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"Non avevo mai pensato molto a come sarebbe stato partire. A come sarebbe stato facile varcare i confini e dimenticare ogni frammento del mio passato, del mio quartiere, della mia vecchia vita. A come sarebbe stato difficile lavare via i ricordi peggiori e tenere con me solo i migliori. Ma ora c'era lui nella mia vita, e per quanto mi sforzassi di tenermi lontano, ormai un'unica parola ronzava nella mia mente: impossibile".

Il mio nome è Margherita e questa è la mia storia.





Margherita

Fuori dalla finestra il cielo era splendente e le nuvole come sfumature bianche, somigliavano a sbuffi leggeri di zucchero a velo. Le luci dell'alba sembravano pronte ad illuminare ogni anfratto. Il panorama circostante era pronto ad accogliere un nuovo giorno. L'unica che non riusciva a trovare il coraggio di abbandonare il proprio guscio, ero io. La sveglia aveva già segnato per ben tre volte, ad intervalli regolari, l'inizio del nuovo giorno. E per ben tre volte avevo adagiato il dito sul piccolo pulsante per interromperla. Ma non c'era modo di interrompere il flusso di coscienza dentro me. Una voce leggera dal cantuccio del mio inconscio mi suggeriva di mettermi in piedi e fare la cosa giusta. Ma non riuscivo ancora a trovare il coraggio. Sospirai e richiusi gli occhi. Provai a crogiolarmi nell'illusione. Fingevo di non aver alcun dovere morale da portare a termine, e infine, dopo un'attenta riflessione sulle svariate ragioni per le quali avrei dovuto tirare fuori il coraggio e affrontare i miei problemi, presi coraggio e abbandonai il letto. Mi accomodai sulla mia comoda sedia. Lasciai che scivolasse sino a giungere al bordo della scrivania. Spalancai un cassetto e tirai fuori un foglio. Allungai una mano e afferrai una penna. Ero pronta. Era il momento di affrontare quel problema una volta e per tutte.

Abbozzai qualche rigo, scrissi qualche parola. Il mio desiderio era riuscire ad entrare in una delle più prestigiose università italiane e il primo traguardo da raggiungere era: scrivere un elaborato per l'ammissione. Avevo soltanto pochi giorni e poi il termine di consegna sarebbe scaduto, e non potevo rinunciare così facilmente alla mia unica -quanto valida- via di fuga.

Mi persi a riflettere, mi persi ad enumerare nel mio inconscio le ragioni per le quali avrei dovuto scrivere di getto quell'elaborato.

Scrissi per un paio d'ore, mentre il sole oltre la finestra aveva ormai trovato il suo apice.

Tirai un respiro di sollievo. Avevo scritto ben dieci righe. Ma non sentivo di essere sulla strada giusta. Cercai di imbustarla alla meglio. E la deposi nel cassetto.
Anche se avevo scritto poche parole, mi sentii sollevata. Riuscivo a leggere la parola fine tra i miei pensieri caotici. Se solo però avessi potuto prevedere cosa avrebbe innescato quel foglio di carta. Se solo avessi potuto prevedere che sarebbe finita tra le mani sbagliate, e che forse non avrebbe rappresentato una fine ma un vero e proprio inizio.

Ad ogni modo, mi preparai alla svelta ed uscii.

Come ogni mattina l'unico obiettivo della mia giornata concerneva la scuola. Era il mio ultimo anno di liceo. E, la scuola, era il mio lasciapassare per un futuro migliore. La cultura era il mio passaporto e, di certo, non avrei mai tralasciato quell'unico spiraglio di salvezza.

Quando arrivai a scuola la campanella aveva già richiamato in parte la folla di studenti che gremivano il giardino. Scrutai ogni anfratto e sperai di vedere da qualche parte il volto di mio fratello. Ma lui non c'era. Purtroppo, lui non attribuiva alla cultura la stessa importanza che le attribuivo io. Considerava la scuola come una prigione in grado di adulare i giovani, mostrando loro speranze e sogni che mai avrebbero trovato compimento.

Fuoco Nell'AcquaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora