Capitolo 38

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Porco cazzo.
Non sapevo cosa fare.
Lui si avvicinava sempre di più e le sue labbra stavano per toccare le mie.
Sapevo che se a quel punto mi avesse baciata non avrei più trovato la forza di fermarlo.
Lo fermavo o lasciavo che mi baciasse?
Lo volevo,volevo che mi baciasse più di ogni altra cosa al mondo ma non potevo rinnegare la promessa che mi ero fatta.
Non potevo perdonarlo prima di aver saputo la verità.
E forse se la verità era così brutta da non volermela raccontare,non sapevo se sarei stata in grado di perdonarlo.
Cos'aveva fatto? Cosa c'era di così oscuro in lui da permettergli di allontanarlo da me,nonostante l'amore che sentivamo l'uno per l'altra?
Dovevo fermalo adesso,prima che fosse troppo tardi.
"Aspetta,Ric. Fermati"
"Non mi hai mai chiamato 'Ric',non mi piace. Mi piace quando mi chiami con il mio nome intero. Solo una persona lo faceva:mia madre. L'unica altra donna che abbia mai amato quasi come amo te,incondizionatamente"
Ero zitta,non sapevo cosa rispondere
"A lei importava di me,le è sempre importato. E adesso..."
"Adesso cosa? Che è successo Riccardo? Fidati di me,per favore"
"Sono stanco,adesso. Se non vuoi che ti baci,okay. Adesso mangiamo"
"Va bene" risposi,a malincuore.
Se avesse voluto,me ne avrebbe parlato. Non lo avrei forzato,basta.

Pranzammo in silenzio e subito dopo Riccardo tornò a riposarsi in camera sua. Non l'aveva misurata ma molto probabilmente la febbre era salita di nuovo e lui doveva sentirsi stanco.
Dopo dieci minuti salii anche io per vedere come stava.
"Come ti senti? Hai bisogno di qualcosa?"
"Ho la febbre alta ma ho bisogno solo di una buona dormita. Per favore,ti stendi qui con me?" Chiese sorridendo.
Era tornato il mio Riccardo.
"Certo!" Risposi mettendomi accanto a lui e accarezzandogli i capelli,fino a che non si addormentò e subito dopo io con lui.

Nel pomeriggio ci svegliammo che erano quasi tre e per circa un'ora rimanemmo distesi sul letto a parlare del più e del meno. Ci raccontammo cosa avevamo fatto in quelle settimane durante le quali non ci eravamo visti e seppi che anche lui,come me,aveva fatto parecchio il depresso.
Non capivo come ci fossimo ridotti in quel modo,era preoccupante.
"Meno male che adesso sei qui" mi sussurrò in un orecchio
"Non ce la facevo più ad ignorarti. Sono sicura che se non ti fosse entrata la febbre e non fossi stata con te in questo momento starei lottando duramente con me stessa per non chiamarti"
"A chi lo dici. Stavo impazzendo. Avevo voglia di guardare di nuovo nei tuoi bellissimi occhi,di stringerti,baciarti e stare dentro di te,anche se per quando riguarda le ultime due non è che ho trovato molte soluzioni"
Diventai rossa come un peperone e lui si mise a ridere.
Sempre la stessa scena,io arrossisco per colpa della mia timidezza e lui mi prende in giro.
Che rabbia.
"Non prendermi in giro"
"Non lo sto facendo" continuava a ridere,così gli lancia un'occhiata fulminante e a quel punto smise "okay,okay. Calma tigre"
Sbuffai e mi alzai dal letto.
Subito dopo mi suonò il telefono.

RICCARDO

Rispose al telefono e mano a mano che parlava al telefono sembrava sempre più seria.
Poi disse "okay,aspetta,vengo subito da te" ancora una pausa e poi "no,nessun disturbo. Aspettami,arrivo"
Riattaccò al telefono e poi mi guardò.
"Scusami,devo scappare. Ma ti prometto che torno fra pochissimo"
E in arco di tempo del quale nemmeno io mi accorsi lei sparì.
Ero rimasto solo e,non sapevo nemmeno chi,mi aveva interrotto un momento bellissimo con Matilde. Tempo indispensabile,tempo che non potevo sprecare.

In quelle ore trascorse con lei avevo capito una cosa.
Quella ragazza si meritava di sapere tutta la verità.
All'inizio avevo pensato semplicemente al fatto che lei facendo così non si fidava di me inutilmente. Ma non era così.
Lei aveva avuto tutte le ragioni per non credermi. Mi aveva dato il tempo di spiegarle prima che mi lasciasse e io non l'avevo fatto.
Avevo preso da solo la mia decisione.
Inoltre,avevo invertito i ruoli e mi ero anche reso conto che se la situazione fosse stata al contrario io sarei impazzito di gelosia e l'avrei ossessionata fino a che non mi avesse detto la verità.
Lei no,non era così,non mi aveva mai pressato e ancora adesso mi dava la possibilità di rimediare ai miei errori.
Era una persona speciale e io non potevo permettermi di lasciarla andare e non averla più nella mia vita. Mi migliorava le giornate.
Quindi avevo deciso,quando fosse tornata a casa per prima cosa le avrei chiesto se era tutto okay,data la telefonata di poco prima e subito dopo le avrei raccontato ogni cosa.
Non poteva essere così terribile.
Io non potevo essere così terribile.
Infondo non era tutta colpa mia.

Le mandai un messaggio

'Quando torni? Mi manchi'

Rispose dopo pochi minuti.

'Torno fra poco. Tranquillo. X'

Così,dopo aver avuto la certezza che Matilde sarebbe tornata da me mi rilassai. Presi una coperta e misi un film,poi mi distesi sul divano e mi coprii.

Quando Matilde suonò alla porta il film era quasi finito. Aveva fatto più tardi del previsto. Andai ad aprirle e la feci entrare in casa. Ci sedemmo sul divano,poi le chiesi con chi si era vista e se era tutto apposto.
"Si,tranquillo. Era solo Sara che mi ha detto che lei e Federico ieri sera alla festa hanno litigato. Aveva soltanto bisogno di parlare ma adesso è tutto okay. Credo che stesse andando proprio a casa sua per chiarire quando ci siamo salutate"
"Speriamo che torni tutto apposto. Mi sei mancata"
"Me lo hai già detto prima"
"Ho bisogno di essere sicuro che tu lo sappia. Che tu sappia quanto mi manchi ogni volta che non stiamo insieme"
"Adesso l'ho capito. Comunque anche tu mi sei mancato"
Sorrisi a quelle parole.
Feci un respiro profondo e lento,presi coraggio e poi le dissi
"Ho intenzione di raccontarti tutto. Però ascoltami con attenzione e non scappare da me"
"Non lo farò,né ora né mai"
Bene,questo mi rassicurava un po'.
"Ecco..." Inizia la frase ma fui interrotto dal suo cellulare che suonava. Di nuovo.
"Oddio,ma cos'è oggi? Scusa un attimo,devo rispondere perché è mia mamma"
"Nessun problema"
La guardavo mentre era al telefono che ascoltava. Era in silenzio,immobile,gli occhi sgranati.
Poi vidi spuntare una lacrima. Riattaccò.
"Cosa succede,piccola?"
"Mia mamma mi ha detto di raggiungerla subito all'ospedale. Papà ha avuto un incidente e pare che sia entrato in coma"
In coma. Non ci potevo credere. Non anche lui.
Dio,per favore.

Dimmi che vuoi stare con me. (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora