Come Wilhelm e Simon

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Stetti chiuso in bagno per un'ora. In quell'asso di tempo metabolizzai cosa avessi fatto.
Ero contento, ma così terrorizzato dalla reazione che Christian avrebbe potuto avere.

"Gara di ballo." Sentii in lontananza la voce di Maria.

Sarei dovuto uscire dal bagno e andare verso il salone, la verità è che avrei dovuto vederlo.

Mi feci coraggio, non avevo alternative, e poi sarebbe stata la prima volta dopo una settimana che avrei ripreso a ballare. Ancora più emozionante.

Sulle gradinate c'erano solo Guido, Virginia e Serena. Mi sedetti nel lato vicino al pianoforte. La verità? Ero più vicino a una possibile via di fuga.

Non aspettai tanto per poterlo vedere arrivare. Non sembrava nè scosso nè felice. Mi rivolse un misero sguardo che non mi trasmise niente.

"Ecco ho fatto il guaio" Pensai.

Si sedette nel gradino sotto il mio.

Maria, prima di iniziare a spiegare, escluse me e Serena dalla gara. Io avevo comunque la maglia sospesa.

Espressi un misero "no" di infelicità.

Non so perchè lo feci, ma mi spostai sul cuscino blu affianco a me, che mi fece avvicinare di più a Christian.

Il mio inconscio forse sapeva che anche solo la sua vicinanza poteva calmarmi.

Con le mani tra i capelli per il dispiacere dell'esonero dalla gara, sentii riempirsi il vuoto affianco a me.

Sorprendentemente era Christian.

Dalla faccia che aveva, sembrò che non se ne fosse nemmeno accorto di aver fatto quel gesto che sembrò solo spontaneo.

C'era qualcosa tra di noi, come un filo che ci legava l'uno all'altro. Non ne potevamo fare a meno.
Forse eravamo destinati a trovarci.
Il nostro filo si sarebbe intrecciato ad altre persone, allungato, poi ristretto. Mai spezzato, mai rotto.

Maria ci salutò, e diede il tempo agli altri ballerini di prepararsi.

Christian si alzò e andò insieme a Dario in camera. Io stetti ancora un po sulle gradinate a guardarlo andarsene.

Stufo del pavimento troppo duro, mi alzai e andai sul divano. Lo vidi vuoto, così non ci pensai due volte. Mi ci distesi a capofitto.

Mi ritrovai a pancia in sù su un divano mentre i miei compagni si preparavano per una gara che avrei voluto fare anche io.

《 Che vita di m-》 Stavo per dire qualcosa ma la vista di Christian mi fermò.

Lui e Dario stavano attraversando il salone con i loro borsoni in spalla. Erano pronti per andarsene.

Feci finta di non vederli quando arrivarono vicino a me.

Misi un braccio dietro la testa.

Guardai il soffitto. Grazie al mio orgoglio notai per la prima volta quanto fosse alta la casetta.

Informazioni di vitale importanza, ma la verità è che sto cercando il più possibile di ritardare il racconto di quello che avvenne dopo.

Pensai che Dario e Christian tirassero dritto verso la porta. Invece no.

Christian si girò verso di me. Appoggiò il suo ginocchio sul divano.
Ora, il divano era davvero largo, ma lui mise la sua gamba estremamente vicina al mio bacino. Si allungò per prendere il suo cappello che stava dietro la mia testa.

Per tutto il tempo lo guardai pietrificato, con gli occhi serrati.

Quando fece per ritirarsi mi lanciò uno dei suoi sguardi che non dimenticherò mai.

Le farfalle nelle stomaco iniziarono la terza guerra mondiale. Il mio respiro divenne sempre più pesante.
Le punte dei nostri nasi si sfiorarono volontariamente. Mi rivolse un sorriso, poi si alzò e se ne andò.

Lo guardai fino a che non fosse uscito.

Dario. Mi ero completamente dimenticato di lui.

Stette tutto il tempo a fissarmi a bocca aperta e gli occhi spalancati.

《 Che c'è?》 Chiesi.

《 Ma- che.... O mio dio....》 Stava balbettando.

Mi alzai e mi misi seduto.

《Si?》 Cercai di fargli dire qualcosa.

《 E quello cosa era?》 Mi disse sottovoce per non farsi sentire dagli altri.

Ma non c'erano gli altri. I cantanti stavano tutti riposando. Eravamo soli.

《 Cosa?》 Feci finta di non sapere, ma sapevo benissimo.

《 Ma cioè dico io, vi siete visti? Eravate li lì per fare un figlio. 》

La mia faccia da divertita trasalì in un sussulto di sorpresa.

《 DARIO!》 Lo rimproverai. Ma mi arresi e sorrisi.

《 O mio dio, c'è stato qualcosa tra di voi?》
Non volevo rispondere.
Guardai altrove. Ma era Dario, lui sapeva già.

《 Forse.》 Dissi.
Dario si raddrizzò sul posto. Sembrava mia madre.

《 Cosa, dove, quando e perchè?》 Iniziò a farmi il terzo grado.

《 Non devi andare a fare la gara?》Gli feci con un ghigno in volto.

《 Tu capisci che ne va della mia danza se non mi  dici cosa è successo, vero? Poi ti devi sentire in colpa.》

Sapevo che avrebbe insistito anche una volta tornato se non glielo avessi detto. Forse era meglio farlo in quel momento quando non c'era nessuno.

Mi alzai e lo spostai per passare. Non lo vidi in faccia ma sicuramente era confuso.

Andai verso le gradinate e poi mi fermai.

《 L'ho baciato.》Dissi.

Poi scappai via.

Non sapevo perchè continuassi a scappare. Non era una cosa per cui avevo timore. Però, mi imbarazzava guardare la gente negli occhi quando parlavo di quelle cose.

Pensai di essermela scampata.

No.

Me lo ritrovai dietro una volta nella stanza.

《O. MIO. DIO.》 Se non avesse avuto le mani impegnate, Dario si sarebbe messo anche a saltellare.

《 Si, ma non dirlo a nessuno, tanto meno a Christian.》Non volevo che pensasse che io andassi dalla gente a raccontare le nostre cose private.

《 Non devo dire a Christian che lo hai baciato? Senti, lo so che non sei tutta questa intelligenza, ma credo che lui se ne sia accorto. 》 Ci scherzò sù.

Io lo spinsi divertito, ma non dovetti spiegarmi. Lui aveva capito.

Assunse, poi, una faccia che non gli avevo mai visto addosso. Era fiero, come se fosse un padre fiero del figlio.

Avrei voluto raccontargli tutti i dettagli, ma poi realmente rischiava di perdersi la gara.

《 Ora dovresti andare.》 Dissi.

《 Uffa... proprio sul più bello. Quando torno voglio sapere tutto però.》 Dario, Dario, Dario.
Lo adoravo.

《 Ok.》 Feci timidamente.

Se ne uscì dalla porta e io mi misi a guardarlo appoggiato sull'asse del ciglio.

Si girò verso di me. Avevo un sorriso enorme stampato in faccia.

《 Ah Mattia Zenzola, mi sa che ti sei proprio innamorato.》

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