Margherita
Le parole del professor Collana scorrevano agilmente tra le sue labbra, nonostante ciò, mi sembrava di essere rinchiusa in una bolla di vetro. Per un motivo o per un altro, negli ultimi giorni, i miei pensieri erano spesso aggrovigliati, guizzavano frenetici come molliche di pane raffermo in un frullatore. Potevo osservare tutti, ma non riuscivo a concentrarmi davvero. Avevo mille crucci che ronzavano rumorosamente. Primo fra tutti: mio fratello minore. Da quando mio padre ci aveva abbandonati per scappare con un'altra donna e una nuova famiglia, il modo in cui avevamo digerito la cosa aveva segnato indelebilmente le nostre vite.
Mia madre s'era rimboccata le maniche e aveva ripreso a lavorare quasi dieci ore al giorno. Lucas, il maggiore dei miei fratelli, aveva tentato di prendere il posto di mio padre in merito a tormenti, ramanzine e protezione, ma non gli riusciva molto bene. Poi c'ero io che avevo cercato una via di fuga da tutto ciò che mi ricordasse il passato, ma ancora non l'avevo trovata. Poi c'era Andrea, mio fratello minore, lui non aveva provato a fare nulla per cambiare la situazione, non si sforzava di far nulla. Se ne stava tutto il giorno per strada, dimenticando la scuola, facendo a pugni con gente a caso (proprio come aveva fatto quella mattina). E infine c'era Naz, la mia sorellina. Lei era l'unica senza ferite. Non aveva mai conosciuto nostro padre. Era scappato via mentre era ancora in grembo, per cui sembrava essere l'unica in grado di condurre una vita priva di ricordi taglienti.
Era da circa mezz'ora che continuavo ad osservare il muro senza trovare una soluzione. Stavo solo rivangando il mio passato e le nostre ferite, inabissandomi nelle mie preoccupazioni sempre di più. Così mi decisi a tirare fuori un foglio e provare a scrivere qualcosa per quel maledetto elaborato d'ammissione. Un altro dei miei crucci.
Guardai di sottecchi il professore, per assicurarmi che non notasse la differenza tra il prendere appunti e ciò che stavo realmente facendo. Ma fortunatamente avevo una buona media ed una buona condotta, ed era difficile che dubitassero delle mie buone intenzioni.
Provai ad immergermi nella scrittura di quel breve testo che probabilmente mi avrebbe condotta finalmente altrove.
Era sempre stato semplice per me. Sognare ad occhi aperti. Immaginare di riuscire a travalicare i confini del mio quartiere. Ma l'unico mezzo che avevo per viaggiare erano solo quei pochi fogli e la mia penna abbastanza malconcia. Ma mi piaceva. Riusciva a custodire qualcosa di misterioso.
Come se tutto ciò che avevo dentro potesse essere riversato in righe, in frasi brevi che narravano qualcosa, liberando la mia anima da ogni desiderio profondo.
Ma avevo bisogno di un tema adatto. Dovevo sconvolgere il comitato. Nulla di mediocre o scontato.
Probabilmente avrei dovuto scrivere qualcosa riguardo l'amore. Era uno dei miei temi preferiti. Ma non riuscivo a sentirmi padrona di un tale sentimento. Ne sapevo ben poco. Cosa potevo sapere io dell'amore, se mai nella mia vita avevo conosciuto quell'emozione?
Tutto ciò che sapevo lo avevo detratto dai film o forse dai libri, ma nulla che avessi vissuto davvero.
Ad ogni modo, non avevo argomentazioni valide, per cui scelsi di provare a scrivere nero su bianco altre idee che probabilmente ancora una volta non mi avrebbero convinta davvero. Qualcosa, che ancora una volta, avrei accartocciato e buttato via nel cestino di casa. Mi persi a riflettere. A quel punto, un pensiero nuovo si fece strada e non potei fare a meno di perdermi ancora nel vortice rimestante dei miei pensieri.
Il volto del professore sconosciuto s'era fatto strada nei miei aggrovigliati spiriti.
Chi era?
Cosa insegnava?
Quanti anni aveva?
Avevo troppe domande.
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Fuoco Nell'Acqua
أدب الهواةLei è una giovane studentessa. E' bellissima, intelligente, dolce; ma non conosce ancora a fondo le proprie doti. Lui è un giovane istruttore di difesa, bellissimo, attraente; ma nasconde un segreto. Cela la sua vera identità. Un identità molto aff...