Capitolo 25

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RICCARDO

Mi sentivo uno schifo.
Davvero di merda.
Era domenica ed era passato solo qualche giorno senza di lei e io già mi sentivo perso.
Se c'era una cosa che avevo capito era che ero diventato seriamente dipende se da lei,dal suo profumo,dalla sua voce,dal suo corpo,dalla sua anima gentile,dal suo carattere.
Mi mancavano da morire le sue labbra e poterla stringere a me.
Con lei fra le mie braccia non era più importante nemmeno il sesso. Era così,mi veniva naturale pensare solo all'amore che potevamo trasmetterci l'uno all'altra. Eravamo fatti per stare insieme e io ero perdutamente,irrimediabilmente innamorato di lei.
Ma lei mi aveva lasciato.
Erano circa sei giorni che piangevo se si escludevano le ore che passavo a scuola,perché poi il resto del tempo lo passavo chiuso in camera mia.
Ero diventato una cazzo di femminuccia ma non mi interessava,perché avevo bisogno di sfogarmi. L'avevo persa - per colpa mia,naturalmente - e l'unica cosa che riuscivo a fare era versare lacrime e autocommiserarmi.
L'avevo lasciata andare,scivolare via da me senza nemmeno reagire,però così non potevo continuare.
Fede e Sara avevano provato a parlarmi,mi avevano detto che anche Matilde stava come me - malissimo - ma questo non mi aveva aiutato per niente,perché voleva dire che oltre a me c'era un'altra persona che stava male - la persona più importante per me,più importante della mia vita - ed era solo colpa mia.
Fede mi aveva detto di reagire ma fino ad allora non avevo fatto niente.
Adesso però era arrivato il momento di buttarmi di sotto al letto e andare da Matilde a chiederle perdono. Se fosse stato necessario l'avrei anche implorata mettendomi in ginocchio.
Doveva sapere che avevo capito di aver sbagliato.

MATILDE

Erano stati alcuni dei giorni peggiori della mia vita.
Non riuscivo a sopporta più la sua assenza e quasi mi pentivo di aver fatto quello che avevo fatto.
Ma c'era un motivo per cui l'avevo lasciato.
Non potevamo far crescere un rapporto basato sulla gelosia malata.
E sopratutto lui non si era fidato di me.
Mi piaceva quando faceva il geloso perché significava che ci teneva ma non poteva reagire in quel modo ogni volta.
Avevo bisogno che capisse cosa aveva sbagliato.
Forse poi saremmo tornati insieme,o almeno io lo speravo tanto.
Più che altro speravo che non tornasse alle abitudini di prima perché proprio non l'avrei sopportato.
Non avrei sopportato vederlo tornare in classe dal bagno,dopo una delle sue sveltine con quelle te pietre da due soldi.
Già erano stati abbastanza orribili questi giorni in cui tutte avevano saputo che non stavamo più insieme e tutte le ragazze ne avevano approfittato per andare a parlare con lui. Per adesso lui sembrava disinteressato.

Erano le cinque e mezzo del pomeriggio e mentre stavo andando a sedermi sul divano dopo un intenso pomeriggio di studio sentii il campanello suonare. Andai ad aprire e mi trovai davanti un Riccardo dalla faccia stanca. Con le occhiaie e la barba di qualche giorno. Non sembrava nemmeno lui.
Aveva perso la solita luminosità del solito,i suoi occhi erano spenti e arrossati.
Riccardo aveva pianto? Per me?
Sembrava addirittura dimagrito.
Oddio,era tutta colpa mia.
Lui mi guardava con risentimento e amore.
Mi decisi a parlare
"C-c-come stai?"
"Mi manchi,Mati. Mi manchi da morire e"
"Non cominciate,per favore" feci la dura.
"Non cominciare te,fammi finire di parlare. Sono qui per dirti che mi manchi,ma non solo. Sono qui per dirti che ho capito di aver sbagliato e che vorrei una seconda possibilità perché ti amo e non posso stare lontano da te. Cazzo,Matilde,fra poco è una settimana che piango. Non faccio altro che piangere. Ho anche smesso di mangiare. E tu sai quanto io adori mangiare. Ho smesso di andare in moto e sai bene quanto io ci tenga a alla mia Ducati. Per favore,perdonami. Io lo so che non dovevo reagire in quel modo e dovevo fidarmi di te. Ma credimi io mi fido,solo che ho paura di perderti,sempre. Perché io so di non essere abbastanza,so che non ti merito,ma ho bisogno di te. Ti voglio tutta mia. Voglio che tu stia con me"
Una lacrima mi solcò il viso "no. Non piangere,per favore"
"Tu sei tutto quello che voglio Riccardo. Tu sei abbastanza,lo sei sempre stato"
E lo baciai.

RICCARDO

Mi stava baciando. Matilde mi stava baciando. Forse voleva dire...
"Lo devo prendere come un si? Mi perdoni?" chiesi speranzoso,con un filo di paura nella voce.
"Si ti perdono Ric perché ti amo,ti amo davvero tanto. Ma tu promettimi che la prossima volta non reagirai così impulsivamente. Mentre venivo da Edoardo,avevo veramente paura che succedesse qualcosa di brutto. Avevo paura che reagissi come quel giorno in montagna"
"Si,lo capisco. Come sta Edoardo?"
"Sta bene,non ti preoccupare. Il livido se ne sta andando e non ce l'ha con te. Ha detto che ti capisce,che anche lui avrebbe reagito allo stesso modo"
"Non sono giustificabile comunque. Adesso l'ho capito. Ti amo Matilde e lo farò sempre"
Sorrise e mi abbracciò.
Poi mi fece entrare in casa.

Erano passate quasi due ore,durante le quali io e lei eravamo stati sdraiati sul letto. Lei si trovava fra le mie braccia e io ero l'uomo più felice del mondo. Le accarezzavo la schiena e giocavo con i suoi capelli mentre lei mi baciava il petto,il collo,il viso e le labbra. Ci sussurravamo parole dolci.
Avevamo parlavo poco,quasi per niente,ma non era necessario fra noi,ci capivamo e chiarivamo anche solo con uno sguardo.
Erano le sette e mezzo e sapevo che da lì a poco sarebbero tornati i suoi genitori,così di malavoglia ma sempre delicatamente mi misi a sedere sul materasso.
"Che fai?" Chiese lei
"Vado a casa. Immagino che fra poco tornino i tuoi"
"Si è vero. Ma ho deciso. Mi sento abbastanza pronta e sicura da poterteli presentare"
Oddio. E se non gli fossi piaciuto?
Proprio in quel momento sentimmo la porta chiudersi e lei si alzò. Io la seguii e andammo da loro.
"Ciao tesoro" disse suo padre con un sorriso. Quando si accorsero della mia presenza sua madre mi sorrise,peccato solo che l'espressione di suo padre cambiò.
"E lui sarebbe?" Chiese.
Lo sapevo. Già non gli piacevo. Già non mi voleva come ragazzo per sua figlia. Per la sua adorata bambina,che oramai era diventata una donna,ma per lui sarebbe stato sempre così.

Dimmi che vuoi stare con me. (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora