Capitolo 48

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KELLY'S POV

"Ho bisogno di spiegazioni." dico avvicinandomi a mia madre.

"Cosa vuoi che ti dica? Io e Alek siamo innamorati da anni, tuo padre lo aveva capito, non aveva più senso vivere insieme, volevamo scappare ma ci mancavano i soldi.

Dopo poco una signora ha offerto ad Alek dei soldi per assicurasi di comprare quest'opera ad un asta dove c'era anche tuo padre, lui ha rifiutato perché aveva capito quanto potesse valere un tale quadro. Ci ha pensato lui ha rubarlo per rivenderlo a molti più soldi.

Solo che questa donna..." dice  indicando Elisabeth

"... aveva capito che sarebbe stato rubato, non doveva morire nessuno, ma lui si è messo in mezzo per un proiettile destinato a lei."

Mi spiega tutto con un'indifferenza che mi fa rabbrividire.

"E la malattia?" 

"Non sono mai stata malata, All'inizio ho finto per andare via da voi, ma poi ho trovato un alibi per non essere neanche sospettata nelle indagini, che comunque Alek avrebbe giudicato irrisolvibile." 

"Come hai... l'ospedale ha detto che eri morta, dove sei stata tutto questo tempo?"

"Sono scappata dall'ospedale appena sei venuta a parlarmi della lettera che hai trovato, è bastato questo, ero sicura che l'ospedale non potesse affrontare uno scandalo grande come una pazziante che scappa, ho lasciato una lettera dove suggerivo di annunciare la mia morte. Tutto qua."

"Ma come la metti con Iris ed io? Siamo le tue figlie, sembrava andare tutto bene quando stavamo insieme!"

"Oh ma non te l'ha detto tua sorella?!  Lei sapeva già tutto, ascoltava le vostre conversazioni e veniva a dirmi appena scoprivate qualcosa."

Mi giro verso mia sorella che ci sta guardando dall'altra parte del giardino, quando capisce che so tutto mi guarda con aria di scuse.

Le scuse non servono a niente.

Mi alzo dal Vialetto di ghiaia dove ero seduta a vado via, da sola.

Perché ormai non ho più una famiglia. 







Ho camminato per le strade di Londra, senza mai fermarmi per quasi un'ora, 

volevo solo andare in un posto, solo lì mi sarei potuta calmare.

Appena ci arrivo mi siedo sul terriccio umido per la pioggia, 

accarezzo la lapide con il nome di mio padre scritto sopra e diverse lacrime atterrano sul terreno.


E' stando pensare come sono sempre le persone buone, che credono nel bene delle persone a pagarla sempre.

"Mi dispiace papà. Non sono riuscita a tenermi il quadro, ma so che tu avresti fatto lo stesso per salvare una persona." dico tra le lacrime.

"Mi manchi tantissimo." sussurro sperando che mi senta.

Sento dei passi dietro di me, poi qualcuno mi appoggia sulle spalle una giacca per coprirmi.

Subito mi rilasso sentendo l'odore di Logan, l'odore che preferisco.

Non dice niente, si alza e va in quella che prima era la tomba della madre.

Prende i fiori e li posa sulla tomba di mio padre.

"Tuo padre è morto per difendere mia madre, e tu oggi hai fatto lo stesso... sono sicuro che sarebbe orgoglioso di te, per la ragazza forte che sei, buona e sempre positiva."

"Ma a che serve essere buoni se non hai niente in cambio Logan? i cattivi si godono la vita e la fanno franca senza alcun danno. Invece io non ho niente in cambio, cerco sempre di rendere tutti felici, mi spezzo in due per gli altri, e tutto quello che ricevo in cambio è rimanere senza una famiglia.

Non devo affezionarmi più a nessuno, se ti affezioni poi finisci sempre per soffrire, e io non voglio soffrire più." dico staccandomi da lui.

"Cosa vorresti dire? E' vero, se ti affezioni poi, a volte, rischi di farti male, ma se non lo fai non sarai mai felice, non vivrai mai la tua vita a pieno. 

Ti hanno rovinato tutto in passato, non lasciare che questo casino ti rovini anche il futuro."

Lo abbraccio forte per fargli capire che ormai lui è la mia ultima speranza. 

"Andiamo a casa, mia madre ti vuole conoscere."

 Ci alziamo e ci incamminiamo verso la sua macchina. 

Uniti più che mai.

Un amore in incognitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora