Capitolo 4

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16 Agosto.

"È mio quel letto!" urlo non appena io e Violet entriamo nella nostra camera da letto. Arrivare a Miami per le otto di sera, ci siamo diretti in albergo, che devi dire ha una bellissima vista sul mare.
"Scordatelo Anna!" urla Violet, peccato che io mi sono già spaparanzata sul letto comodissimo.
"Togliti da quel letto, sai che odio essere così lontana dalla finestra" esclama cercando di essere minacciosa mettendo le mani sui fianchi.
"Sei una rompiscatole" scuoto la testa e poi alzo gli occhi al cielo. Un sorriso si dipinge sul suo volto nell'esatto momento in cui mi alzo dal letto. Non ce la posso fare ad essere cattiva con la mia migliore amica.
"Ti adoro" con uno slancio inaspettato mi si butta addosso.
"Ti voglio bene anche io" ridacchio.
"So che non ne vuoi parlare ma...hai visto come si sono mangiati con gli occhi Mattew e la tipa della reception?" scherza. Il battito del mio cuore accelera per un millesimo di secondo ma faccio finta di nulla.
"Già, lasciali dove sono, no?" mi stacco dalla mia amica e inizio ad aprire la mia valigia verde acqua per svuotarla dai mille vestiti che ho portato.
"Tutto ok Anna?" so perfettamente che mi sta guardando con sguardo indagatore con un sopracciglio alzato.
"Benissimo! Ho voglio di andare al mare. Dicono che-" vengo fermata da un rumore proveniente dalla parete che congiunge la nostra camera con quella di...Donovand.
"Non ci posso credere" Violet cerca di trattenersi dal ridere ma non ce la fa e scoppia a ridere. Non siamo nemmeno arrivati da un giorno e già si diverte a darci fastidio?
"Questa me la paga!" sbraito uscendo fuori dalla camera per poi bussare come impossessa alla sua porta. La performance però va avanti e io rimango sempre più scioccata.
"Apri questa maledetta porta Don Giovanni dei miei stivali!" urlo. Per fortuna che sono tutti a mangiare a quest'ora.
"Cazzo" sento benissimo la sua imprecazione. Sento anche la ragazza che ride e poi sta zitta, ascoltando quello che le dice Mattew.
"Che cazzo vuoi?" apre di scatto la porta. La maglietta è inesistente, i jeans sono mezzi sbottonata, i capelli sono disordinati come se ci fosse passato un uragano sopra e ha le labbra rosse come una ciliegia.
"Prima di tutto calma i toni Don Giovanni, seconda cosa: cerca di non disturbare e fai più piano se proprio devi fare...quello che devi fare" dico facendo una smorfia pensando a lui e alla receptionist.
"Prima di tutto non dovresti interrompere del sanissimo sesso, seconda cosa: non rompermi le palle" un ghigno malefico appare sul suo viso così perfetto. Indietreggio di due passi per le sue parole così amare.
"Che c'è cara Anna, sei scioccata dal mio modo scurrile di parlare? Hai rotto con il tuo astio infondato nei miei confronti. Fatti la tua vita e non rompere a me" e dopo aver finito di parlare, mi sbatte la porta in faccia. Per secondi o addirittura minuti osservo la porta di legno, Ancor a in trance.
"Tutto bene Anna?" una voce maschile mi fa distogliere l'attenzione dalla porta di Donovand.
"Mhm...si certo" annuisco posando gli occhi su Michael, migliore amico di Annabelle nel film.
"Vieni a cenare? Il resto dello staff e degli attori sono già giú ad aspettarci" John mi sorride e io non posso far a meno di ricambiare. Il ragazzo davanti a me sembra che abbia attorno un'area felice e questa aurea viene trasmessa a me.
"Non sono nel pieno delle mie energie, magari vado a passeggiare lungo la costa" sussurro indietreggiando. Volto le spalle ,a sento che la presenza di John non si allontana.
"Magari mentre camminiamo ci viene fame e ritorniamo qui in hotel" la sua figura mi si affianca e un piccolo sorriso nasce sul mio viso.
"Sicuro di non voler stare qui?" mordicchio il labbro mentre usciamo dalla hall.
"Tranquilla, non vedevo l'ora di sentire l'odore di salsedine" inserisce le mani nelle tasche anteriori dei jeans e poi incomincia a parlare a raffica. Il ragazzo al mio fianco é un grande chiacchierone, il suo sorriso é l'arma vincente su quel viso olivastro e quegli occhi color smeraldo.
"Guarda c'é un camioncino degli hot dog! Ne vuoi uno?" interrompe il suo sproloquio riguardo al suo ultimo film.
"Si dai, dopo tutto il tuo racconto mi é venuta fame" ridacchio sfregandomi le braccia con le mani per via del vento freddo dell'oceano.
"Vuoi questa?" indica la sua felpa blu.
"No tranquillo" sussurro stringendomi nelle spalle. Senza ascoltare la mia risposta decide di togliersela di dosso e appoggiarla sulle mie spalle gelate.
"Io sto benissimo anche senza" esclama pretendomi. Gli sorrido e poi compriamo I nostri hot dog caldi.
"Ritorniamo verso l'hotel o vuoi andare più avanti? Sono già le..." guarda l'orario sul cellulare e poi mi dice che sono le dieci di sera.
"Mannaggia, meglio ritornare!" biascico con in bocca l'ottimo hot dog.
"Sei sporca a lato" ridacchia John mentre mi indica le labbra. Arrossisco leggermente e poi mi passo il tovagliolo giallo sulle labbra.
"Perfetto" annuisce osservando davanti a sé. Il cielo ormai é blu scuro con qualche stella que e là, l'odore di salsedine é nell'aria e il venticello sfiora I nostri corpi.
"Stai meglio rispetto a prima?" tentenna nel chiedere.
"Stavo bene anche prima" mi mordo il labbro e cerco di non ripensare alla ragazza che era nella camera di Mattew.
"Sei un'ottima attrice ma in fatto di sentimenti non riesci a mentire" mi ammonisce.
"Non è vero!" sventolo le mani in aria. John alza un sopracciglio e poi scoppia a ridere.
"Guardavi quella porta con una faccia veramente scioccata. E perdonami se mi sono fatto i fatti tuoi" in imbarazzo si scompiglia i capelli scuri.
"Tranquillo" sussurro alzando le spalle. Appena arriviamo in hotel noto che la hall è piena di persone, forse perchè le persone stanno uscendo dalla sala da pranzo. Vedo anche dei bambini che corrono fino all'entrata, felici di giocare.
"Beh, andiamo in stanza?" chiede John mentre cerca il suo telefono nelle tasche dei jeans.
"Si, anche perchè sono stanchissima dal viaggio" annuisco e poi ci dirigiamo all'ascensore, arrivando pochi minuti dopo sul piano delle nostre stanze.
"Allora buona serata" mi dondolo sui talloni mentre stringo le braccia attorno al busto.
"Buona notte Anna" mi sorride. Nell'aria alleggia imbarazzo ma proprio John lo fa sparire non appena mi abbraccia.
"Se ti serve compagnia, non esitare a bussare alla mia porta" mi fa l'occhiolino e poi si stacca.
"Grazie mille John" indietreggio. Quando lo vedo sparire dietro la porta, sorrido e mi dirigo nella mia stanza.
"E così hai la mania di rubare felpe a destra e a manca?" la voce bassa del mio vicino di stanza mi fa sobbalzare. Sposto lo sguardo su Mattew, il quale mi trafigge dalla testa ai piedi.

L'inizio della fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora