretto a lasciare la presa su di lui, sorpreso della reazione esagerata dell'altro.
"Ehi Louis calmati. Che ti prende?" Chiese cauto.
"Mi prende che non mi fido di te e voglio che mi stai lontano" rispose duro Louis ma con il timore sempre presente nella voce.
"Okay okay. Non ti fidi di me, è giusto, dopotutto non mi conosci. Ma sono comunque preoccupato per te" il tono sembrava sincero ma Louis inchiodò i suoi occhi chiari agli occhi scuri dell'altro e in essi non vide altro che indifferenza.
Drake riprese a parlare "lascia che ti aiuti, ti accompagno a casa. Mi sembri davvero stravolto"
"No, non mi serve il tuo aiuto...TU MI HAI DROGATO!" In un moto involontario cercò di alzarsi sulla proprie gambe, ma fu un tentativo vano. Tremarono per qualche secondo per poi vedere sotto il suo peso. Ricadde a terra con un tonfo producendo un piccolo sbuffo di dolore.
"Drogato? Ma cosa stai dicendo? Ti prego. Non ti reggi neanche in piedi. Non mi perdonerei mai se ti lasciassi qui da solo"
In risposta ricevette solo uno sguardo indagatorio dall'altro che ribadiva il concetto: non si fidava di lui.
"Louis ascoltami" disse Drake abbassandosi alla sua altezza. " capisco che non ti fidi di me ma sto cercando di aiutarti. Se volessi il tuo male ti lascerei qui, dove potrebbe passare un qualsiasi ubriaco e farti del male. Sono uno sconosciuto ma mi sto dimostrando gentile nei tuoi confronti"
Louis per un momento si sentì in colpa. Dopotutto non aveva prove che Drake gli avesse fatto del male e ora era qui ad offrirgli il suo aiuto. Inoltre non aveva molta scelta...non riusciva nemmeno a reggersi in piedi, figurarsi tornare a casa. E stare lì in quel vicolo non era un opzione che voleva prendere in considerazione.
"Hai ragione, ma non voglio approfittare della tua gentilezza. Potresti chiamare Niall, mi porterà lui a casa"
"Il tuo amico si è chiuso nel bagno con David venti minuti fa e non sono ancora usciti. Non roviniamogli la serata, ti accompagno io"
Non poteva rovinare la serata a Niall....Non dopo che lo aveva tenuto giorni chiuso in casa a penare per lui e per le sue disgrazie. Non se lo meritava.
"O-okay allora grazie"
Drake gli porse la mano aiutandolo ad alzarsi. Si dovette appoggiare all'altro per riuscire reggersi in piedi. Lentamente si diressero verso il parcheggio dove probabilmente il biondo aveva parcheggiato la macchina. Attraversarono la strada illuminata solo dalla luce fioca di un lampione. Il marciapiede sotto i suoi piedi sembrava allungarsi ad ogni passo e la meta non arrivava mai, probabilmente era ancora sotto quell'effetto strano che lo aveva colpito poco prima.
Drake tirò fuori le chiavi della sua auto e premette il bottone di apertura. Qualche metro lontano da loro si accesero i fari di un'Audi nera. Arrivarono vicino ad essa. Drake lasciò un secondo Louis appoggiato alla carrozzeria per potergli aprire la portiera, cercò poi di farlo chinare in macchina ma Louis nel suo toccò non percepì alcuna delicatezza.
Cercò per un secondo di ribellarsi, la paura nei suoi confronti era tornata.
Una voce squarciò l'aria.
"Louis, vieni con me"
Louis sentendosi chiamare girò la testa di scatto, trovando davanti a lui un ragazzo alto e moro. La sua pelle sembrava abbronzata e i suoi occhi scuri come i suoi capelli.
Louis fu colpito dalla sensazione di aver già visto quel ragazzo ma cercando nella sua mente non riusciva proprio ad associarlo ad una sua conoscenza.
Drake interruppe i suoi movimenti lasciando leggermente la presa sul ragazzo, senza mai mollarla del tutto. Parlò con voce tagliente verso lo sconosciuto.
"Che cosa vuoi?"
"Voglio il ragazzo. Lo sai a chi appartiene"
Appartiene... nella mente poco lucida di Louis tornarono le parole del messaggio. Quel ragazzo aveva parlato di lui come se fosse un'oggetto, esattamente come aveva fatto colui che aveva mandato il messaggio. Forse sapeva qualcosa.
"C-chi sei tu?" Balbettò a fatica, quando parlò sentì una fitta al collo ma il bisogno di sapere se quel ragazzo era a conoscenza di qualcosa che lo riguardasse superava il dolore. Dopotutto sapeva il suo nome...
"Louis, sono Zayn" rispose con ovvietà come se il castano già lo conoscesse. Ma per Louis non era così...
Vedendo lo sguardo corrucciato e confuso dell'altro Zayn capì.
"Non ti ricordi... sapevamo che sarebbe potuto succedere" parlò fra se e se.
"T-tu mi conosci?" Chiese confuso il ragazzo.
"Si e per questo ti dico che ora devi venire con me" parlò con così tanta sicurezza ed enfasi che le gambe di Louis quasi si mossero da sole verso di lui. A differenza di Drake, gli occhi di Zayn gli ispiravano fiducia, calore. Sensazioni che provava solo quando era in famiglia.
La presa sulla sua spalla però si rafforzò.
"Lui non va da nessuna parte" parlò duro Drake ma quando si rivolse a lui il suo tono di voce cambiò radicalmente, diventando quasi dolce.
"Piccolo non vorrai andare con un completo sconosciuto, vero?"
"Anche tu lo sei" rispose atono.
"È vero...però io ti ho aiutato e ti sto aiutando. Mi merito un po' della tua fiducia."
Si lo aveva aiutato ma non si fidava di lui. Ma come poteva farlo di un altra persona ignota?
La sua testa rischiava di scoppiare. Cosa avrebbe dovuto scegliere? Se avesse scelto nel modo errato si sarebbe trovato nuovamente ad affrontare situazioni dure e spiacevoli. E non sapeva se ne aveva ancora la forza.
"Ehi Louis, non resistere al contatto"
Louis lanciò un urlo di dolore. Quelle parole aveva scatenato in lui razioni irrazionali. Il collo aveva tornato a dolere, più forte di prima ma ciò che faceva più male era il suo cuore. La sua mente era ormai completamente soggiogata alle emozioni. Dolore, rabbia, abbandono...amore.
Sentì una forza richiamarlo dal suo interno che voleva prendere il sopravvento. Era troppo debole per resisterle.
Si lasciò trascinare. Svenne, non permettendo a nessuno di vedere nuovamente i suoi occhi.
Occhi che si erano illuminati di un blu brillante.

Kindred spirit || Larry Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora