Capitolo 37

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Cavoletti! Questo capitolo mi tocca dedicarlo a Ilda e Virginia che,per quanto mi riguarda stanno diventando fin troppo dipendenti e non aiutano a preparare il camposcuola. Sto scherzando ovviamente,comunque vi voglio bene sceme!
Ps. Virgi,visto che ho aggiornato domani lavori il doppio!

RICCARDO

Mi svegliai dolorante,ma tranquillo. Fra le mie braccia c'era la ragazza che amavo,la donna della mia vita e io non potevo chiedere di meglio. Infondo quella febbre ci voleva proprio perché era stata una buona occasione per riavvicinarla a me e stringerla per un'intera notte. Se avessi immaginato prima che lei si sarebbe comportata con me a quel modo mi sarei fatto entrare la febbre molto prima,anche a costo di giocare a calcio un intero pomeriggio e poi mettermi al vento.
Fino a quel momento,quello in cui lei mi era stata di nuovo accanto e io mi ero ricordato cosa significava avere lei che si prendeva cura di me,non avevo realizzato molto bene quanto mi fosse mancata. Certo si,volevo tornare insieme a lei però non pensavo che una persona mi potesse mancare così tanto,quasi da morire dentro.
Matilde era una di quelle persone che ti entrava dentro,una di quelle ragazze a cui davi tutto senza chiedere niente in cambio. Lei mi era entrata dentro,dappertutto,talmente tanto da sentirmi vuoto quando ci eravamo lasciati. Le avevo dato il mio cuore e lei non me lo aveva mai restituito ed era bene così. Lei doveva averlo. Nessun'altra avrebbe potuto possederlo né in quel momento,né mai.

Ad un certo punto la sentii rigirarsi tra le mie braccia,i nostri corpi aderivano alla perfezione. Il mio petto e la sua schiena e la sua testa poggiata sotto la mia. Eravamo troppo vicini e la mia eccitazione si fece sentire.
La sentii mugolare e fui soddisfatto di me stesso. Mi si formò un sorrisetto sfacciato che scomparve subito dopo.

MATILDE

Mi ero appena svegliata ed ero ancora con gli occhi chiusi quando sentii l'erezione di Riccardo crescere e battere sul mio fondoschiena.
Gemetti e fui sicura che lui mi aveva sentita e che in quel momento aveva un sorrisetto malizioso che gli si era firmato sulle labbra.
Mi rigirai verso di lui e aprii un occhio.
"Buongiorno" gli dissi
"Ehi,dormi ancora. Sono solo le nove e mezzo di sabato mattina e stanotte abbiamo fatto tardi e ti sei stancata ad aiutarmi"
"Devo prenderti il termometro e poi"
"Ti prego,dormi ancora un altro po'" mi pregò lui. Dalla voce sembrava agitato.
"Riccardo che succede?"
"Non succede niente. Ti prego,dormiamo"
"Per favore tesoro dimmi cos'hai. Sembri preoccupato e così fai preoccupare anche me" parlai con voce dolce,come una mamma che si rivolge al suo bambino.
"Prima ti alzi,prima finisci di aiutarmi e prima te ne vai. E io ho bisogno che tu resti con me. Però non vuoi più stare con me,e questo io prima o poi dovrò accettarlo ma al momento voglio sfruttare ogni secondo a mia disposizione in tua compagnia"
Oddio che tenero. Se prima avevo qualche dubbio,adesso ne sono certa.
Sono ancora follemente innamorata di lui.
"Ascolta,tu sai come mai io ti ho lasciato e non certamente perché non ti amo più. Quindi solo tu sai come rimediare" lui annuì ma non disse niente è così continuai io,lasciando da parte quell'argomento "comunque finché la febbre non se ne sarà andata e tu non starai bene io non vado da nessuna parte. Starò con te,che sia per un giorno o per una settimana"
"Davvero?"
"Davvero. Sono qui e non ti lascio"
Riccardo si avvicinò a me e mi stampò un bacio sulle labbra.
Il battito del cuore accelerò e le farfalle si risvegliarlo.
Fino a quel momento era come se fossero state morte e in quel momento,in cui le sentivo svolazzare di nuovo,mi sentivo di nuovo viva.
Nonostante quello fui costretta ad allontanarmi e a fermarlo,altrimenti l'avrei perdonato senza nessuna spiegazione.
"Aspetta,aspetta,aspetta. Fermati. Noi ecco,noi non possiamo" non ci credevo nemmeno un po' a quello che avevo appena detto e si sentiva benissimo anche dalla mia voce.
Anche Riccardo se ne accorse e infatti mentre mi rispondeva con un semplice 'okay' quasi rideva.
"Mati?" Mi chiamò
"Mh?"
"Ti amo"
Sorrisi come un'idiota.
"Era la cosa più bella che potessi dirmi"
Mi fece il sorriso più bello di tutti,quello che mi aveva fatto innamorare di lui perché gli illuminava gli occhi,come il sole quando illumina il blu del mare.
"E tu?"
Sorrisi e annuii "si,ti amo anche io" ammisi alla fine.
Dopodiché,ci abbandonammo di nuovo al sonno nonostante avessi da fare altre cose.

Quando mi svegliai era quasi l'una,così decisi di alzarmi e di andare a preparare il pranzo per me e per il malaticcio.
Scesi le scale e andai in cucina. Quella casa era enorme e silenziosa,con il solo rimbombare dei miei passi.
Non c'era mai nessuno li. Chissà dove erano i suoi genitori.
Avevo sempre pensato che viaggiassero molto per lavoro ma non gli avevo mai chiesto molte spiegazioni,solo una volta avevo accennato all'argomento,chiedendogli se era come pensavo io e lui mi aveva risposto con un 'si' brusco. Non avevo più fatto domande.

RICCARDO

Mi svegliai che era circa l'una e venticinque e dal piano di sotto proveniva un buon profumino.
Mi accorsi che Matilde non era più nel letto quindi diedi per scontato che fosse andata giù a preparare il pranzo.
Scesi giù e trovai Matilde con indosso soltanto la mia maglietta e un grembo. Le gambe nude e nemmeno ai piedi aveva messo niente,né i calzini,né un paio di infradito,nonostante ancora non fosse caldo.
Era girata di spalle e stava girando qualcosa in una padella.
Mi avvicinai da dietro e la presi per i fianchi stampandole poi un bacio sulla guancia sinistra.
Lei si irrigidì ma non si scostò.
"Che buon profumino. Che bello quando cucini per me"
"Per te? Si da il caso che avessi fame e così già che c'ero ho preparato per due. Non ti montare la testa,caro" risposi scherzando "comunque grazie"
Lui scoppiò a ridere.

Era quasi tutto pronto quando lui mi chiese di fargli assaggiare il sugo che avevo preparato per la pasta.
Era il suo preferito.
"Neanche per sogno. Aspetti cinque minuti ed è tutto pronto. Così mangiano"
"Ti pregooo!" Mi fece il labbruccio
"Stavolta non cedo,dovrai aspettare ancora un pochino"
"Molto bene" disse con aria di sfida e poi iniziò a farmi il solletico.
"No,ti prego" cercai di farlo smettere ma dato che non funzionava scappai da lui e cominciai a correre per la cucina,attorno al tavolo.
Lui mi rincorreva.
Ad un certo punto iniziai ad indietreggiare pensando di trovare la porta che mi faceva uscire di lì,alla mie spalle,ma ero troppo spostata e così andai a sbattere contro il muro.
Riccardo venne verso di me,mise le mani appoggiate al muro ai lati della mia testa e mi intrappolò.
Avvicino il suo viso al mio e mi guardò,eravamo occhi negli occhi.
"E adesso?" Disse a quel punto.

Dimmi che vuoi stare con me. (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora