six

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La musica assordante occupò l'udito di Mattia, si sentiva confuso e il volume alto di certo non aiutava.
Era rimasto tutta la sera seduto sul bancone di quella insignificante discoteca ad osservare i suoi amici ballare felici e spensierati. Cos'aveva lui che non andasse? perché non riusciva a divertirsi come tutti gli altri? odiava quel posto e odiava vedere tutti quei ragazzini colmi di ormoni strusciarsi l'uno con l'altro. Lo stesso poteva dire Christian, seduto dall'altro lato della grande sala, non si stava divertendo affatto, non riusciva nemmeno a respirare per quanto fosse così tanto concentrato sulle persone. Si sentiva morire tra quell'accumulo di gente credendo di essere costantemente sotto accusa finendo con annaspare di continuo. Mattia avrebbe voluto davvero correre da lui per assicurarsi che stesse bene anche se conosceva perfettamente la risposta. l'unica persona con cui Christian riusciva a comunicare senza farsi assalire da un attacco d'ansia improvviso era proprio il minore e se non fosse per la reazione che aveva avuto nella macchina un'ora prima, sarebbe veramente corso verso di lui.

"Fanculo" sussurrò Mattia girandosi verso il barista. Gli chiese un cocktail, ne lesse il nome di uno qualunque dalla lista senza manco saperne il contenuto, l'importante è che fosse forte. Voleva lasciarsi andare e sapeva che l'alcol era l'unico modo per staccare la spina. Odiava quel bruciore attraversargli la gola e detestava ancor di più la sensazione orribile a fine serata o ancora peggio la mattina successiva ma in quel caso, non poteva fare altro che abbandonarsi al dolce bicchiere di fronte a lui.

Christian dall'altra parte della sala guardò preoccupato il biondo e quasi si strozzò con la sua stessa saliva quando lo vide portarsi alle labbra il liquido alcolico. Conosceva alla perfezione i gusti del suo amico e tutti i tipi di alcolici, tranne il vino, erano sulla lista nera.

Decise di lasciarlo stare, nonostante l'istinto violento dentro di se che lo incitava a precipitarsi verso di lui. D'altronde aveva diciassette anni e aveva la testa per decidere da solo, poteva fare anche meno di occuparsi di lui per qualche ora ma le intenzione cambiarono in picchiata quando lo vide scolarsi il secondo e successivamente il terzo bicchiere senza ritegno. Si catapultò da lui strappandogli il contenuto rosa quasi finito dalle mani.

Mattia si arrabbiò buttandosi sopra di lui per recuperarlo ma l'unica cosa che ottenne fu una buffa e goffa caduta.

"Piccolo andiamo, non ti fa bene bere" disse Christian per tranquillizzarlo ma il biondo si infuriò ancora di più spingendolo via.

"Non chiamarmi così" il moro contrasse la mascella, non riusciva a decifrare il suo stato d'animo.
"Matti sono anni che ti chiamo così"
"E pensi che mi faccia bene sentirti romanzare uno stupido nomignolo? anzi, ti dirò di più, mi scoppiano le vene quando lo fai, mi bolle il sangue e l'ossigeno va a farsi fottere Christian" urlò, con un tono di voce sconosciuto al più grande. Quest'ultimo fu sorpreso, spalancò la bocca ma non si fece impaurire dalle parole del suo amico.

Lo prese per mano uscendo immediatamente da quel posto soffocante. L'aria fredda riempì i polmoni dei due ragazzi e Mattia si sentì subito meglio al contrasto dell'aria quasi ghiacciata contrapposta al calore delle sue guance ormai a fuoco.

Christian corse insieme al minore verso la macchina appannata entrando velocemente come se avessero un segreto da nascondere ma la verità era che il moro voleva correre a casa per proteggere quel piccolo ragazzino ancora troppo immaturo per il mondo reale.

Quest'ultimo aveva freddo, un freddo gelido inspiegabile nelle ossa che non aveva mai provato, neanche nelle peggiori giornate di neve. Si sentiva debole e fragile, sapeva che avrebbe ceduto da un momento all'altro. Senza dire nulla e senza chiedere il consenso di Christian si mise sul suo grembo per cercare un po' di calore, scavalcando il piccolo spazio che li divideva. La situazione però, era completamente differente da quella del pomeriggio passato. Sul divano c'era malinconia, tristezza, voglia di cercarsi e cullarsi per riempire traumi e vuoti passati mentre sul sedile della macchina c'era ardore, tensione, voglia di scoprirsi, voglia di andare oltre un semplice abbraccio. Gli ormoni di Mattia in quella posizione smisero di funzionare e di certo la quantità di alcol assunta non aiutava per nulla.

Per qualche secondo non capì più niente sussultando ad ogni minimo movimento compiuto dal più grande. Fu involontario iniziare a muoversi sulle sue gambe, appoggiò le mani sulle sue spalle e finì con il strusciarsi sul suo migliore amico per trovare un po' di sollievo.

"Cazzo Mattia, fermo" a Christian mancò il fiato per quell'assurda situazione, il suo migliore amico, la persona con cui aveva diviso quasi tutta la sua vita, la persona con cui faceva la doccia quando erano dei piccoli batuffoli, si stava strusciando su di lui e la cosa più assurda era che gli piaceva e non poco. Cercò di dimenarsi ma senza alcun risultato, il biondo proprio non voleva fermarsi. Si accese improvvisamente un fuoco dentro al petto del più grande, un fuoco incessabile che gli provocò dubbi a cui non riusciva a dare risposte sensate.

Nonostante volesse continuare soprattutto quando gli arrivarono all'udito dei sottili gemiti del più piccolo, sapeva che avrebbe dovuto fermarlo, per di più conoscendo la poca sobrietà del minore in quel momento. Decise così di porre fine a tutto, posò le mani sul suo bacino aiutandolo a distaccarsi dal proprio corpo bollente, erano entrambi estremamente eccitati e potevano sentirlo sotto di loro.

Mattia fece fuoriuscire dei sonori mugolii dalle labbra rosee e a Christian venne naturale pensare quanto volesse in quel momento poggiare le sue labbra su quelle del riccio.

Il brivido e il dolore al basso ventre sembrava far dimenticare tutti i problemi avuti nelle ultime ventiquattro ore nonostante il doloroso distacco.

Cosa diavolo era appena successo? le paranoie di Mattia a questo punto non tardarono ad arrivare, si rese conto della cazzata che aveva da poco compiuto. Si nascose rinchiudendosi su se stesso come se avesse appena commesso un omicidio iniziando poi a parlare a vanvera senza dare un effettivo senso a quel discorso.

"Dio mio Christian non so cosa mi sia preso davvero, non volevo. cos'ho combinato? ti prego perdonami" tante furono le parole pronunciate dal più piccolo ma Christian in quel momento divenne sordo, per di più muto, dimenticando per qualche istante che loro due erano solamente migliori amici.

Cambiò espressione, girò la chiave per l'accensione della sua auto e il biondo non si permise più di dire nulla. Dopo di che Christian lo accompagnò a casa sua senza però andare con lui fino alla porta come quando ritornavano da una bella serata. Solitamente Christian voleva assicurarsi che Mattia rientrasse in casa sano e salvo mentre quella sera fece ripartire la macchina senza nemmeno degnarsi di guardarlo in faccia e il più piccolo in quel momento capì di aver rovinato anni di puro e genuino rapporto.

Battiti sincronizzati - MatianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora