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Margherita

Attesi. Ma non parlò.

Celava una bugia e non voleva parlarmene.

Non ero certa del perché, ma il fatto che non volesse parlarmene mi feriva.

E mi feriva l'idea che non si fidasse di me.

E mi feriva non sapere cosa mi ferisse di più, o perché mi ferisse.

Mi distaccai.

Si allontanò di scatto. Come se fosse affranto.

Chiusi un istante gli occhi e quando li riaprii, scrutai il suo viso e capii che non era tormento.
Sembrava piuttosto ambiguo. Anche io ero spaventata dall'improvviso turbinio di emozioni che mi stavano assillando.

"Non posso!" disse in modo diretto, senza troppe parole superflue.

Era nervoso.

Dunque, stava ammettendo di non potermi dire la verità?

"Quindi hai una bugia da confessare?" mossi arrendevoli insinuazioni.

Sembrò spazientirsi.

Provò ad allungare una mano per sfiorarmi il viso.

"Mi sembra tutto così strano!"

"Cosa?"

Non parlò. Tacque.

Il suo fascino inconsapevole riusciva a disarmarmi seriamente. Non avevo armi dinanzi a lui.

Ma c'era un paradosso da considerare: proprio lui mi stava insegnando a tirare fuori gli artigli, e dunque dovevo dimostrare a me stessa di poterne essere all'altezza.

"Devo andare" dissi, e mi divincolai dalla presa.

Riuscii a sfuggirgli e lanciai un'occhiata allo specchio alle nostre spalle.

Lui stava sorridendo fiero.

Prima di abbandonare quel bagno aggiunsi qualcosa.

"Ci vediamo questa sera alla palestra. Non c'è bisogno che passi a prendermi" conclusi.

Un ultimo sguardo allo specchio e lui stava ancora ridendo.


Gian

Sapevo che lei voleva starmi accanto almeno quanto lo volevo io. Lo sentivo.

Quei pochi sguardi erano bastati a convincermi.

Ma non riuscivo a lasciarmi andare e probabilmente non ci riusciva nemmeno lei.

Forse perché non conosceva la mia vera identità. Forse perché riusciva a scorgere le menzogne della mia vita. O forse perché rappresentavo per lei una figura simile ad un professore.

Dovevo dirle la verità. Provare ad andare contro ogni regola.

Era lecito che in fondo quelle sensazioni nuove spaventassero anche me.

Lei mi rendeva vulnerabile come non mai. Sentivo una dipendenza nuova. Pareva che tutto d'improvviso dipendesse da lei. E mi spaventava. Non era mai successo prima. Quell'attrazione mi faceva sentire confuso.

Ma l'avevo guardata negli occhi e avevo capito quanto ne valesse davvero la pena.

Quanto valesse la pena rischiare. Rischiare di cadere in frantumi se qualcosa fosse andato storto. Rischiare di soffrire qualora le nostre strade sarebbero divenute troppo distanti.

Rischiare. Volevo rischiare.

Ma tutta la tenacia che stavo investendo, mi abbandonò poco prima che il sole calasse.

Fuoco Nell'AcquaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora