-10-

1.3K 154 67
                                    

Gian

Non ero certo di poter connotare ciò che stavo vivendo come colpo di fulmine.

Era qualcosa di diverso.

Margherita era qualcosa di unico.

Era fragile: il suo viso aveva delle linee delicate, i suoi occhi erano dolci e le sue labbra avevano un colore a dir poco elegante. Quando sorrideva, ai lati della bocca, appariva una fossetta. Lei era tremendamente dolce.

Ma questa sua fragilità era solo una parte del suo essere.

Lei era forte: lottava, voleva cambiare le cose. Aveva dei grossi artigli e una bella tenacia.

Eravamo alla terza serie di flessioni e lei sembrava non mollare.

Le intimai di correre per ben tre volte. E lo fece.

Le intimai di eseguire altri esercizi specifici, che fui costretto a mostrarle io stesso. E lo fece.

Evitai di toccarla ancora. L'ultima volta che i nostri corpi si erano sfiorati avevo perso il controllo della mia lucidità emotiva. E non poteva accadere. Le indicai da lontano i dettagli da eseguire.

Le intimai di ripetere un'altra serie di flessioni. E lei lo fece.

Di solito era la prassi: lasciavo che i ragazzi eseguissero un indefinito numero di flessioni e di solito me ne restavo in un angolo a redarguire e ammonire. Ma in quel caso non era lo stesso.

Me ne restavo in un angolo come sempre, ma affascinato da lei. Dalla sua dolcezza graffiante. Dalla sua energica fragilità.

Era terribilmente affascinante. E magnificamente bella.

"Ok, ora basta!" dissi e lei a quel punto si lasciò cadere al suolo.

"La prossima volta" parlò con voce affannosa "Ricordami di mangiare qualcosa in più!" concluse.

Ed io scoppiai a ridere, ma senza darlo troppo a vedere.

"Hai fame?" dissi.

"Come se non vedessi cibo da due giorni!" ammise.

Ed io fui travolto da quella sincerità. La sua schiettezza era irresistibile.

"Vieni con me, ti porto in un posto dove vado sempre da quando sono in città!" dissi e la esortai, porgendole una mano.

Afferrò la mia mano e marcò una presa salda e quasi dolorosa.

"Vedo che hai ancora molta forza!" parlai con sarcasmo.

E questa volta fu lei a ridere.

Uscimmo dalla palestra, eseguendo la stessa procedura del nostro arrivo. Mi preoccupai persino di richiudere la porta arrugginita.

Camminammo lungo il perimetro che avevo studiato e dopo una manciata di minuti eravamo nella mia auto.

"Come fai?" disse e si voltò ad osservarmi.

Feci lo stesso, e notai sul suo volto un tenue color scarlatto.

Per qualche secondo rimasi in silenzio. Mi sentivo frastornato, come mai nella mia vita.

Ero sempre stato freddo, lucido e distaccato. Ma con lei era tutto improvvisamente nuovo e diverso per me.

"A fare cosa?" mi finsi ignaro.

"A conoscere ogni punto in cui c'è una videocamera di sorveglianza!" disse.

Tirai un respiro di sollievo. Per me, conoscere quel genere di cose, era normale. Ma dovevo rendermi conto che probabilmente non sarebbe apparso così normale agli occhi di molti.

Fuoco Nell'AcquaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora