<<Allora Victoria, non abbiamo mai avuto opportunità di parlare e conoscerci meglio>> forse perché non mi è mai importato (?)<<Si, è vero>> di sicuro non gli racconterò i fatti miei. Lui è visibilmente infastidito dalla mia risposta.
<<Sei fidanzata?>> ma che cosa?
<<E lei è sposato?>> è più un avvertimento che una domanda.
<<Non hai risposto alla mia domanda>> l'aria si sta facendo sempre più gelida... forse, minacciosa.
<<Nemmeno lei>> tengo lo sguardo fisso sulla strada. La mia mano finisce sull'anello al mio dito, che scivola via dal mio anulare da quanto bagnate sono le mie mani.
<<Perché non ti vuoi aprire con me?>> beh, mi sembra ovvio. Cosa vuoi sapere dalla mia vita?
<<Perché non mi pare opportuno, lei è il mio professore>> lui rimane in silenzio per tutto il resto del viaggio senza proferire parola. Le sue sopracciglia sono aggrottate e la mascella contratta, segno che non ha gradito la mia risposta. Fatti suoi, poco mi importa. Mi preme solo rientrare il prima possibile a casa.
Appena arrivati all'università scendo dalla sua macchina e lo aspetto, ma solo per cortesia. Appena mi raggiunge mi fa cenno di seguirlo accompagnandomi con la mano dietro alla schiena. Al suo tocco sussulto, ma non per il piacere, per il disagio. Inarco la schiena e mi distacco dalla sua mano a contatto con la mia pelle. Lui mi guarda con uno sguardo che nemmeno riesco a decifrare, rabbia, sdegno, questo percepisco.
<<Mi sto stancando di questo tuo comportamento!>> lui si sta stancando?!
<<Si sta prendendo delle libertà che io non le ho concesso>> dico alzando la voce e allontanandomi di un metro. Lui rimane fermo con uno sguardo a dir poco spaventoso. Lo guardo un'ultima volta e mi volto entrando di corsa dentro al salone. Che comportamento da cafone. Corro per la sala piena zeppa di persone eleganti, mi scontro con varie signore e signori facendo cadere i tortini che tengono in mano, fino a sbattere contro un uomo e rovesciargli il calice di champagne sullo smoking.
<<Mi dispiace tanto, la prego di perdonarmi signore>> dico mortificata fissando l'enorme macchia gialla sulla camicia bianca. Non lo guardo in faccia troppo concentrata sul disastro nel pavimento.
<<Porca miseria!>> esclama il ragazzo girandosi verso di me <<Victoria!?>> non dirmi che... ti prego, no!
<<Signor Foster, sono desolata>> ma mi doveva proprio capitare il mio capo? Fra le centinaia di persone in questa dannata sala!
<<Che diavolo ci fai tu qui?>> domanda irritato posando il calice in un vassoio d'argento.
<<Ehm... è una lunga storia>> mi prende per il polso e mi trascina in un posto più appartato.
<<Perché. Sei. Qui.>> scandisce bene le parole lui. Gli racconto tutto -avevo altra scelta?- tralasciando i dettagli sul mio professore ovviamente.
<<Mi dispiace per la camicia>> dico risentita finito il mio racconto.
<<Scalerò i $2500 dollari dal tuo stipendio>> a quella cifra il mio mento tocca il pavimento.
<<Cosa? È una cifra esorbitante>> ma chi spenderebbe una tale cifra per una camicia che trovi tranquillamente anche da Zara? Forse un miliardario come lui? In effetti era una domanda stupida.
<<È Dior cara mia, fatta su misura per me>> con i miliardi che ha sai che differenza una camicia in più o una in meno.
<<La posso lavare>> provo io. Lui ride strafottente. Alzo gli occhi al cielo incrociando al petto le braccia.
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Mr Boss and I
RomanceLa brillante e giovane Victoria Young è una ragazza determinata e coraggiosa, indipendente e pronta a laurearsi in medicina alla University of Chicago. Troverà un lavoro part-time come babysitter per uno degli uomini più ricchi della East Coast. And...