Capitolo 5

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16 Agosto.

"Non sono fatti tuoi" esclamo con tono freddo, cercando di non dar a vedere il mio fastidio.
"Già...giusto" sussurra appoggiandosi allo stipite della porta, bloccandomi il passaggio.
"Puoi, per favore, toglierti dalla mia porta?" sbuffo sventolandogli le chiavi davanti alla faccia. Alza le spalle e poi osserva il soffitto.
"Spero tu ti sia divertita con John, c'era una certa chimica tra voi due quando vi siete avvicinati" ghigna. Spalanco gli occhi e scuoto la testa.
"Fatti gli affari tuoi Donovand" sibilo andandogli incontro. Gli faccio segno di togliersi di mezzo e stranamente mi ascolta.
"Sei sparita per ore e proprio quando ti vedo ritornare, noto che sei in compagnia" l'alito caldo di Mattew arriva al mio collo scoperto dalla felpa di John. Il suo profumo invade le mie narici e per questo chiudo gli occhi per pochi secondi. Rinsavisco e giro la chiave.
"Te lo ripeto Donovand, fatti gli affari tuoi" detto questo gli sbatto la porta in faccia. Appoggio la testa alla porta e respiro affannosamente. Maledizione a lui!
"Anna, ti sembra questo l'orario di ritornare? Mi hai lasciato un misero messaggio dove mi dicevi che eri in giro per Miami, ti sembra un modo per tranquillizzarmi? Incosc-" interrompo la parlantina di Violet incominciando a parlare.
"Ero con John, abbiamo passeggiato e nulla di più. Non ero da sola" le sorrido. Tira un sospiro di sollievo e poi si butta a sedere sul letto.
"La prossima volta scrivimi che sei con qualcuno, mi raccomando!" mi punta il dito contro e poi mi sorride maliziosamente, oh no!
"Non ci provare Violet, no" scuoto la testa e cerco di rifugiarmi in bagno.
"C'è qualcosa tra te e John? Ho notato che durante le riprese ti guardava spesso" alza in modo ritmato le sopracciglia.
"Smettila scema, è di buona compagnia" confesso.
"Certo certo" mi prende in giro. Alzo gli occhi al cielo e poi mi butto sul letto, sfinita dalla giornata passata. Chiudo gli occhi e senza accorgermene cado nel sonno.

🎬

17 Agosto.

Mi muovo nel sonno interrotto da un continuo bussare. Sbuffo e mi alzo svogliata, vado alla finestra e per poco non rilascio un urlo che sbeflua tutto l'hotel.
"Che diamine ci fai qui?" sibilo chiedendomi dietro la porta che da sul piccolo balconcino.
"Nessuno deve sbattermi la porta in faccia" mi punta il dito contro. Si appoggia alla ringhiera e barcolla venendo verso di me. Ha tutti i capelli arruffati, le labbra rosse e gli occhi chiusi a due fessure.
"Come cavolo sei arrivato qui? Non avrai mica scavalcato, vero!?" spalanco gli occhi e mi affaccio per vedere quanto spazio c'è tra i due balconi.
"Sei per caso impazzito?" esclamo colpendolo sul bicipite. Sorride e poi si mette a ridere. Ok, vuole essere preso a schiaffi, è sicuro!
"Che cosa ridi Mattew, potevi farti male o peggio, potevi-" mi interrompe appoggiando un dito sulle mie labbra.
"Vederti ne valeva la pena" sussurra abbassando gli occhi sul suo dito. Trattengo il respiro e lo guardo, lo analizzo.
"O-ok...hai le chiavi della stanza, vero?" mi allontano da lui.
"Che devi fare in camera mia?" dice in modo malizioso. Sbuffo e lo tiro verso la mia camera, facendogli segno di stare in silenzio. Lo prendo per la mano per farmi seguire e quando finalmente siamo fuori rilascio un sospiro di sollievo. Grazie al cielo Violet ha il sonno pesante.
"Tira fuori le chiavi" gli porgo il mio palmo per fargli appoggiare l'oggetto in questione.
"La mia camera è a sua disposizione mia principessa" biascica dandomi le chiavi. Inserisco la chiave nella toppa e quando sto per entrare, Mattew mi si spiaccica letteralmente addosso.
"Hai un buonissimo odore di mandorle" inserisce il suo volto nei miei capelli e proprio quando inspira l'aria, mi fa venire mille brividi. Maledizione!
"A-allontanati" balbetto, immobile su due piedi.
"Che ne dici se usiamo il comodissimo letto per la primissima volta?" indica il letto ancora intatto. Una smorfia nasce sul mio viso ricordandomi della receptionist.
"Non voglio stare in questa stanza un secondo in più e soprattutto non usufruirò del letto in cui hai fatto...cose con altre" lo spingo verso il letto e senza troppa forza, cade sul materasso. Bene, ora che l'ho riportato in camera e non mi sento in colpa non avendolo lasciato da solo, ho finito il mio dovere.
"Anna" sussurra. Ora è steso con gli occhi chiusi e la maglietta gli è leggermente salita sui fianchi.
"Che vuoi ancora Donovand?" chiedo spazientita.
"Fammi compagnia finchè non mi addormento. Poi sei libera di andartene. Tanto vanno via tutti" una risata amare esce dalle sue labbra. Aggrotto la fronte ma decido di lasciare perdere anche se non ho capito la sua frase.
"Va bene Donovand, starò qui" annuisco sedendosi sul bordo del letto. Spero solo che questa parte non l'abbiamo usata per la loro serata di sesso sfrenato.
"Puoi pure stendersi Anna, le donne che mi porto a letto non hanno il privilegio di stare comode" ride da solo.
"Ok" bofonchio rannicchiandomi su me stessa, stendendomi.
"Sai che sei bella? I tuoi capelli ramati al sole sono belli, le tue labbra sono invitanti e i tuoi occhi mi fanno venire voglia di continuare a guardarti per ore e ore" sussurra. Mi mordo il labbro e non rispondo. Sarà l'alcol, sono sicura che sia l'alcol che gli fa dire queste cose. Dopo pochi minuti decido di chiudere gli occhi, giusto per poco tempo, giuro.

🎬

Muovo leggermente il naso e tento di spostarmi la ciocca di capelli che mi va a solleticare il naso. Un mugolio troppo vicino al mio collo e un profumo che sto incominciando a conoscere mi fanno spalancare gli occhi. Mattew ha la testa nell'incavo del mio collo, i nostri corpi sono quasi attaccati e le sue braccia mi stringono come se dovessi scappare da un momento all'altro. Beh, ora non sarebbe una bruttissima idea scappare!
"M-mattew" balbetto in imbarazzo. L'ultima cosa che ricordo o No io che decido di riposare per pochi secondi gli occhi, come ci siamo arrivati a questo!?
"Che diamine...la mia testa sta esplodendo" esclama staccandomi da me. Appena guarda davanti a sé e nota il mio corpo, alza lentamente gli occhi fino ad arrivare ai miei. Deglutisce rumorosamente e poi si alza dal letto.
"Che ci fai qui?" chiede grattandosi il capo.
"Non ti ricordi che è successo ieri" mi alzo anche io dal letto e cerco di sistemarmi la maglietta tutta sgualcita.
"Mhm no" nega con la testa.
"Sei comparso in camera mia ubriaco e ti ho dovuto portare qui. Poi mi hai chiesto di rimanere e per sbaglio mi sono addormentata" dico andando verso la porta per potermene finalmente uscire da questa camera che mi sta stretta.
"Fai finta che io non abbia detto nulla ieri, straparlo quando bevo troppo" esclama con voce bassa. Blocco la mia mano che stava per tirare giù la maniglia.
"C-certo, tanto hai detto le tue solite cavolate" mento. Se solo si ricordasse delle parole belle che mi ha detto si scaverebbe la fossa da solo.
"Bene" dice con voce dura.
"Ottimo" sibilo aprendo la porta, girandomi verso di lui.
"Fantastico, ora chiudi quella porta" sbuffa scontroso. Alzo un sopracciglio e ribatto velenosamente.
"Se la prossima volta non vuoi che disturbi il tuo risveglio puoi evitare di apparire in camera mia" Mattew avanza verso di me, stringe i polsi lungo i fianchi e mi fissa dritto negli occhi.
"Senti principessina, smettila di comportarti così con me" ringhia.
"Sempre meglio schiacciare che essere schiacciati da dei coglioni come te" esclamo esibendo un sorriso finto. Lo ammetto, sto tirando troppo la corda ma mi fa girare le scatole che un ragazzo che conosco da meno di un mese mi parli in questo modo, non lo permetto a nessuno e men che meno a lui.
"Che problemi hai con me? Eh?" domanda sbuffando. Assottiglia gli occhi e poi respira affannosamente.
"Sei tu il mio problema. Il tuo essere così odioso, stronzo e insensibile allo stesso tempo. È come se non bastasse mi ricordi tanto quel..." appena mi rendo conto di star rivelando troppo della mia vita personale, mi fermo.
"Continua pure la frase. Chi ti ricordo?" con la schiena batto contro la porta, chiudendola.
"Allontanati" sussurro deglutendo a stento. La sua vicinanza mi destabilizza.
"Parla Anna, diamine!" sbraita senza mezzi termini. Inaspettatamente il mio palmo destro si scontra con la sua guancia sinistra. Quando realizzo che gli ho appena tirato uno schiaffo e per la forza che ho usato gli ho addirittura fatto girare il volto, mi copro la bocca. Senza dire altro, esco dalla sua stanza e mi rifugio nel porto sicuro che non pensavo mai potesse esistere.

L'inizio della fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora