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Margherita

Tutto aveva preso una piega assurda.

Dopo quel litigio, dopo quella confessione di mio fratello, dopo il dispiacere riguardo Marco, era arrivato lui: mio padre.

Dopo anni di vuoto, silenzio.

Dopo anni bui e vacui.

Andrea era scappato via.

Naz , la mia piccola sorellina si era dimostrata sin da subito vogliosa di intrattenere una relazione.

Mia madre era scappata in cucina e aveva messo su il tè, trascinando Naz con sé.

Gian aveva telefonato a qualcuno che era passato a prendere Marco. Probabilmente la polizia, o qualche agente sotto copertura che lo avrebbe condotto in centrale.

Lucas aveva tirato un pugno al muro ed era sparito in salotto. Ed io ero rimasta immobile. Immobile dinanzi a lui.

E Gian era acanto a me.

"Cosa ci fai qui?" ribadì, rivolgendosi alla madre.

Per giunta, come se non fosse abbastanza, c'era sua madre accanto a mio padre e non c'era alcuna apparente ragione.

"Sono venuta a trovare la sua famiglia!" ammise, fissando me per un secondo.

"Tu che ci fai qui?" chiese a suo figlio, con aria malinconica.

Non sembrava una brutta persona, anzi, sembrava dispiaciuta.

Probabilmente soffriva a causa della lontananza col suo unico figlio.

"Non mi hai detto nemmeno dov'eri questa volta!" aggiunse la madre.

Avevo ragione. Lei soffriva per questa lontananza.

"Non potevo...lo sai!" concluse Gian.

"Cosa ci fa tu qui, piuttosto?" chiesi, rivolgendomi a mio padre.

"Volevo solo vedervi...e presentarvi la donna della mia vita!"

Scoppiai a ridere.

Era esilarante.

Quella donna, la madre dell'uomo che amavo come non avevo mai amato nessuno, era la persona che aveva portato via mio padre da noi?

"Tu pensi di poter tornare qui, da un momento all'altro, e presentarci la ragione della tua partenza?" dissi con ira.

Gian si spazientì.

Lo conoscevo abbastanza bene da sapere che probabilmente si sentiva in colpa.

Ma lui era nuovo quanto me in quella vicenda, e soprattutto, non aveva colpe.

Ce ne stemmo immobili e in silenzio a riflettere, e d'un tratto Lucas sbucò dal salotto.

"Voi andate via!" disse ai due ospiti inattesi.

Poi si rivolse a me.

"Va bene, l'università ti ha accettato. Va via da questa città... ma dimentica Gian, dimentica quel farabutto di Marco, dimentica tutti...dimentica anche noi!"

Intanto dimenticai completamente la presenza di tutti e iniziai ad inveire.

"Non ti è chiaro che non decidi per me?"

"Margherita, non farmi perdere la pazienza ancora!" gridò Lucas.

"Credo che dovremmo calmarci tutti!" parlò con tono fermo Gian.

A quel punto mio padre fece un passo indietro e tirò la madre di Gian con sé.

Gian la raggiunse e l'abbracciò.

La madre gli cedette un biglietto.

"Noi alloggiamo qui!" gli disse.

Mio padre si rivolse a me.

"Togliamo il disturbo, se sarai pronta ...sai dove trovarmi!" alluse al biglietto tra le mani di Gian.

Lanciò un ultimo sguardo a Lucas e poi andò via.

Non esitai, afferrai la mia giacca ed uscii.

Gian mi seguì.

"Dove stai andando?"

"A fare due passi!" dissi.

Camminai, ma ero sconvolta, ero in preda alla rabbia e al dispiacere. Stavo tremando e forse ero sull'orlo di una crisi.

Ma Gian mi raggiunse e m abbracciò ed io capii quanto stessi bene con lui al mio fianco.

"Cosa devo fare?" gli chiesi.

"Devi solo prenderti del tempo!" mi disse.

"Come?"

"Andiamo io e te, soli, in una casa in montagna... un paio di giorni e poi sceglierai cosa fare!"

Era la giusta idea?

Forse lo era.

In fondo non avevo molte alternative e al momento non mi andava nemmeno di tornare a casa mia.

Mi sentivo confusa, stordita e tradita.

Accettai.

Fuoco Nell'AcquaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora