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Margherita

Era buio. Riuscivo a scorgere un viso, o meglio, riuscivo a scorgere due occhi simili a due fessure. Avvertivo dei brividi, probabilmente a causa della paura o forse dell' adrenalina. Era troppo buio e le mie mani stavano frugando nelle tasche in cerca di un fiammifero. Volevo vedere, volevo capire e scoprire. Le due sottili fessure continuavano a scrutarmi, ed io continuavo a frugare in cerca di un fiammifero. La mia mano afferrò ciò che stavo cercando e poco prima che potessi accenderlo, mi svegliai.

Quando spalancai gli occhi, mi ritrovai immobile come una statua e probabilmente in preda ad uno stato confusionale. Mi ero addormentata accoccolata sul divano del mio salotto. Quell'incubo indecifrabile mi aveva stravolto. Lanciai uno sguardo all'orologio: segnava qualche minuto prima del tramonto. Era normale che fossi ancora sola. Lucas e mia madre erano ancora al lavoro. La piccola Naz, probabilmente, era a casa della sua migliore amica come ogni giorno. L'unico assente ingiustificato era mio fratello Andrea. 

Cercai di intrattenermi in cucina, preparai qualcosa per cena, anche se di tanto in tanto il panico mi pervadeva.

Quando sentii le chiavi graffiare la serratura, iniziai a temere il peggio. 

Mi sporsi oltre il muro per poter vedere. 

Era mio fratello maggiore, Lucas. Provai a distrarlo, lo invitai ad accomodarsi e incoraggiai una discussione riguardo la giornata lavorativa. Intanto, apparecchiai per tutta la famiglia e tirai la cena via dal frigo.

Scambiammo qualche battuta e quando Lucas si accorse dell'assenza di nostro fratello, lanciò un'occhiata alla finestra. Fui percorsa da un brivido lungo la schiena.

"Dov'è Andrea?" disse.

Con poca convinzione, provai a convincerlo. Gli dissi che sapevo dov'era Andrea. Stranamente credette alle mie parole senza porsi troppe domande. Probabilmente perché sapeva quanto fossi responsabile e quanto fosse importante per me il rispetto di ogni regola. Per cui non dubitò e non fece domande.

In realtà stavo mentendo. Non avevo idea di dove fosse Andrea. Ma stavo mentendo per una buona causa: non volevo che nessuno si allarmasse. Se fosse servito, sarei uscita io stessa a cercare Andrea. Anche in piena notte.

Sperai di non dover arrivare a tanto, ma così non fu. Il rintocco dei minuti continuò a correre in modo frenetico. Di tanto in tanto mi sembrava di confondere il rintocco con il tintinnio dei miei pensieri.

Dopo un paio d'ore fecero ritorno mia madre e Naz. Ma di Andrea nemmeno l'ombra.

Riuscii ad inventare una scusa valida anche per mia madre. Non le bastò un atto di fiducia, volle sapere ogni dettaglio. Le raccontai che Andrea era a casa di un mio vecchio allievo a cui avevo dato delle ripetizioni e che ora, in cambio di ciò che avevo fatto per lui in passato, aveva accettato di studiare gratuitamente con mio fratello.

"Gli ho chiesto di aiutare Andrea per il compito di domani e lui ha accettato" dissi d'un fiato. E sperai di sembrare convincente.

Dentro di me avvertivo un fremito d'ansia.

Inventai quella scusa e riuscii ad essere convincente, tutti credettero ancora una volta alle mie parole e per fortuna mia sorella prese a parlare e a raccontare della sua giornata. Un velo di allegria e spensieratezza avvolse la nostra casa e ne fui grata, anche se intanto ero ancora in preda al panico.

Oltre la finestra, il quartiere era immerso in una coltre buia, ed io stavo iniziando a temere il peggio. Temevo che Andrea si fosse cacciato ancora nei guai, o che peggio ancora, fosse scappato di casa. Attesi qualche ora e quando l'orologio segnò le dieci, decisi che era arrivato il momento di uscire a cercarlo.

Afferrai le mie chiavi e varcai la soglia, ma la voce di mio fratello catturò la mia attenzione.

"Dove stai andando?"

"Vado da Leyla ... in fondo alla strada!" minimizzai. 

"A che ora ti ha detto che sarebbe tornato, Andrea?"

"In realtà credo che dopo cena avrebbero ripreso a studiare...  domani hanno un compito in classe!" dissi con tono incerto e vacillante.

Il ritratto che stavo dipingendo di mio fratello era il ritratto a cui auspicavo, ma la realtà era ben diversa. La rissa che era avvenuta quella mattina ne era la prova. Ma non mi sarei arresa, avrei portato via la mia famiglia da quel quartiere al più presto. E avrei tirato Andrea fuori da qualsiasi impiccio si fosse incastrato.

"Ok, non fare tardi!" concluse Lucas, prima di sparire oltre l'angolo di casa.

Quando finalmente fui lontano da casa, tirai un respiro di sollievo, anche se riuscivo a sentirmi ancora agitata. Mi prudevano le mani. Volevo scoprire che fine avesse fatto mio fratello e riportarlo a casa entro mezzanotte.

Vagai per le strade del quartiere e mi imbucai in stretti viottoli alla ricerca di qualche gruppo di ragazzi. Ma non trovai nessuno.

Camminai a lungo e quando mi ritrovai in un viottolo buio e troppo lontano da casa mia, iniziai ad avvertire la paura nel mio inconscio. Provai a telefonare ad Andrea, ma non rispose a nessuno dei miei tentativi.

Ad un certo punto udii delle voci e mossi grandi passi per avvicinarmi. Mi videro, presero a sghignazzare.

Quando fui abbastanza vicina, vidi che nessuno dei loro volti corrispondeva a quello di Andrea e feci inversione per sgattaiolare via.

Lanciai qualche sguardo alle mie spalle e notai che uno di loro  era a qualche metro da me e sembrava seguire i miei passi.

Avevo paura, i brividi sulla mia schiena erano troppo forti e le mie gambe stavano cedendo.

Non riuscivo nemmeno più a guardare dietro me. Ero bloccata dalla paura. Il mio cuore martellava così forte nel petto, da assordarmi.

Riuscii a raggiungere la strada principale, ma a quel punto accade qualcosa. La mano dello sconosciuto ragazzo mi afferrò un polso.

Cosa dovevo fare?

Mi sentivo inerme!

Per la prima volta nella mia vita avevo fatto qualcosa di sconsiderato e sbagliato. Ed ora ero nei guai e nessuno avrebbe potuto aiutarmi.

Presi un respiro e provai a tirare via il polso da quella presa sconosciuta, ma era ben salda.

In quell'istante sentii degli pneumatici stridere contro l'asfalto.

Dall'auto sbucò il professore (o chiunque fosse) che avevo conosciuto quella mattina

Mi stava inseguendo?

Era impossibile!

Come faceva ad essere lì, al momento giusto?

Si avvicinò al ragazzo e con un colpo secco lo spinse  via da me. Poi lo minacciò verbalmente e il ragazzo parve convinto da quel temperamento sicuro e spavaldo, tanto da scappare via.

A quel punto lui si voltò verso me.

"Sta bene?"

"Si" mentii.

In realtà ero in preda al terrore e alla confusione emotiva.

"Salga in macchina, la riaccompagno a casa ... ma..." tacque per qualche secondo.

Intanto stavo ancora tremando.

"A patto che mi dica cosa ci faceva a quest'ora in quella strada!" concluse.

Mi limitai ad annuire e salii in quell'auto.

Mi stavo davvero fidando di un altro sconosciuto?






Tesorini miei ( Gian non la stava seguendo poi capirete tesorini)ci vediamo con il prossimo capitolo e la loro dolce passeggiata in auto, dove si racconteranno e poi a fine capitolo prossimo piccolo elemento importante di svolta....  tra poco vedremo anche il punto di vista di Can, Gian!!!! Pronteee per il momento dolce del prossimo capitolo? Soli e in auto??? vi adorooooo!!!!!!!!!!!!!!

Fuoco Nell'AcquaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora