Come Patroclo e Achille

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La sua faccia era immersa nel cuscino. I piedi uscivano dal letto.

Io me ne stetti lì in piedi per un po. Ero perplesso, aveva appena detto qualcosa di grande, qualcosa che nemmeno lui comprendeva a pieno.

Mi avvicinai lentamente, come se il rumore di un mio passo potesse spaventarlo.
Mi sedetti alla punta del suo letto.

Quando mi sentì, si girò a pancia in su e si mise a guardare il soffitto.

《 Perchè?》 Gli chiesi. Era tutto quello che volevo sapere.

《 Perchè cosa?》 Cercò di sprecare più tempo possibile, neanche lui aveva una risposta pronta.

《 Lo sai cosa.》 Il mio tono si rivelò essere così serio da sembrare che gli stessi facendo una paternale.

Continuò a guardare sù.

《 Non ce l'ho con Crytical, in fondo non mi ha fatto niente.》 C'era sincerità nelle sue parole. Non odiava Crytical, non avrebbe avuto senso.

《 Ad un certo punto ho iniziato a sentire qualcosa, qualcosa di pesante. Vederti lì, felice, senza di me mi ha fatto quasi mancare la terra sotto i piedi. Non saprei spiegarlo. Credo di aver provato quello che hai provato tu. Mi sono sentito solo.》 Si poggiò una mano sulla fronte e poi la fece andare giù, lasciandola dondolare fuori dal letto

《 Non volevo- non volevo che stessi con qualcuno che non fossi io. È da egoista lo so.》 Fece un respiro così pesante che spostò il suo corpo.

《 Un pochino, forse.》 Non lo consolai, e non feci niente per chiudere il discorso. Era ora che affrontasse tutto questo. La situazione. Me.

Continuò a parlare, come se non ne potesse fare a meno.

《 Che idiota che sono. È solo- è solo che con te mi sento felice. Non ho pesi addosso che mi frenano, tutto il pessimismo che ho in corpo con te diventa speranza. Non so cosa mi stia succedendo, ma sei qualcosa di diverso.》

Mi girai verso di lui, guardando quel volto troppo occupato ad evitarmi.

《 Ed è un male?》 Domandai con l'ingenuità di un bambino.

《 No, Dio no. Anzi, è bene e tanto. Troppo, da non riuscire a contenerlo. Mi pare di toccare il cielo ogni volta che ti guardo.》 Iniziò a sorridere, forse stava immaginando la mia figura. Ma io ero lì, davanti a lui, non ero una fantasia.

《 Perchè non mi stai rivolgendo nemmeno uno sguardo ora?》 Chiesi.

《 Ho paura. Ho paura che dopo tutto ciò che ti ho confessato tu possa sparire. Sono condannato ad essere infelice e forse me lo merito.》
Il suo sorriso scomparì. La piega che stava prendendo quel discorso era molto seria, ma non ingestibile.

《 Tu non mi hai detto niente di nuovo. Sapevo già tutto. Me lo dici ogni giorno con i gesti. E dopo tutto questo sono ancora qui, e il pensiero che tu possa minimamente dubitare di me,mi ferisce》

Non si sentivano più le voci dei ragazzi fuori. Solo silenzio.
Un silenzio che non venne colmato da nulla.

Lo stetti a guardare, illudendomi di poter farlo girare verso di me.

Christian sembrava una statua di vetro. Immobile e così delicata.

Pensava davvero che me ne potessi andare, pensava davvero che avrei potuto abbandonarlo.
Mi domandai che razza di persona avesse conosciuto in quei mesi.

Ne avevo abbastanza. Mi alzai non so con quale forza.

《 Non ho mai dubitato di te, ma solo di me. Avevo, ho, paura di non essere abbastanza. Paura di non farti arrivare tutto quello che provo.》

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