Sentì qualcosa che mi punzecchiava il viso. Non avevo ancora aperto gli occhi e per un momento avevo dimenticato gli avvenimenti della sera prima, quindi pensavo di essere a casa mia, speravo che Dylan si fosse ricordato e che avesse capito di quanto mi avesse fatto male, il mio cuore ci sperava sul serio. Poi due risatine monelle mi riportarono alla realtà.
Aprì gli occhi e vidi le mie nipotine davanti a me che tentavano di svegliarmi."Lasciate stare lo zio. Non vedete come gli piace dormire nelle case altrui facendo spaventare il suo povero fratello?" disse portandosi teatralmente una mano sul cuore
"Sei un cretino" dissi io alzandomi dal divano
"Parolaccia" urlarono le bambine indicandomi
"Fatemi capire bene.. Da che parte state? Dalla parte del papà o dello zio? Lo zio che vi ama così tanto e che sentiva così immensamente la vostra mancanza che è venuto qui solo per vedervi?" ora feci io il finto drammatico
"Lo zioo" dissero loro salendo sul divano e saltandomi addosso
"Pensavo che qualcuno volesse dei nuovi giocattoli e invece mi sono sbagliato. Mi avete spezzato il cuore"
"Nooo. Allora papà!!" dissero loro saltando giù dal divano e andando da Rob.
"Vendute" dissi io amareggiato.
"Smettetela di fare i bambini... E voi due." disse riferendosi alle figlie "Lavatevi le manine e venite a fare colazione" continuò Margareth passando dal soggiorno senza guardare nessuno di noi, infondendo un brivido di paura in tutti.
"Si signora" rispondemmo tutti in coro.
Eravamo seduti a tavola, Rob ogni tanto mi guardava preoccupato e Margareth lo riprendeva dicendogli di lasciarmi in pace.
"Dov'è lo zio Dylan?" chiese Mary ad un tratto.
Iniziai a spostare il cibo nel piatto con la forchetta senza avere la forza di rispondere.
A lavoro probabilmente. Non penso nemmeno che si sia reso conto della mia assenza. Avrei voluto rispondere così ma non potevo. Avevano solo 6 e 5 anni. Cosa avrebbero mai potuto capire di quella situazione. Nemmeno io riuscivo a capire...
"Lo zio Dylan è a lavoro e voi ora preparatevi ad andare a scuola. Oggi vi porta la mamma!! Non siete contente??"
Rispose Rob per me dopo svariati momenti di silenzio. Poi vidi Margareth che prendeva le bambine e le portava di sopra.
"Aiutami a sparecchiare"
Non disse altro per tutto il tempo. Nemmeno mentre lavavamo i piatti.. E in casa c'era la lavastoviglie.
"Non devi andare a lavoro?" quel silenzio era assordante e decisi di parlare di qualsiasi cosa pur di evitare quel momento.
"Si.. Ma dato che Margareth porta le bambine a scuola, ho ancora un pò di tempo"
"Mh."
"Che è successo ieri?"
"Niente. Non trovavo che chiavi di casa"
"Lo sai che non sei bravo a mentire?"
Ancora silenzio.
"Ti fermi anche stasera? Le bambine sarebbero felici di stare un po' con te. Non ti vedono mai"
"Penso che rimarrò qui fino a stasera, così sto un po' con loro e poi torno a casa"
"Se vuoi rimanere lo sai che non ci sono problemi"
"Lo so. Grazie" dissi facendo un respiro profondo e ricacciando indietro quel pianto che invece minacciava di uscire prepotentemente.
Non parlammo più di quella situazione. Loro sapevano che c'era qualcosa che non andava, ma avrebbero aspettato che fossi io a parlarne. Non mi avrebbero mai obbligato. Decisero solamente di starmi accanto in quel momento difficile.
Passai la giornata con loro. Feci dei biscotti con Margareth, giocai con le bambine e preparammo la cena.
Era giunto il momento di tornare a casa anche se avrei preferito rimanere lì ancora qualche giorno.
Non avevo voglia di vederlo. Non dopo la sera prima. Ma tanto non lo avrei visto comunque. Avrei trovato la casa vuota e probabilmente pensai che non si fosse nemmeno accorto della mia assenza.
Infatti fu così. Entrai e la casa era spenta e vuota. Provai una fitta al petto. Me lo aspettavo ma faceva comunque male. In quel momento, per essere sinceri, una minima parte di me sperava che invece lui fosse lì ad aspettarmi. Che si fosse spaventato non trovandomi a casa e non riuscendo a rintracciarmi per tutto il tempo.
Ci speravo e invece per l'ennesima volta sono rimasto deluso.
Entrai e poggiai le chiavi sul piattino all'ingresso. Ero stanco. Non accesi nemmeno le luci. Non volevo vedere niente e nessuno.
Andai in cucina e con ancora un briciolo di speranza di trovarlo, ma nulla. Mentre camminavo, mi soffermai vicino al calendario attaccato al muro. Passai le dita sul cuore che rinchiudeva la data del giorno precedente e mi scese una lacrima. Poi mi guardai intorno e non mi sembrò nemmeno più casa nostra. Sembrava un guscio vuoto. Un posto senza anima.
Sorrisi amaramente perché pensai che un pò somigliava a me quella casa.Mi sedetti sul divano e accesi il telefono che avevo tenuto spento dalla sera prima.
Trovai non so quante chiamate di Andrew, alcune di mia madre e una di Dylan insieme ad un suo messaggio della notte precedenteDove sei?
Diceva solo questo. Lo chiusi di nuovo e mi alzai. Mi spogliai e mi infilai sotto la doccia.
Dopo di che, misi il pigiama e mi coricai.Poco dopo sentì la porta di casa che si chiudeva e dei passi che si avvicinavano alla porta della stanza. Non avevo voglia di vederlo ne di parlargli, quindi mi volta, dando le spalle alla porta e al suo lato del letto, e feci finta di dormire.
Mi scese una lacrima in quel momento perché mi resi conto che stavo rinunciando anche io.
Poi lo sentì.. Fu quasi impercettibile ma lo sentì.. Un sospiro di sollievo e un grazie al cielo sussurrato a fior di labbra. A quel punto le lacrime presero a scendere incontrollate.
In quel momento la mia mente si svuotò e iniziò a viaggiare da sola. Pensieri su pensieri navigavano incontrollati, così come le mie lacrime.
Ma tutti i pensieri mi portavano ad un unica domanda alla quale non riuscivo a trovare risposta.. Perché?
Ogni cosa aveva perso un senso. Se mi ignorava costantemente e non se ne fregava nulla di me, allora perché era preoccupato? Perché quel sospiro di sollievo che mi ha fatto battere il cuore? Perché continua a darmi speranze se so già come andrà a finire?
Perché?Passai tutta la notte così, in lacrime a domandarmi se la nostra situazione un giorno avrebbe ripreso ad avere un senso, se un giorno saremmo tornati ad essere i Dylan e Charlie di un tempo.. Se un giorno Dylan avrebbe ricominciato ad amarmi, se un giorno, invece, tutto quello sarebbe finito, compresi noi.

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Let Go..
Novela JuvenilFar funzionare una relazione per tanti anni, non è semplice. Ma riuscire a capire quando questa relazione è arrivata alla sua fine, lo è ancora di meno. Sara davvero la fine per Dylan e Charlie?