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Margherita

La pioggia era battente, nonostante ciò, mi sentivo felice.

Di solito quando oltre la finestra c'era maltempo, ne approfittavo per rinchiudermi in casa. Ma quel giorno avevo voglia di uscire.

Mi sentivo felice. Sentivo l'elettricità fluire dalle mie terminazioni nervose, come scariche di adrenalina.

Non c'era scuola, per cui ne approfittai per coinvolgere Leyla.

Le suggerii un giro al centro commerciale, una pizza e magari un altro giro. E lei accettò.

Indossai una felpa nera con una scritta bianca, un jeans e delle comode scarpe da ginnastica. Pettinai i capelli, un filo di trucco ed uscii.

Leyla passò a prendermi, e ci incamminammo alla fermata del bus.

Scambiammo battute. Trascorremmo gran parte della giornata a ridere. Mi divertii. Vagammo per i negozi, ma non acquistammo molto. E infine ci fermammo a mangiare una pizza.

E a quel punto accadde ciò che mai mi sarei aspettata.

Ad un tavolo, non molto distante dal nostro, c'era la professoressa di matematica, la professoressa di arte e lui.

C'era Gian.

Era intento a scambiare parole e a sorridere.

"Cosa ci fa lui qui?" dissi ad alta voce.

E fu un errore. Leyla si voltò e vide l'allegra combriccola.

Sperai che non avesse notato la mia frase. Ci sperai. Intanto probabilmente stava riflettendo.

"Perché dici così?" disse qualche secondo dopo.

"Cos'ho detto?" mi finsi ignara.

"Hai detto: cosa ci fai lui qui" ribadì lei con aria maliziosa.

Ci conoscevamo sin da bambine, sapevo che le sarebbe bastato poco, davvero poco, per leggermi dentro.

"Cosa prendi?" provai a dirottare altrove il punto focale.

"Non cambiare discorso!"

A quel punto stavo iniziando a sudare, avvertivo il caldo graffiarmi la pelle. E le gote erano in fiamme.

"Ti piace il professore di difesa!" mi accusò.

"E' un istruttore!" la corressi, ma non provai a negare.

"Quindi ti piace?"

Cosa avrei dovuto rispondere?

Mi piaceva?

"Non sarebbe sbagliato!" aggiunse Leyla.

Probabilmente era quello il punto: non riuscivo ad ammetterlo ad alta voce perché mi sembrava sbagliato.

Ma non lo era?

"Forse!" ammisi, e per me era un gran passo aver pronunciato quelle parole.

Leyla tornò a fissare il tavolo.

"Smettila di guardare lì!" dissi e intanto sollevai il menù per coprirmi parte del viso.

I miei occhi non riuscivano a smettere di fissare quel tavolo.

E la mia mente non riusciva a smettere di chiedersi per quale ragione fosse a tavola con quelle due.

"Beh, come darti torto!"

Se solo avesse saputo che non era solo un piacere fisico quello che provavo. C'eravamo spinti oltre. Se solo avesse saputo tutto ciò che era accaduto. Probabilmente era un errore, ma il punto era proprio quello: c'eravamo spinti oltre o ero solo una visionaria?

Fuoco Nell'AcquaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora