Bad memories

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In questo capitolo affronterò temi difficili come violenza psicologica e verbale. Spero di non urtare la sensibilità di nessuno ma se così fosse vi prego di non leggere e passare avanti. (Metterò un segno quando la parte citata sarà conclusa)
Grazie ❤️

Con le lacrime che solcavano le sue guance, Louis stava vagando per il giardino della Villa.
La sera stava scendendo e con lei una leggera brezza fresca che lo faceva rabbrividire. Non aveva voglia però di rinchiudersi e disperarsi nella sua stanza, sarebbe stato patetico. Anche se l'idea di nascondersi sotto le coperte ed esternare tutto il suo dolore al momento non gli sembrava del tutto orribile.
Preferì comunque restare nel giardino, circondato dal silenzio e dall'umidità.
I suoi pensieri rimbombavano feroci nella sua mente e non riusciva a togliersi dalla testa le parole pronunciate da Harry che lo avevano portato in quello stato di disperazione.
"È sempre colpa tua, Louis. Se sto male, se mi sento spezzato, se percepisco di essere incompleto...è colpa tua"
La realizzazione di essere un peso, un male, per Harry gli frantumò il cuore più di quanto avrebbe immaginato.
Perché gli importava tanto? Dopotutto dovrebbe essere stato il contrario: Louis stava vivendo tranquillamente prima che nella sua vita entrassero Harry, Zayn e Liam con le loro stranezze.
Ma Louis non voleva prendersi in giro.
Forse quella che conduceva prima di incontrarli non poteva nemmeno essere definita vita: era tedio e paura.
Un continuo scappare dal passato, dai ricordi, dalle sofferenze che gli aveva inflitto suo padre.
Sentirsi inadeguato, inetto, rigettato da una delle persone che avrebbe dovuto amarlo più di ogni altra cosa.
Quando era piccolo adorava trascorrere del tempo fuori casa. Andava ovunque sua madre avesse voglia di portarlo: al parco, al supermercato, in piscina....ovunque, a lui bastava che ci fosse la sua mamma. Ricorda le loro partite a nascondino, e solo ora, ripensandoci, capisce che la madre faceva sempre apposta a farlo vincere nascondendosi dietro oggetti minuscoli; ricorda la spesa al supermercato che sua madre trasformava in una caccia al tesoro degli ingredienti; i baci morbidi che gli lasciava nei punti in cui si feriva.
Il problema era rientrare a casa.
Sembrava che una volta che la porta si chiudeva alle loro spalle iniziasse l'inferno. Urla, grida, botte.
Pianti, singhiozzi, lamenti. Louis sentiva tutto attutito dalle mura della sua camera.
"TI AVEVO DETTO DI NON PORTARE QUEL PEZZENTE FUORI DA QUESTA CASA!"
Uno schioccò rimbombò tra le pareti dell'abitazione.
"Ma D-des...è solo un bambino..." la voce di sua madre era gracchiante.
"non è un bambino...è un parassita." Sibilò Des in risposta. "E sei tu ad averlo partorito quindi il minimo che tu possa fare è obbedire a ciò che dico a riguardo"
"Non è un parassita, è nostro figlio..."
"ZITTA!" Un altro rumore sordo.
Un gemito acuto lasciò la gola di sua madre prima di liberarsi in un pianto disperato. Louis avrebbe voluto scendere e abbracciarla, come faceva lei quando era lui a piangere. Johanna però era stata molto chiara con lui: non doveva lasciare la sua stanza quando sentiva urlare.
"Shhh, shhhh. Tesoro ... sai che non ce l'ho con te. Non è colpa tua se è nato così." La voce di suo padre si era attutita è fatta più dolce, ma un retrogusto amaro alleggiava nelle sue parole.
"Mi dispiace averti fatto male. Sai che non voglio fartene. Lo sai, vero?" Non sentì la risposta.
"Adesso sistemerò tutta questa storia. Così noi due non dovremo più vivere con questo peso"
Sentì dei passi pesanti salire le scale.
"DES!"
Un passo lungo il corridoio.
"Che vuoi fare!?"
Un altro passo.
"Des, lascialo stare!"
Dei tonfi sulla porta.
"DES, TI PREGO"
Le urla di sua madre passarono in secondo piano quando la porta della sua stanza fu spalancata.
"C-ciao papà" disse Louis guardando l'uomo con i suoi grandi occhi blu.
"Non chiamarmi così" ricevette come risposta. Il piccolo abbassò allora lo sguardo.
"Lo sai quello che mi hai fatto fare a tua madre!?" Gli spruzzò contro velenoso.
"N-no..." tremò la voce in riposta.
"Le ho fatto del male per colpa tua....è sempre colpa tua Louis. Se lei è stanca, dolorante, spezzata. Sei tu che la rendi così"
Louis rialzò repentino lo sguardo, spalancando così tanto gli occhi che sembrava stessero per uscire dalle orbite.
"I-io faccio male alla mamma?"
"Si, tu. Pensi che se lo meriti, di stare male? Dopo tutto quello che fa per te..."
Delle lacrime iniziarono a scendere copiose sulle sue guance accompagnate da forti singhiozzi. No, la sua mamma non si meritava di stare male per colpa sua. Non dopo tutto l'amore che gli dava, i sorrisi, i baci, i giochi...
"No!"
"Bene, siamo d'accordo. Ma io posso aiutarti a smettere di tormentarla. Devi solo ascoltarmi"
"Io...posso smettere di fare male alla mamma?" Chiese il bambino cercando di contenere il pianto nel petto. In questo modo però la sua gola sembrava essere in fiamme.
"Domani. Inizierai a venire al lavoro con me, al laboratorio, e li proverò ad aiutarti."
(Fine parte delicata)
"Ehi, stai bene?"
Una voce lo trascinò bruscamente fuori dal suo ricordo.
Non si era nemmeno accorto di essersi seduto sul prato. Era come se avesse vissuto una sorta di trans per minuti interi. Forse anche per più tempo dal momento che nel cielo non c'era più traccia del sole e una luna pallida si stava facendo spazio.
"Amico, mi stai facendo preoccupare. Devo portarti in ospedale?"
Si era quasi dimenticato della voce che lo aveva chiamato. Girò la testa verso la figura alla sua sinistra: era un ragazzo alto, in piedi di fianco a lui, lo guardava dall'alto con occhi bruni preoccupati.
"Io...no, scusa...... sto bene" rispose confuso il liscio.
Non era la prima volta che vedeva qualcun altro in giro per la casa ma li aveva sempre visti da lontano. Era strano parlare con uno di loro.
"Davvero, non sembri stare bene...sei terribilmente pallido e hai fissato il vuoto per minuti anche mentre ti chiamavo"
"Sto bene. Mi ero solo perso in brutti ricordi."
"Sicuro? Potresti essere in uno stato di shock o trauma, per non parlare del fatto...."
"Sto bene" lo interruppe Louis. Era stato più asciutto di quello che voleva essere, ma dopo le memorie terribili che aveva rivissuto gli era venuto fuori come tono naturale. Il ragazzo al suo fianco si ammutolì. "Scusa, non volevo essere così brusco." Cercò di sorridergli per riparare al danno.
Lo sconosciuto gli sorrise leggermente di rimando.
"Allora, posso sapere come si chiama il mio medico improvvisato?"
"Sono Nick. E io posso sapere come si chiama il mio paziente burbero?"
"Louis"
"Bene Louis, in quanto tuo medico sono costretto a chiederti le cause che ti hanno portato ad imbambolarti come un manichino." Rise il più alto facendo ridere anche il più piccolo.
"Mm, non so. Non mi sembra molto preparato in materia. Mi mostri la sua laurea"
Altre risate uscirono dalle loro labbra.
Nick lo stava guardando intensamente, probabilmente cercando di capire come stesse davvero.
"Louis, ora seriamente. So di essere un totale sconosciuto ma proprio per questo se c'è qualcosa che ti fa stare male e io in qualche modo posso aiutarti ti chiedo di dirmelo, tanto a chi potrei andarlo a raccontare?"
"Forse proprio alla persona che mi ha fatto stare male"
"E chi sarebbe?"
Louis ci pensò su qualche secondo prima di dare una risposta. Non sapeva se fare il nome di Harry sarebbe stata una buona idea, dopotutto era abbastanza ovvio che il quel posto si conoscessero tutti e non sapeva esattamente per quale tipo di legame.
Poi pensò che fare una propaganda su quanto fosse stronzo il riccio sarebbe stato solo il primo passo per abbandonare la rabbia che lo alimentava.
"Harry" rispose sicuro.
Nick scoppiò in una fragorosa risata.
"Cosa c'è? Perché ridi? Lo consoci bene, vero? Oddio sarete sicuramente amici e ora tu ce l'avrai con me..." si impanicò il castano.
"No no no. Cioè si, lo conosco ma sono qui da poco quindi non ho un grande rapporto con lui, anzi con nessuno"
"È per questo che camminavi qui intorno da solo?"
"Già, cercavo di ammazzare il tempo. Senza amici non è molto facile farlo."
"Anche io mi trovo spesso da solo"
"Bene, allora possiamo essere amici noi due"
Un sorriso nacque sulle labbra del liscio. Aveva un nuovo amico.
———
"So di farti pena in questo momento"
Zayn guardava l'orizzonte davanti a se. Il sole ormai cadente dava un leggero colore aranciato alla sua pelle che, secondo Niall, rendeva quel misterioso ragazzo ancora più affascinante. Era impossibile negarlo: i suoi lineamenti perfetti, il taglio degli occhi, le labbra carnose... era sicuramente uno dei ragazzi più belli che avesse mai visto.
"P-pena? Io davvero non provo pena per te" ma il biondo sapeva di star mentendo anche a se stesso. Come era possibile non provare compassione per lui, dopo che aveva visto il suo ragazzo tradirlo?
"So che è così. Ma non devi. Non voglio passare per lo stupido allocco che si è innamorato della persona sbagliata e poi è stato buttato via, sono più di questo. La vita va avanti, sempre e comunque, per quanto sarà difficile superare questa rottura, anzi devastante, io ce la farò"
E Niall gli avrebbe anche creduto se non avesse fatto l'errore di guardarlo negli occhi... quella vena di orgoglio effimera che celava in realtà la voglia di non mostrasi debole, sofferente e ferito.
"Ma tu hai tutto il diritto di stare male! Quello che ho fatto, quello che abbiamo fatto è stato orribile, misero.... Ho il senso di colpa che mi corrode. Ascolta Zayn io..."
"No ascolta tu Niall." Lo interruppe il moro. "Non voglio la tua compassione"
"Bene" rispose deciso Niall "allora avrai la mia rabbia"
"Rabbia?" Lo sbeffeggiò il moro. "Pensi anche di avere il diritto di essere arrabbiato!?"
"Si! Sono arrabbiato perché tu non lo sei!" Gli occhi di Zayn si trasformarono da infastiditi a confusi. Lo guardò in modo strano, dimenticando per qualche secondo di portare la sigaretta alle labbra.
"Dopotutto quello che è successo tu sei qui a parlare tranquillamente come se non fossi io la causa del tuo dolore! Devi arrabbiarti, urlarmi contro, anche prendermi a cazzotti se serve!"
"È così far calare il tuo senso di colpa!?" Sputò con tono ostile. I suoi occhi ormai erano chiusi in due fessure. La sigaretta ormai spenta e dimenticata vicino ai suoi piedi.
"È quello che vuoi, no? Se ti urlo contro penserai di aver scontato la tua pena nei miei confronti e ti sentirai meglio. Ma pensi davvero di meritare di stare meglio?"
Quelle parole colpirono Niall come un pugno nello stomaco.
Meritava di stare meglio? Probabilmente no.
Quel velo di innocenza che aveva sulla sua testa se lo era cucito da solo. Era colpevole.
Aveva cercato un modo per espiare il suo peccato e giustamente Zayn non voleva aiutarlo in ciò.
"Tu-tu hai ragione. Completamente. Sono una persona orribile. Sono finito per commettere l'unica cosa che mi ero ripromesso di non fare mai nella vita: tradire o essere causa di tradimento. Dopo tutto quello che ha passato mio padre a causa del tradimento di mia madre ho avuto anche il coraggio di commettere lo stesso errore. Mi faccio schifo da solo"
Stava piangendo. Non poteva più trattenere le lacrime.
"E-e io non so cosa mi sia s-uccesso" il pianto faceva uscire parole a mala pena comprensibili " e so che tu non vuoi sentirti dire ciò ma io provo per Liam qualcosa di inspiegabile. Come se fosse fuori dal mio controllo. Questo era l'unico motivo per cui mi reputavo ancora innocente ma non lo sono. Liam era tuo, anzi è tuo. Non so perché il mio cuore pensi che sia anche un po' mio"
"Perché è così" la voce di Zayn era calma, come se quelle parole non avessero un peso quando invece erano gravose.
Il suo sguardo era colmo di una nuova consapevolezza.
"Noi due condividiamo con Liam un legame incomprensibile alla mente umana. Anche al cuore umano. Va oltre tutti i sentimenti che hai mai sperimentato."
"Ma perché io so che potresti rendere comprensibile ciò che per me è incomprensibile?"
Niall sapeva che Zayn era a conoscenza di una verità celata e come lui anche Liam. Voleva solo sapere la verità: in questo modo non si sarebbe più tormentato, tutto sarebbe stato chiaro e lui poteva andarsene, con un peso nel cuore certo ma per lo meno non avvolto dalla bugia.
Zayn sospirò.
"Non spetta a me dirtelo"
"Io credo di sì" pronunciò con una nuova determinazione il biondo.
"No invece, perchè questa cosa non riguarda solo me, te e Liam. Riguarda anche Louis e Harry e devi credermi quando ti dico che non so quanto sia grave la loro situazione ma non dobbiamo comprometterla più di quanto è già"
"Loro situazione? Si sono conosciuti pochi giorni fa..."
"Niall..."
"A meno che....loro già non si conoscessero..."
I pensieri frullavano veloci nella testa di Niall.
Erano successe cose troppo strane in quel periodo. Così tante che si era quasi dimenticato che il suo amico era sparito per giorni. Non poteva tutto essere un caso.
"Niall, davvero, è meglio che non ti crogioli in teorie strane"
"È così vero? Voi sapete già chi è Louis....lo sapete da ancora prima che lui arrivasse in questo posto..."
Zayn aveva sempre tenuto un'espressione indecifrabile ma in quel momento lo guardava apprensivo.
"Smettila"
"Ma lui non vi conosce.... E non conosce Harry ma tu hai parlato come se loro avessero un passato e-"
"Niall!!"
Non fu Zayn ad interromperlo questa volta.
Da lontano Liam si stava arrampicando sulla collina.
Niall si girò a guardare Zayn.
"Vai da lui" fu l'unica cosa che disse il moro, ricostruendo il muro di freddezza.
"Vieni anche tu"
"È te che cerca"
Niall si girò verso la direzione in cui stava arrivando il castano, compiendo piccoli passi verso la sua direzione.
Quando Liam si accorse effettivamente della sua presenza lo raggiunse in poche falcate veloci.
"Niall! Per fortuna ti ho trovato"
Niall tentò di rispondere ma il più grande lo strinse in un abbraccio facendogli affondare la testa nel suo petto.
"Quando non ti ho più visto io..Pensavo che te ne fossi andato."
La sua presa era ferrea intorno alle sue spalle. A vedere tutta quella preoccupazione per lui, a Niall, si scaldò il cuore. Ricambiò l'abbraccio,stringendo le braccia intorno alla vita dell'altro.
"Non me ne vado da nessuna parte, a meno che non me lo chieda tu"
"Non lo farei mai" un bacio si depositò sulla sua testa.
"Ma si può sapere che fine avevi fatto? Dovresti essere a riposare"
"Ero stufo di essere rinchiuso il quella stanza" si imbronciò. "Così ho deciso di fare un giro, prendere un po' di sole...vitamina D sai..."
"E sei stato fuori per tutto questo tempo?"
"Stava arrivando il tramonto e così sono salito qui per vederlo. Poi ho incontrato..."
Si girò per indicare a Liam la presenza di Zayn.
Appoggiato all'albero però non c'era nessuno.
"Chi...?" Chiese curioso il castano.
"Nessuno..."
"Oh.." Liam restò confuso alla risposta.
"Che ne dici se torniamo dentro? Sta arrivando molta umidità e tu non puoi prendere freddo nelle tue condizioni"
"Si andiamo..."
Prima di andarsene, Niall, si avvicinò nuovamente all'albero. Di Zayn non c'era traccia.
Solo un mozzicone di sigaretta.
———
Innanzitutto: ciao e come state?
Mi scuso per averci messo tanto ad aggiornare ma la scuola mi sta prosciugando e gli eventi degli ultimi giorni mi hanno destabilizzata.
Quello che sta accadendo è disumano, fa capire quanto l'uomo non abbia capito nulla, nulla, della storia.
Avrei migliaia di cose da dire ma non riesco nemmeno ad esprimermi.
Spero che voi stiate bene.
Key 🔑💕

Kindred spirit || Larry Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora