twenty-seven

3.4K 183 35
                                    

Passò capodanno, passò l'epifania e finalmente i ragazzi dopo il loro mese da sogno ritornarono ognuno nella propria casa.

Christian ritornò nella sua amata palestra a sfogare tutto ciò che avesse dentro, aveva un tornado da calmare e la danza era l'unico mezzo che potesse farlo. Voleva che i pensieri nella sua testa si zittissero solo per qualche secondo per ciò danzò per ore e ore, l'orario dei suoi allenamenti variava in base ai pomeriggi ma lui arrivò nella piccola sala all'alba e non uscì prima di sera. Aveva la testa in subbuglio, il cuore tremante e il sudore ad offuscargli la vista ma non gli importava. Stava ballando finalmente dopo un mese di pausa, nella casa al lago aveva ballato qualche volta ma non seriamente come quando lo faceva nella sala. Il suo maestro gli aveva perfino affidato le chiavi dicendogli che poteva rimanere quanto volesse, l'importante è che spegnesse le luci e chiudesse bene la porta prima di andarsene.

Fu un trauma per lui mettere piede nella città che gli aveva rovinato in qualche modo la vita, aveva rovinato il suo comportamento, gli aveva creato problemi d'ansia e aveva bisogno di espellere quelle sensazioni negative quindi si rinchiuse nel suo posto felice.

Erano le undici di sera eppure lui era ancora li, in mezzo alla sala a ballare, a provare coreografie da poco progettate e per l'ansia aveva perfino ripetuto coreografie da lui sapute a memorie e come se non bastasse aveva anche ripetuto balli eseguiti quando era solo un bambino. Aveva bisogno di scaricare lo stress, aveva un macigno nello stomaco che proprio non voleva alleggerirsi e mentre ballava quel peso sembrava diventare inesistente, per questo non voleva smettere. Piuttosto si faceva venire i crampi per tutto il corpo, si atrofizzava i muscoli, si distruggeva i piedi, cadeva mille volte ma non avrebbe mai rinunciato a quella leggerezza che sentiva all'interno della sua testa e nel suo cuore quando ballava. Era una sensazione che nemmeno lui riusciva a spiegare, l'unica cosa che sapeva era che la danza fosse l'unico modo che avesse per respirare ogni tanto, l'unico modo oltre Mattia.

Quest'ultimo quando tornò a casa si mise semplicemente nel suo letto a pensare. Erano cambiate troppe cose dalla loro partenza iniziale. Aveva confessato la sua sessualità a più persone dopo anni a fingere di essere una persona che nemmeno lui saprebbe riconoscere e come se non bastasse il suo presunto migliore amico aveva l'istinto di baciarlo che in teoria era un'ottima notizia vista esternamente.

La cosa più importante però era che Christian aveva finalmente deciso di farsi aiutare. Era così fiero di lui che sentiva il suo cuore scoppiare al pensiero che dopo anni passati a distruggersi interiormente, anni passati a combattere con se stesso e con la persona che pensava essere orribile al suo interno.

Non gli importava che il moro fosse indeciso sul loro rapporto, non gli importava che non fosse innamorato di lui, ovviamente ci stava male, anzi, si sentiva morire al pensiero di avergli confessato dei sentimenti non ricambiati ma l'importante era che lui stesse bene, il resto non contava. Mattia lo aveva seguito nella sua adolescenza e conosceva a memoria le paure di Christian, le conosceva così bene che a tratti diventavano anche le sue paure. Per questo era così felice che Christian volesse farsi aiutare, voleva che vivesse la sua vita in tranquillità senza l'ansia per le persone, voleva che avesse il coraggio di andare in un semplice bar senza la paura a sovrastarlo e soprattutto voleva che vivesse il suo sogno senza avere il tormento del giudizio delle persone.

"Mattia posso entrare?" il piccolo si ricompose dai suoi pensieri nell'udire la voce di sua madre oltre la porta. Le fece cenno di entrare con un semplice suono uscito dalle labbra, non aveva nemmeno le forze di parlare, era così stanco.

"Non hai neanche sistemato le valige" sospirò sua madre entrando nella stanza già disordinata nonostante Mattia ci fosse entrato solo da qualche ora. Quest'ultimo sorrise alzando le spalle, d'altronde lo conosceva e non si aspettava che riordinasse la stanza subito.

Battiti sincronizzati - MatianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora