twenty-eight

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Christian passo a prendere Mattia la mattina successiva con la macchina come gli aveva promesso, non c'era alcun residuo d'imbarazzo tra i due, tutt'altro, si comportavamo come sempre e la cosa non sembrava preoccuparli affatto.

Mattia aveva affrontato al meglio il nuovo pentamestre, era rimasto sveglio quasi tutta la notte per finire i compiti e per recuperare le materie in cui stava calando nell'ultimo periodo per alcune distrazioni, ovvero Christian. Anche lui, come Mattia era rimasto sveglio gran parte della notte per ballare, aveva le gambe distrutte, a tratti faceva fatica a camminare ma non l'avrebbe mai fatto notare soprattutto difronte a Mattia che gli aveva chiesto svariate volte se avesse dormito e se stesse bene toccandogli i muscoli indolenziti. Ovviamente negò tutto dicendogli di essere ritornato a casa subito dopo aver chiuso la chiamata e che quindi fosse andato a dormire abbastanza presto nascondendo che in realtà fosse ritornato alle tre del mattino dopo una sessione intensiva di allenamento. Era stanco e si poteva notare dalle macchie violacee sotto gli occhi e soprattutto dai movimenti poco veloci da lui eseguiti, era stato un miracolo che fosse riuscito a guidare senza sbandare altrove mettendo in pericolo la sua vita e anche quella di Mattia che nel mentre lo osservava preoccupato.

"Non addormentarti sul banco, ti passo a prendere dopo?" chiese Christian accostando sull'orlo del marciapiede rovinato. Mattia lo guardò avvicinandosi di poco, la giusta distanza per potergli poggiare le labbra sulla guancia destra arrossata dal freddo per poi scendere con troppa fretta dalla macchina. "È meglio se dormi un po', ritornerò a casa con il pullman" il moro annuì ringraziandolo mentalmente per aver capito quanto fosse stanco e quanto avesse bisogno di crollare nel letto lasciandosi alle spalle tutte le ore trascorse a ballare.

Lo salutò a sua volta sventolando la mano per aria con un timido sorriso guardando sullo sfondo i suoi compagni di classe sorridenti che stavano aspettando il più piccolo. Per un solo secondo, un solo istante, rimpianse gli anni del liceo, si dolse ricordando gli anni nel quale aspettava Mattia nel bagno ricoperto di scritte almeno una volta ogni ora ricordandosi quanto avessero riso tra quelle mura a tratti soffocanti.

Christian era più grande quindi facevano il più possibile per ritrovarsi durante la monotona giornata scolastica.

Poi si ricordò quanto avesse sofferto in quel posto bieco, si ricordò i momenti in cui recuperava il respiro solo una volta incrociato lo sguardo del più piccolo.

I suoi problemi d'ansia si erano sviluppati proprio all'interno della scuola, precisamente all'ultimo banco in fondo alla classe. Soprattutto per quanto riguardava la conversazione con i professori difronte ai suoi compagni odiosi che doveva prestare molteplici volte durante la giornata a causa del carico di interrogazioni o dei vari rimproveri perché puntualmente veniva sorpreso proprio quando non era attento. Aveva tenuto duro arrivando fino alla maturità grazie al pensiero che se l'avesse finita avrebbe sicuramente avuto più possibilità di inseguire il suo sogno con la danza tenendo conto che l'istruzione era importante anche in un ambito del genere. Per ciò rinchiuse ogni forma d'ansia al suo interno ma non fu un ottima idea, infatti durante gli anni la paura per la società era aggravata notevolmente nonostante tutta quella sofferenza avesse portato a grandi risultati; la proposta di partire per l'accademia di Parigi.

I sensi di colpa cominciarono di nuovo ad assalirlo radicalmente, si sentiva sopraffatto al pensiero di dover vivere senza il biondo al suo fianco. Era un'idea quasi malata eppure non si vergognava ad ammetterlo, lui voleva vivere con Mattia, voleva andare in accademia per poi tornare a casa la sera trovando il piccolo sul divano addormentato per la stanchezza. Voleva che gli parlasse per i prossimi cinque anni del suo amore verso la psicologia magari ripetendogli il ripasso per l'esame che dovrà sostenere, Christian l'avrebbe ascoltato volentieri perché sapeva quando Mattia amasse quella materia. Voleva vederlo all'opera nel suo lavoro dei sogni, anche se il minore non aveva ancora capito quale fosse.

Improvvisamente si ricordò che non potevano vivere la propria vita insieme continuando ad essere dei semplici migliori amici, si rese conto che stavano crescendo e che prima o poi il biondo si sarebbe innamorato nuovamente di un'altra persona. Si ritrovò a combattere con i conati che proprio non volevano cessare, l'idea di Mattia insieme ad un altro ragazzo gli faceva venire il vomito. Era consapevole che fosse un pensiero egoista, allontanarlo in quel modo brusco per poi volerlo tutto per se, non permettendogli nemmeno di vivere la su vita in tranquillità, non permettendogli di innamorarsi e di cavalcare l'onda della felicità.

Era confuso, Non sapeva cosa fare, da un lato avrebbe voluto lasciarlo andare. Voleva allontanarsi da lui perché pensava fosse del veleno vivido pronto a macchiargli la vita in modo negativo senza considerare che Mattia senza di lui non sapeva nemmeno cosa significasse vivere veramente. Dall'altro lato invece, avrebbe voluto rimanere al suo fianco per sempre come le storie fiabesche che erano solite essere lette dai loro genitori quando erano più piccoli.

Christian era così, non pensava ai suoi sentimenti, non prendeva in considerazione che potesse essere innamorato di Mattia, non ci pensava affatto perché quello che provava non poteva essere spiegato e non voleva che diventasse un inutile etichetta. Era un sentimento molto più forte, puro, sincero e spontaneo, un sentimento che non poteva essere spiegato dai libri, ne dai film e neanche dai filosofi. Si era sempre chiesto perché l'essere innamorati si riducesse ad un qualcosa di così piccolo ed insignificante e si chiese perché dovesse per forza implicare una proposta o una dichiarazione.

Effettivamente non sapeva cosa significasse innamorarsi, dando sempre per scontato che l'innamoramento fosse quel brivido che percepiva nello stomaco quando il vuoto veniva riempito da Mattia ma aveva paura di accettarlo quindi piuttosto pensava al futuro e a come avrebbero potuto vivere e soprattutto chiedendosi come sarebbe potuta essere la vita di Mattia senza la sua presenza a sovrastarlo.

La verità era che Christian pensava di essere solo un ammasso di peso, aveva sempre pensato di essere capitato così per caso nella vita di Mattia e a tratti pensava di avergliela rovinata. L'aveva visto soffrire tante volte durante il loro percorso di amicizia ma mai come l'aveva fatto soffrire lui. Si era reso conto che il minore stesse costantemente male per il suo comportamento ed era consapevole che avesse sbagliato a baciarlo per poi sorridergli chiedendogli di essere comprensivo con lui, lo sapeva benissimo. Eppure si comportava come se non fosse successo nulla tra di loro e la cosa esilarante era che non erano azioni volontarie. Lui non voleva comportarsi in quel modo, odiava vedere Mattia soffrire perché le sue sofferenze diventavano un dolore lancinante anche per lui, sentiva quando il biondo non stava bene, se lo sentiva dentro.

Quella mattina Christian non dormì, troppo concentrato a pensare. Purtroppo quando la sua testa iniziava ad analizzare il minimo dettaglio non smetteva più, non era in grado di fermarsi, non conosceva o forse non aveva mai avuto quella piccola linea sottile che permetteva di percepire quando fosse arrivato il momento di staccare la spina.

Continuò per ore a pensare disteso sul letto inerme con ancora i vestiti addosso. Aveva freddo, freddo all'interno delle ossa che non poteva essere diminuito nemmeno con i riscaldamenti accesi. Aveva bisogno del calore di Mattia per stare bene, si rese conto che l'unico modo per far cessare quel freddo glaciale fosse avere il corpo del biondo incorporato al suo, costantemente.

Si alzò dal letto perché ormai era impossibile dormire e prese il computer abbandonato in un angolo qualunque della stanza aprendo con le mani tremanti l'applicazione delle email. Nell'ultimo mese aveva ricevuto decine di richieste di accettazione per l'accademia e Christian continuava imperterrito a leggerle senza però dare una effettiva risposta; non aveva idea di cosa fare.

Voleva partire, voleva fuggire da chiunque. Non voleva più avere a che fare con nessuno tranne la sua famiglia e ovviamente Mattia. Era solo lui l'unica persona che lo stava trattenendo, se non ci fosse stato avrebbe già fatto le valigie e si sarebbe trasferito senza nemmeno pensarci una seconda volta.

Doveva parlargli, dovevano affrontare quel 'problema' insieme e soprattutto doveva smetterla di fuggire dal minore, la realtà era che Christian aveva paura, era terrorizzato dalla sua reazione perché il suo cuore non avrebbe mai retto un possibile allontanamento tra i due.

Nonostante tutto, nonostante non sapesse cosa significasse amare, amava essere amato da Mattia e non avrebbe mai rinunciato a quel calore familiare al cuore.

Battiti sincronizzati - MatianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora