Nightmare

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I suoi passi rimbombavano pesanti per tutto il corridoio. Era una camminata coordinata e cadenzata che rifletteva un personalità rigida e statica.
Spalancò la porta con decisione. Sapeva di essere lui il capo.
"Ci sono novità?"
"No, signore. Abbiamo tentato con una diversa formula ma il risultato è lo stesso. Forse potrebbe funzionare se usassimo del fosfato p..."
"Non mi interessa che cosa userete!" Tuonò la voce. "Dobbiamo avere risultati e in fretta. Manca poco e dobbiamo essere preparati. Non posso fallire ancora quest'affare."
"Si capo, lo so ma..."
"No! Non lo sai"
L'uomo si avvicinò al bancone sul quale erano poggiate una moltitudine di fialette. Ne prese una tra le mani esaminandola attentamente.
"C'è il rischio che sia letale?"
"Si... purtroppo se sbagliate le dosi questo liquido è altamente nocivo."
"Non fatelo accadere. Sono troppi anni che prepariamo il terreno, non possiamo perdere il nostro campione"
"Signore, non posso dare una risposta affermativa, calcolando le probabilità.."
"Non mi interessano le tue probabilità. L'affare che sto conducendo è troppo grande per essere rovinato."
Riappoggiò la fiala sul bancone.
Riprese la sua camminata statuaria verso la porta. Prima di uscire nel corridoio si girò verso il suo precedente interlocutore.
"Tornerò domani e voglio delle novità, o farò assaggiare a te il liquido per controllarne le dosi"
———
Il sole era basso nel cielo, stava calando la notte. Lui e Harry si stavano tenendo per mano, passeggiando per le vie della città.
"Ti va un gelato?" Chiese il riccio.
"Ah quest'ora?" Chiese inorridito Louis.
"Certo! Il gelato si mangia a tutte le ore!"
"Tu sei pazzo" rise il liscio. Harry si morse un labbro, lasciando la sua mano per afferrarlo per i fianchi.
"Si, di te". Louis attaccò le sua braccia dietro al collo del più alto.
"Sei bravo solo a fare cliché...." Gli sorrise civettuolo.
"Ah si?" Ghignò il riccio.
L'altro annuì con la testa.
Il riccio a quel punto si strinse il corpo del più piccolo più vicino, poggiando famelico le labbra sulle sue. Indietreggiò, senza mai staccare i loro respiri, fino a che Louis non ebbe le spalle appoggiate al muro. Si baciarono per minuti, forse per ore. Quando si staccarono le loro labbra erano rosse accesse e gonfie.
"Questo era abbastanza un cliché per te?" Domandò strafottente il riccio.
"Mh...non so.... Dovresti baciarmi ancora così lo valuto meglio"
Il riccio rise prima di unire nuovamente le loro bocche. Scese lentamente con i suoi baci sul collo vellutato di Louis.
Il liscio sentì i brividi sprigionarsi in tutto il corpo. I piccoli morsi che Harry lasciava nel suo cammino era piccole scintille di dolore che portavano una scarica di piacere. Poi però sentì un dolore diverso, più intenso e distinto degli altri, vicino a dove Harry gli stava lasciando un succhiotto, vicino al suo morso. Staccò il riccio da lui portandosi immediatamente una mano sul punto ferito. Toccò qualcosa di metallico, attaccato al suo collo. Una siringa. La tolse lentamente, portandosela davanti agli occhi. Era un siringa piccola con un ago lungo circa 3 cm, ma la cosa più importante: era vuota.
Guardò Harry negli occhi. Gli aveva appena infilato una siringa nel collo?
"Harry..." La voce gli uscì impastata. I pensieri che si accavallavano nella sua testa non riuscivano ad uscire dalla sua bocca. Sentì le forze lasciare il suo corpo e, contro la sua volontà, si accasciò contro il muro, iniziando lentamente a scivolare verso il basso.
Sentì delle mani reggerlo per i fianchi ma il suo corpo era talmente inebetito da sembragli un tocco lontano.
"Louis, perdonami, ti prego" cercò di focalizzare la vista su Harry ma vedeva tutto sfocato.
Solo gli occhi lucidi e colmi di lacrime dell'altro furono lette dalla sua mente.
"L'ho fatto per noi...ti prego perdonami" la voce era sempre più lontana.
"Non volevo farti del male"
Poi buio.

Si svegliò bruscamente, emettendo un verso strozzato. Le sue mani tremavano.
"Louis, stai bene?"
Quella voce lo fece irrigidire e sobbalzare allo stesso tempo.
Harry era seduto alla scrivania del suo studio con uno sguardo preoccupato rivolto verso il più piccolo. Era chiaro che Louis avesse avuto un sonno disturbato, si era rigirato sul divano del suo ufficio tutto il tempo.
Si alzò dalla sua sedia per raggiungerlo ma come cercò di colmare la distanza tra loro il corpo del liscio si ritirò verso lo schienale del divano, quasi a voler scomparire in esso.
La mano di Harry che stava per accarezzargli la nuca si bloccò a mezz'aria.
"Louis, che ti prende?"
Il ragazzo nascose la testa tra le braccia non riuscendo a guardare l'altro negli occhi. Si annida a in lui una sensazione di tradimento, delusione e sfiducia. Un sogno non gli aveva mai procurato emozioni così profondamente negative.
Harry rimase sconcertato nel vedere la reazione del ragazzo a lui.
Aveva paura. Dopo che aveva chiarito, parlato, si erano abbracciati e stretti lui aveva paura.
"Louis, ti prego, dimmi che ti prende"
La frase fu seguita da attimi infiniti di silenzio, l'unico rumore udibile era il respiro agitato di Louis.
Harry tentò di avvicinarsi nuovamente ma, quando il liscio capì le sue intenzioni, alzò la testa di scatto, inchiodando lo sguardo nel suo. Harry rimase sopraffatto dalla portata di quello sguardo.
"Tu..." disse con voce graffiante "mi hai fatto del male"
Il riccio si ghiacciò sul posto.
"C-cosa?"
"Nel mio sogno" continuò Louis "mi hai infilato una siringa nel collo".
Le gambe di Harry presero a tremare furiosamente e facevano fatica a mantenere il suo peso mentre si spostava all'indietro. Continuava a guardare il più piccolo con occhi grandi e sgranati. Il cuore rischiava di uscirgli dal petto.
Guardò per un ultima volta il viso smarrito di Louis prima di catapultarsi fuori dal suo ufficio. Fece gli scalini tre alla volta fino ad arrivare al portone d'ingresso. Lo spalancò con forza, uscendo all'aria aperta. L'aria gli riempì i polmoni ma il suo battito cardiaco non diminuì.
Il passato tornò a fargli visita prepotente, entrando nella sua testa senza bussare e sprigionando la sua ondata distruttrice.
Louis stava ricordando.
Non era così che avrebbe dovuto avere inizio il processo.
Doveva avere più tempo, per risolvere le cose, per spiegare tutto a Louis, per fare in modo di tenerlo accanto a se.
Le carte in tavola si stavano rimescolando. Era una nuova partita e nessuno sapeva chi avrebbe vinto questa volta.

Kindred spirit || Larry Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora