Capitolo 41

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RICCARDO

La tenevo stretta a me,intrappolata fra le mie braccia e la baciavo.
La baciai a lungo.
La baciai con tutte le forze che avevo.
Mi ero dimenticato quanto mi era indispensabile a respirare stare vicino a lei e sentire che anche lei aveva bisogno di me.
Il nostro era un bisogno disperato.

Stare con lei mi aiutava ad affrontare la situazione che stavo passando. Ero consapevole delle condizioni di mia madre,del fatto che stesse male,sempre di più. Le condizioni stavano peggiorando molto velocemente e non le restava molto da vivere probabilmente.
Stavo male per quello,molto male. Insomma chi non sarebbe stato male per sua madre? Era una cosa normale,e per colpa della mia stupidità non ne avevo parlato con Matilde e lei non aveva nemmeno avuto la possibilità di starmi vicina.
A quello aggiungevo la sofferenza perché lei mi aveva lasciato.
Stavo da cani.
Avevo bisogno di lei in quel momento più che mai,inoltre poteva capirmi in un certo senso,per quello dovevo averla con me.
Solo,speravo di poter ricambiare ed aiutarla anche io,perché anche il momento che stava passando lei non era bello,bello per niente.
La vita non ci stava aiutando molto,era come una specie di prova. Per vedere se ce l'avremmo fatta a superarla e sopravvivere senza aiuto.
E noi insieme ce l'avremmo fatta.

MATILDE

Mi teneva talmente stretta a se che quasi non riuscivo più a respirare.
In quel bacio sentivo tutto il suo amore.
Non potevo pensare che Riccardo avesse dovuto affrontare tante cose brutte nelle vita e che era sempre stato da solo ad affrontarle.
Speravo almeno che ne avesse parlato con Federico e che almeno lui lo avesse aiutato,gli fosse stato vicino.
Anche se non lo aveva ammesso sapevo che stava male non solo per la madre - perché Dio un anno e mezzo di coma era veramente troppo da sopportare da solo - ma anche per il padre. Si era uno stronzo,una persona che in un certo senso non si meritava nemmeno di vivere ma era pur sempre suo padre e sapevo che molto infondo gli voleva bene.
Quando lo avevo lasciato non potevo immaginare che la cosa di cui non mi voleva parlare fosse questa.
All'inizio avevo pensato che mi stesse tradendo ma subito dopo avevo capito che non era per quello. Non sarebbe stato così male se si fosse trattato di un tradimento.
Comunque,non ero tornata ugualmente da lui dato che mi sentivo ferita.
Come poteva amarmi così tanto e allo stesso tempo nascondermi un segreto così grosso? Era diventato un peso tra noi due.
Adesso che sapevo la verità,sapevo il motivo per il quale lui non aveva voluto raccontarmi niente,in un certo senso lo capivo.
Aveva avuto paura di perdermi,e per questo lo amavo ancora di più.
Molto di più.

"Ehi Riccardo?!" Dissi con una risatina sommessa
"Mmm?" Rispose lui. Aveva perso il dono della parola?
"Mi stai soffocando"
"Scusami. È che ho bisogno di tenerti vicina a me perché ancora non ci credo che sono qui e te sei fra le mie braccia. Che io e te stiamo insieme. Perché stiamo insieme vero?" Si era subito agitato.
Io non risposi,non sapevo bene perché.
"Sei di nuovo la mia ragazza vero? Ti prego non fare scherzi" era entrato nel panico.
Non credevo di avere questo potere su di lui.
"Certo che sono di nuovo la tua ragazza,scemo. Di chi altro sennò?"
Tirò un sospiro di sollievo.
"Non si sa mai,avevo bisogno di esserne sicuro"
"Bene,adesso lo sai. Però di prego,adesso lascia che riprenda aria" chiedi supplicante e facendo il labbruccio.
"Va bene,va bene" rispose ridendo.
Quanto mi era mancata quella risata.

Erano passate due ore e mezzo da quando Riccardo era arrivato e avevamo fatto pace.
Eravamo seduti su una delle sedie in sala d'aspetto.
O meglio,lui c'era seduto sopra,io ero seduta sopra le sue gambe,appoggiata a lui e con le sue braccia attorno alla vita.
Gli avevo chiesto in continuazione se gli pesassi o gli dessi fastidio e lui tutte le volte aveva risposto di no e che se avesse potuto mi avrebbe tenuto così anche per sempre.
Alla fine mi ero arresa.
Avevamo parlato del più e del meno,del fatto che fino ad allora eravamo stati due stupidi,poi mi aveva chiesto come mi sentivo io e delle condizioni di mio padre. Io gli avevo risposto che i medici dicevano che la situazione stava migliorando ma per me finché non si fosse svegliato non sarebbe cambiato niente. Finché lo avessi visto li disteso con gli occhi chiusi non potevo far altro che guadarlo con occhi tristi e sperare che si risvegliasse. Non riuscivo nemmeno a fare finta che dormisse.
Gli avevo chiesto se aveva bisogno lui,di parlarmi di qualcosa. Mi sentivo egoista. Ma lui mi aveva semplicemente risposto che per sentirsi meglio a lui bastava stringermi fra le sue braccia e sapere che io ero lì con lui. Per qualsiasi cosa.
Alla fine avevamo deciso semplicemente di stare in silenzio.

"Mati?"
"Dimmi"
"So che non è proprio il momento in cui tu vuoi divertirti mentre tuo padre è qui,ma io ci sono già passato e so che ti farà bene. Inoltre non serve a niente stare qui dalla mattina alla sera e non andare nemmeno a dormire,quindi perché non chiami tua mamma e le dici che domani vieni con me e che ti porto in un bel posto?"
"Okay. E sentiamo,dove mi porteresti?"
"È una sorpresa"
"Ti prego,dimmelo" feci di nuovo io labbruccio.
Sapevo che lo faceva impazzire.
"Ehi,sei sleale,così non vale"
"Perché?" Chiesi con aria innocente
"Sai benissimo che non riesco a resisterti quando fai così" BINGO! "Comunque andiamo in spiaggia e facciamo una passeggiata. Che ne dici?"
"Che è una splendida idea. Ho proprio bisogno di prendere un po' di aria fresca" risposi.
Mi girai verso di lui e stampai un bacio sulle sue labbra.

Dimmi che vuoi stare con me. (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora