Capitolo 27

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Questo capitolo lo dedico a Leda,molto probabilmente solo lei o qualche altra amica che legge la mia storia capiranno,ma questo non è importante.
Volevo ringraziarvi tutti,dato che siamo arrivati a quasi 21k di visualizzazioni. Sono felice,molto felice che leggiate la mia storia e spero vivamente che vi piaccia.
Come mi è stato detto da una ragazza,questa storia è troppo dolce e dovrebbero esserci più intrighi. Se vi ho annoiato con tutta questa dolcezza,mi dispiace,solo che non riesco a farne a meno. Sono fatta così,è la mia io. Le mie amiche direbbero che sono una "stronza" che sa rispondere a modo quando deve però sanno anche che sono dolce dentro (spero) ahahah.
Comunque conosco un ragazzo che è stupendamente dolce con me,lo è sempre stato fin da quando ci conosciamo,nonostante molte volte provi a fare lo stronzo però non ci riesce. E insomma,io non posso fare altro che scrivere di un Riccardo che fa il duro ma in realtà è dolcissimo,esattamente come lui.

Erano passati alcuni giorni da quando io e lui avevamo fatto pace e tutto sembrava andare per il meglio. Riccardo mi aveva chiesto di accompagnarlo da Edoardo per chiedergli scusa riguardo al suo comportamento di qualche giorno prima e io avevo deciso di accompagnarlo. Sapevo che doveva farlo da solo,era lui a doversi scusa con Edo e io non c'entravo niente,ma non ero nemmeno così stronza da lasciarlo solo dopo che lui me lo aveva chiesto.
Infondo anche se io non avevo fatto nulla,ero comunque la causa del litigio.
Edoardo lo aveva perdonato e diciamo anche che erano diventati amici.
Glielo avevo detto io che quello che sentiva per me non era amore. Nutriva nei miei confronti un profondo affetto che andava semplicemente al di là dell'amicizia,un affetto fraterno.
Ad un certo punto mi sentii scuotere dalla mia amica
"Mati,Mati sbrigati"
Mi ero di nuovo incantata a pensare e stavo perdendo tempo.
Eravamo negli spogliatoi di scuola perché quel giorno ci aspettavano ben due ore di educazione fisica.
Che bellezza!
Proprio,non aspettavo altro.
Comunque mi infilai veloce la maglietta,visto che ero rimasta in leggins e reggiseno e poi uscii fuori.

Il professore ci stava dicendo che quel giorno avremmo dovuto fare alcuni test perché ci mancavano dei voti per la pagella. I ragazzi avrebbero dovuto arrampicarsi sulla corda,più in alto che potevano,mentre noi ragazze avremmo fatto la verticale e la capriola agli anelli.
Ce lo aveva appena detto e io mi sentii morire. Non ce l'avrei potuta fare.
Riccardo si avvicinò a me
"Credo che mi divertirò molto oggi"
"Perché? Non è poi una gran cosa arrampicarsi su una corda. Però dimenticavo,quando si tratta di far vedere il tuo bel fisico e quanto sei atletico sei sempre in prima fila" gli dissi ridendo
"Oh no. Non per quello. Vedere il tuo bel culetto all'aria e tu che fai quei movimenti sarà molto divertente" sussurrò con voce roca e piena di passione. Anche se,credetti di sentirci un filo di divertimento.
I suoi occhi ardevano di passione,erano diventati neri.
Riccardo mi voleva e io sapevo che avrebbe ci provato molto presto.
E la cosa che più mi sorprendeva era che io ero pronta,lo desideravo ardentemente.
Per la prima volta da quando mi diceva quelle cose io non ero arrossita,ma semplicemente il mio corpo si era "svegliato".
Lo immaginavo nudo,sopra di me. Immaginavo di averlo dentro di me e non lasciarlo andare mai più.
Una cosa era certa,io volevo lui tanto quanto lui voleva me.
E lo volevo al più presto.
Le mie fantasie erotiche furono interrotte dal professore che mi chiamava insistentemente. Di sicuro mi aveva già chiamato diverse volte e io lo avevo ignorato perché non lo avevo sentito,troppo impegnata a pensare ad altro.
"Ferrari tocca a te,vieni e alzi quel benedetto sedere o restiamo a guardarci negli occhi tutta la mattina? Magari ci riuniamo anche tutti in cerchio!"
"Arrivi prof"
È così feci quella benedetta verticale,e poi la ruota,nel modo più sensuale e provocante possibile.
Non ero una santa.
Avevo visto l'erezione di Riccardo crescere sotto i suoi pantaloncini di stoffa e dentro di me avevo esultato.
"Missione compiuta"
E poi,detto fra noi,non era stato nemmeno tanto terribile fare quell'esercizio.
"Molto provocante" disse Riccardo passandomi accanto "questa è la mia ragazza. Ah,a proposito,non sai quanta voglia ho di entrare dentro di te,di farti godere sapendo che sono io a provocarti tutto quello e di guardarti venire mentre i tuoi occhi sono fissi nei miei e non guardano da nessun altra parte"
Io risposi molto semplicemente,ma lo vidi trasalire
"Ti desidero anche io. Più di quanto tu pensi"
Poi si allontanò perché lo aspettava quello stupido esercizio.

Qualche giorno dopo stavo aspettando Riccardo per andare a casa sua.
Avremmo dovuto studiare per chimica,ma in quel momento quella materia era il mio ultimo pensiero,e anche il suo ultimo probabilmente.
Appena Ric arrivò salimmo in sella alla moto e partimmo.

Appena arrivammo a casa di Ric era tutto molto silenzioso.
Noi due erano silenziosi.
Riccardo era sempre solo a casa,e non mi sapeva spiegare come fosse possibile.
Insomma,già diverse volte mi ero ritrovata a casa sua e i suoi genitori non c'erano mai.
Va bene che i genitori lavoravano fino a tardi ma era capitato che io rimanessi anche fino alle nove di sera e nessuno era tornato a casa. Mai.
In quel momento mi accorsi di non sapere granché della vita del mio ragazzo.
Praticamente non sapevo niente.
"Perché i tuoi non ci sono mai?"
Lui divenne serio
"Preferirei non parlarne" disse secco
"Si,ma,sono venuta molte volte e mai nemmeno l'ombra. Non ho idea di che faccia abbia tua mamma. Se tu abbia preso la tua bellezza da lei oppure se tu sia più simile a tuo padre. Poi,che lavoro fanno? Ti lasciano solo la maggior parte del tempo?"
"Se ti ho detto che preferirei non parlarne ci sarà un motivo no?"
Era incazzato adesso.
"Okay scusa"
E quel pomeriggio studiammo - contrariamente ai piani che nelle mia mente avevo fatto per noi - ma non come una coppia affiatata sia sulla scuola che nella vita. Studiammo da soli,in silenzio. Lui sulla sua scrivania e io sul suo letto.
Poi a un certo punto parlò
"Per fortuna,sono tutti il contrario di mio padre"
E quella fu l'unica cosa che riuscii ad ottenere da lui.
Prima o poi avrei scoperto cosa lo tormentava.
Lui aveva bisogno di me.

Dopo essersi reso conto che io ero ancora offesa per il comportamento di prima e per la sua reazione nei miei confronti si busso li sul letto,proprio addosso a me.
"Scusami per prima,ho avuto una reazione eccessiva. Come al solito"
"Mh-mh"
"È solo che ho dei problemi con lui"
"Parlamene"
"No,non posso. Mi dispiace"
"Sono qui con te. Lo sai"
"Si lo so. Ti amo"
E io per tutta risposta gli soffiai un bacio sulle labbra.
"Rimani a cena e a dormire da me,stanotte?"
Sottolineò "dormire".
Finalmente sarebbe stato mio. Completamente mio.
"Certo che rimango"

Dimmi che vuoi stare con me. (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora