Capitolo 16

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Arrivammo in centro dopo circa una quarantina di minuti,non era esattamente vicino come pensavo. Era un paesino bellissimo,un borghetto antico tutto case in pietra e in legno e colorato da migliaia di fiori diversi,di tutti i colori. Si respirava un'aria purissima.
Essendo in montagna pensavo che avremmo trovato tutte salite e discese: eravamo saliti già molto con macchina ma il paesino era tutto in pari.
Anche oggi era una bella giornata,cielo azzurro e sole bello scoperto che ammazzava di un po' il freddo che faceva. Sopra il maglioncino di lana avevo messo il piumino e prima di uscire avevo messo anche una bella sciarpona di lana a fantasia scozzese verse e rossa,ma faceva freddo lo stesso.
Rabbrividii e Riccardo se ne accorse,così mi abbracciò e rimanemmo fermi immobili in quell'abbraccio per diversi minuti. Lui mi circondava completamente e mi strusciava le braccia per cercare di scaldarmi. Ad un certo punto lo sentii staccarsi,prendermi per mano e trascinarmi in un negozietto.
Mi fece provare diversi cappelli e alla fine ne presi uno nero e stretto di lana. Non adoravo particolarmente i cappelli però ce n'era bisogno e poi me lo aveva comprato lui.
"Sei adorabile con questo cappellino" disse appena uscimmo dal negozio "sei ancora più dolce del solito. Mi fai impazzire tesoro" mi sussurrò infine all'orecchio. Poi mi riprese per mano e cominciammo a camminare per le stradine.
C'erano dei negozietti magnifici: alcuni vendevano i prodotti tipici del posto,altri vendevano indumenti per stare in montagna,molti cappelli,sciarpe,guanti e cose varie e poi c'erano tanti altri negozi di vestiti,scarpe,accessori e molti ristoranti in particolare.
Poi mi trascinò fino ad una panchina
"Piccola,aspettami qui,torno fra pochissimo. Stai attenta e sopratutto lontana dai ragazzi. Se torno e ne trovo solo uno a meno di dieci metri di distanza lo faccio fuori"
"Primo,non sono una bambina a cui devi dire di stare attenta. Secondo,non puoi tenermi per sempre lontana da qualcuno,un giorno dovrò pur trovare un ragazzo,non voglio rimanere sola e poi comunque non credo che qui ci saranno problemi,visto che per ora non ne ho visto nemmeno l'ombra di uomini al di sotto dei quarant'anni. Però va bene,ti aspetterò qui" risposi io.
Lui per un attimo mi guardò con un velo di tristezza,ma solo per un attimo perché poi si riprese subito e mi fece un bellissimo sorriso. Dopodiché se ne andrò,lasciando lì,a chiedermi dove stesse andando. Se magari avesse visto una bella ragazza e volesse lasciarle il numero. La mia mente viaggiava e pensava sempre al peggio quando si trattava di lui.

Tornò dopo venti minuti,con una borsa bianca di una gioielleria,con un fiocchetto fosso. Si mise a sedere accanto a me sulla panchina e mi si avvicinò,poi mi porse la borsa
"Per te" disse
"Ehm,Ric,non per rovinarti i piani,ma Natale è già passato,non so se te lo ricordi"
"Si,certo,lo so. Ma prima siamo passati davanti alla gioielleria e ho visto questa cosa e non ho saputo resistere a comprartela. Sono convinto che ti piacerà tantissimo. Quindi,zitta e apri il regalo"
"Oookay" dissi confusa.
Aprii la busta e dentro trovai una scatolina sempre bianca non troppo grande. La aprii. Dentro c'era un bracciale,in argento pensai,con degli charms infilati. Un cuoricino con una serratura,un ciondolo con una chiave attaccata e una 'R' con i brillanti.
"Ti prego,dimmi che ti piace. I ciondoli li ho scelti io,non sapevo quali ti sarebbero piaciuti. Poi ho preso quello con l'iniziale del mio nome,così non ti dimenticherai mai di me" disse dolcemente
"Ma certo che mi piace,tantissimo. Mi fa impazzire. E devo dire che la lettera mi ricorderà sempre le tue manie di protagonismo" dissi ridacchiando
"Grazie mille. Io ti faccio i regali e tu mi prendi in giro" disse mettendo il broncio.
Quanto avrei voluto mordergli quel labbro,e succhiarlo.
Invece,gli saltai addosso abbracciandolo e l'impatto fu talmente forte e la mia mossa talmente improvvisa e inaspettata che lui perse l'equilibrio e cadde all'indietro sulla panchina. Ci ritrovammo sdraiati,io sopra di lui,entrambi con il fiato corto.
"Piccola,per quanto mi piaccia vederti così,io preferisco stare sopra. Ricordatelo. Anche se con te,penso che sarebbe bello comunque"
Io avvampai,ero rossa come un peperone. Mi alzai impacciatamente e balbettai qualche parola di scuse.
Lui scoppiò a ridere. Quella risata roca mi provocava mille sensazioni. Sentivo strane fitte e formicolii in parti del mio corpo,dove fino a pochi mesi prima non avevo nessuna reazione. I brividi mi attraversavano completamente il corpo. Ero decisamente innamorata persa di Riccardo e questo era decisamente un problema. Ero fottuta,ma non nel senso che avrei voluto.
Merda,merda e ancora merda. Poi lo sentii dire qualcosa. Cazzo,cosa aveva detto?
"Ehm,scusa. Cos'hai detto?"
Lui scosse il capo "ho detto che per ringraziarmi bastava dirlo semplicemente,non importava attentare alla vita di entrambi" ripeté ridendo.

RICCARDO

Erano passate due ore e decidemmo di andare a pranzo. Mentre giravamo per trovare il ristorante che più ci piaceva Matilde vide il trenino che faceva il giro panoramico del posto e le si illuminarono gli occhi. Come potevo resistere a due occhioni così? Non ci pensai due volte e comprai due biglietti per montare sul treno. Era bianco e non molto lungo.
Durante il breve tragitto fu tutto un vedere Matilde incantata dalla bellezza del paesaggio,che batteva le mani e rideva. Proprio come una bambina piccola. Era un piacere vederla così. Se avessi saputo che bastava così poco per farla divertire e ridere ce l'avrei portata prima.
Scendemmo da lì ed entrammo dentro a un ristorante che si trovava a due passi dalla fermata del trenino. Mangiammo molto bene.

MATILDE

Non era ancora ora di andarsene,mancava sempre un po' di tempo ma io volevo non passasse mai. Non volevo finisse questa magia che si era creata fra di noi.
Ad un certo punto una signora non troppo anziana,ma nemmeno giovane ci fermò
"Vi ho visti prima al ristorante e mi siete sembrati tenerissimi. Adesso vi ritrovo e mi è sembrato un segno del destino. Da quanto tempo è che state insieme?"
"Signora noi.." Feci per rispondere ma fui interrotta da una voce maschile,Riccardo
"Non è molto che stiamo insieme,sono pochi mesi,però i migliori della mia vita. Voglio passare il resto della vita con lei e renderla felice"
Io lo guardai a bocca aperta,stupefatta.
"Lo sapevo. Sapete,voi mi ricordate tanto me e mio marito. Mi sono fidanzata con lui quando avevo diciotto anni e anche se ci sono stati litigi,a volte anche brutti,siamo sempre rimasti insieme alla fine"
"Signora,lei pensa che Matilde resterà sempre accanto a me? Qualsiasi cosa succeda?"
"Oh,caro. Se è vero amore si. Il vero amore sconfigge tutto e tutti. E sono sicura che il vostro sia vero amore"
"Grazie al cielo. Dov'è suo marito adesso?"
"Nel mio cuore e ci resterà finché finalmente non ci ritroveremo"

Le parole di quella signora e di Riccardo mi avevano commossa e scioccata. Così parlai.
"Perché le hai mentito?" Chiesi a Riccardo
"Non le ho mentito. Non del tutto"
"Beh,noi resteremo amici per tutta la vita. È questo che intendevi,giusto? Le hai mentito solo sul fatto di stare insieme"
"Si,giusto" mi rispose,ma si vedeva che non era d'accordo.

Continuavamo a girare per i giardini,entravamo nei negozi ma non comprammo molta roba.
Ad un tratto comincio a piovere molto forte,così lui mi prese per mano e inizio a correre velocemente. Io provavo a stargli dietro ma non ci riuscivo. Prima di tutto avevo le gambe troppo corte rispetto alle sue e poi,c'era un motivo per cui non mi piaceva fare educazioni fisica a scuola. Ero negata.
Lui se ne accorse,così si fermò e mi prese sulle spalle. A cavalluccio come mi diceva papà quando ero piccola. Arrivammo sotto a un riparo ma eravamo già bagnati fradici.
Senza motivo,appena ci guardammo scoppiammo a ridere. Poi dissi
"Dobbiamo immortalare questo momento!"
Tirai fuori il cellulare ma lui mi fermò
"Aspetta. Guarda là,c'è una di quelle macchinette automatiche che fanno le foto per i documenti. Andiamo li"
Andammo li ed entrammo dentro. Era un po' stretto come posto,e l'unico modo per entrarci entrarci entrambi e riuscire a farci le foto era che io mi mettessi a sedere sopra di lui.
Mi prese per i fianchi e mi tirò giù,finché non mi trovai seduta sulle sue gambe,appoggiai la schiena al suo petto e affiancai il mio viso al suo. Facemmo quattro foto,naturalmente soltanto due con un'espressione normale e non facce da perfetti imbecilli,una per me e una per lui. Poi ne prendemmo due per uno.
Poi era arrivato il momento di rimettersi in viaggio per tornare a casa,così tornammo alla macchina e ripartimmo.

Dimmi che vuoi stare con me. (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora